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Credi anche tu che l’amore non debba nascere dal bisogno? ❤️ In una recente intervista per il podcast “On Purpose with Jay Shetty”, Emma Watson ha parlato con grande sincerità della sua decisione di abbandonare la recitazione e della nuova routine quotidiana lontano dai riflettori. Ma ha parlato anche di amore, ricordando un consiglio della madre: «Dovresti stare con qualcuno perché lo desideri, non perché ne hai bisogno». E ha poi concluso con un’affermazione che invita alla riflessione: «Amare qualcuno è molto più complesso delle proiezioni che facciamo. Ci vuole impegno, coraggio e capacità di conflitto costruttivo». #EmmaWatson #Amore #Relazioni
Crescere in un ambiente dove vige un clima di costante tensione non è solo emotivamente pesante: secondo una recente ricerca, può lasciare tracce nel cervello, influenzando la salute mentale anche a distanza di molti mesi. A rivelarlo è uno studio pubblicato su “Psychological Medicine”, che ha analizzato i dati di quasi 12.000 bambini statunitensi di 9-10 anni nell’ambito dell’ABCD Study. I ricercatori hanno osservato come vivere in contesti percepiti come ostili, tra le mura domestiche, tra i banchi di scuola o nelle vie del quartiere, possa alterare il funzionamento delle aree cerebrali che regolano il pensiero, l’attenzione e le emozioni. In particolare, la tensione sociale cronica sembra indebolire i collegamenti interni alle reti che gestiscono il controllo cognitivo e la concentrazione, rendendo più difficile mantenere l’equilibrio emotivo. Mentre, al contrario, le connessioni tra queste aree si rafforzano, creando interferenze e rendendo più complesso distinguere ciò che accade dentro di sé da ciò che accade fuori. Nel lungo periodo queste condizioni possono portare a problemi di ansia, depressione o difficoltà di attenzione, proprio in una fase (quella della preadolescenza) in cui il cervello è in pieno sviluppo. Questi risultati mettono quindi in luce quanto sia importante promuovere politiche e interventi in ambito familiare, scolastico e comunitario, per rafforzare nei più giovani la sensazione di sicurezza, stabilità e ascolto. 🔗 Per approfondire, leggi il nostro ultimo articolo: trovi il link in BIO. #Conflitti #Adolescenti #SaluteMentale
A volte i sogni non hanno logica. Tu riusciresti a raccontare i tuoi con le emoji?
Alcune persone tendono a spiegare nei minimi dettagli le proprie parole o azioni per timore di non essere comprese, credute o ascoltate. Questa abitudine rappresenta un meccanismo di difesa che si attiva in risposta allo stress e che potrebbe avere radici nell’infanzia, quando il bambino o la bambina trovava rifugio nell’eccessiva spiegazione per calmare situazioni potenzialmente conflittuali nell’ambiente familiare. Allo stesso modo, tale tendenza può derivare da una mancanza di fiducia in se stessi e nelle proprie capacità: sentendosi costantemente messi in discussione o sotto pressione dagli altri, le persone possono sentirsi costrette a giustificare ogni loro azione o pensiero in modo dettagliato. ⚠️ In questi casi, intraprendere un percorso di psicoterapia con un professionista della salute mentale potrebbe essere d’aiuto per affrontare e superare questa dinamica. Reel: @growingwithsas. #BambinoInteriore #Terapia #Psicologia #Benessere #SaluteMentale
A soli nove anni, Stephen Mondek è entrato nella storia come uno dei più giovani donatori di cellule staminali al mondo, offrendo al padre Nick qualcosa di inestimabile: una seconda possibilità di vita. Nel 2022, al padre era stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta (LMA), una forma aggressiva di cancro del sangue che nasce nel midollo osseo e progredisce rapidamente. Dopo un primo trapianto di cellule staminali ricevute dal fratello maggiore, Dave, che lo aveva portato in remissione, la malattia è però ricomparsa nell’aprile 2025. La ricerca di un nuovo donatore compatibile, tra parenti e registro nazionale, non aveva però dato esito positivo: «Era una prognosi difficile. Avevo bisogno di un donatore immediatamente, ma non c’era nessuno di disponibile», ha raccontato Nick. È stato allora che Stephen, un bambino dal carattere calmo ed estremamente generoso, ha deciso di offrirsi per il test di compatibilità. Dopo gli accertamenti necessari, è stato confermato che Stephen era compatibile e, con la supervisione e le precauzioni mediche adeguate, ha potuto donare le sue cellule staminali. Per Nick è iniziato un nuovo capitolo: dopo sei giorni di chemioterapia di preparazione ha ricevuto le cellule staminali del figlio, iniziando così la ricostruzione del suo sistema immunitario. A oggi, Stephen, che ha da poco compiuto dieci anni, è tornato alla sua quotidianità, mentre Nick, dopo sei settimane di ricovero, è tornato a casa e guarda al futuro con gratitudine. «Stephen è la prova che gli eroi nella vita esistono, e che con un solo atto di coraggio e audacia possono cambiarti completamente la vita», ha concluso. Foto: sito Web “ABC News”. #Leucemia #Salute #StorieBelle