La leishmaniosi è una malattia nota soprattutto nei cani, ma negli ultimi anni i veterinari hanno osservato casi anche nei gatti – sebbene in maniera molto meno frequente.
I gatti, infatti, possono essere portatori del parassita Leishmania infantum, responsabile della malattia, e manifestare sintomi più sfumati rispetto ai cani, rendendo la diagnosi più complessa.
Capire come si trasmette, come prevenirla e quali trattamenti esistono è fondamentale per proteggere la salute dei nostri amici a quattro zampe.
Cos’è la leishmaniosi felina
La leishmaniosi nel gatto è causata da un protozoo del genere Leishmania, trasmesso principalmente dalle punture di flebotomi, piccoli insetti simili a zanzare, attivi soprattutto in estate.
I gatti che vivono all’aperto o in aree con alta densità di flebotomi hanno un rischio maggiore.
Altri fattori di rischio includono:
- sistema immunitario compromesso, ad esempio gatti anziani o con malattie concomitanti Fiv o Felv;
- zone endemiche, come l’Italia meridionale, la Spagna e la Grecia.
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La trasmissione diretta tra gatti non è documentata, ma la presenza di flebotomi infetti nell’ambiente è determinante.
Nei gatti, la malattia può manifestarsi in modo asintomatico, ovvero senza segnali evidenti, o sintomatico – con lesioni cutanee, noduli sottocutanei, perdita di pelo o problematiche agli organi interni.
Questa sintomatologia, però, nei felini si mostra in maniera più subdola e localizzata, rendendo necessaria un’attenzione particolare da parte del veterinario; nei cani, invece, la condizione spesso provoca sintomi più evidenti come perdita di peso, pelo opaco e lesioni cutanee diffuse.
Sintomi della leishmaniosi nei gatti
Riconoscere la leishmaniosi felina può essere complesso, perché i sintomi sono spesso sfumati o intermittenti.
Tra i più comuni si segnalano:
- lesioni cutanee e noduli: piccoli rigonfiamenti sotto pelle, ulcerazioni o perdita di pelo localizzata, spesso sul muso, orecchie e zampe;
- perdita di peso: anche senza variazioni nell’alimentazione;
- febbre intermittente: meno frequente che nei cani, ma può comparire in alcuni gatti;
- debolezza o apatia: soprattutto nei casi più avanzati;
- problemi agli organi interni: rari, ma possibili complicanze renali o epatiche in caso di malattia cronica.
Come detto, molti gatti possono essere asintomatici per lungo tempo: per questo, nelle aree endemiche, è consigliato sottoporre anche i gatti apparentemente sani a controlli periodici.
Prevenzione: proteggere i gatti dalla leishmaniosi
La prevenzione è fondamentale, soprattutto nelle zone endemiche.
Ecco come fare:
- repellenti per flebotomi: collari o pipette specifiche approvate per gatti;
- limitare l’esposizione notturna: i flebotomi sono più attivi dal crepuscolo all’alba; tenere i gatti in casa durante queste ore riduce il rischio di punture;
- controlli veterinari regolari: screening periodici possono identificare infezioni precoci anche in assenza di sintomi;
- gestione ambientale: ridurre accumuli di foglie o zone umide in giardini e terrazzi dove i flebotomi possono proliferare.
Diagnosi della leishmaniosi felina
La diagnosi si basa su una combinazione di esami clinici, sierologici e molecolari:
- esame del sangue e test sierologici: rilevano la presenza di anticorpi contro Leishmania;
- PCR (reazione a catena della polimerasi): identifica il DNA del parassita, utile soprattutto nei gatti asintomatici o con carica parassitaria bassa;
- esame delle lesioni cutanee: tramite biopsia o aspirato per confermare la presenza del parassita.
Va ricordato che un risultato negativo non esclude completamente la malattia, perché alcuni gatti sviluppano una risposta immunitaria debole e possono avere una carica parassitaria molto bassa.
Leishmaniosi nei gatti: il trattamento
Il trattamento della leishmaniosi felina è complesso, perché i gatti rispondono in modo diverso rispetto ai cani e possono manifestare effetti collaterali ai farmaci più comuni.
I farmaci comunemente utilizzati possono essere:
- antimoniati pentavalenti (come il meglumina antimonato): usati raramente nei gatti, principalmente nei casi sintomatici gravi;
- allopurinolo: spesso il farmaco di scelta nei gatti perché meglio tollerato; aiuta a ridurre la carica parassitaria e a controllare i sintomi;
- miltefosina: in alcuni casi può essere impiegata, ma il dosaggio deve essere attentamente calibrato dal veterinario per evitare tossicità.
La terapia è sempre personalizzata: non esiste un trattamento universale e la decisione dipende dall’età del gatto, dalla gravità dei sintomi e dalla funzionalità renale ed epatica. Si sta ancora studiando questa malattia nei gatto, per affinare nel tempo la terapia e diagnosi ottimale.
I gatti in terapia richiedono controlli frequenti:
- esami del sangue periodici per valutare la funzionalità renale ed epatica;
- monitoraggio della carica parassitaria tramite test sierologici o PCR;
- osservazione dei sintomi clinici, per adattare la terapia se necessario.
La prognosi di leishmaniosi felina dipende da diversi fattori:
- stadio della malattia: i gatti asintomatici hanno generalmente un buon decorso se individuati precocemente;
- risposta al trattamento: alcuni gatti rispondono bene all’allopurinolo, altri necessitano di terapie più aggressive;
- condizioni generali di salute: gatti con malattie concomitanti o sistema immunitario compromesso hanno un rischio maggiore di complicanze.
In generale, con diagnosi precoce e gestione veterinaria adeguata, molti gatti riescono a vivere una vita relativamente normale, pur rimanendo portatori del parassita.
Per i proprietari, ecco alcuni consigli pratici:
- evitare il contatto con flebotomi nelle ore serali e notturne;
- utilizzare repellenti specifici per gatti approvati dai veterinari;
- non sottovalutare lesioni cutanee, noduli o perdita di pelo, anche se minimi;
- effettuare controlli periodici, soprattutto se si vive in zone endemiche;
- consultare sempre un veterinario prima di iniziare qualsiasi trattamento, anche con rimedi naturali.
Prevenzione avanzata
La prevenzione è la strategia più efficace per proteggere il gatto dalla leishmaniosi, soprattutto nelle zone endemiche.
Alcune misure, oltre a quelle già viste, includono:
- zanzariere a maglia fine sulle finestre, per ridurre l’ingresso dei flebotomi in casa;
- evitarne l’esposizione nelle ore più a rischio (dal tramonto all’alba);
- prodotti repellenti veterinari: è importante non usare prodotti destinati ai cani, perché molti sono tossici per i gatti (ad esempio, la permetrina). solo il veterinario può indicare formulazioni sicure;
- ambiente controllato: mantenere puliti giardini e cortili, eliminando zone umide e ripari dove i flebotomi potrebbero proliferare.
Domande frequenti (FAQ) sulla Leishmaniosi nei gatti
Esiste un vaccino per i gatti?
Attualmente non esiste un vaccino autorizzato contro la leishmaniosi felina. Esistono vaccini per i cani, ma non sono adatti ai gatti, quindi la prevenzione si basa esclusivamente su protezione ambientale e individuale.
La leishmaniosi del gatto è contagiosa per l’uomo?
No, i gatti non trasmettono direttamente la malattia all’uomo. Tuttavia, possono essere serbatoi: un flebotomo potrebbe pungere un gatto infetto e successivamente trasmettere il parassita a un essere umano o ad altri animali.
Posso convivere con un gatto con leishmaniosi?
Sì, senza rischi diretti per la salute umana. L’importante è ridurre l’esposizione ai vettori con repellenti, zanzariere e controlli regolari.
La malattia si può curare definitivamente?
No, nella maggior parte dei casi i gatti restano portatori cronici del parassita. Il trattamento serve a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. La prognosi è molto altalenante, dipende come già detto da più fattori in primis la salute individuale del gatto.
Tutti i gatti infettati sviluppano la malattia?
No. Molti gatti restano asintomatici, ma ciò non significa che non possano diventare fonte di infezione per i flebotomi.