Leishmaniosi nei gatti: segnali da non ignorare e come proteggere l’animale

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 15 Ottobre, 2025

Il primo piano di un gatto visto dall'alto

La leishmaniosi è una malattia nota soprattutto nei cani, ma negli ultimi anni i veterinari hanno osservato casi anche nei gatti – sebbene in maniera molto meno frequente.

I gatti, infatti, possono essere portatori del parassita Leishmania infantum, responsabile della malattia, e manifestare sintomi più sfumati rispetto ai cani, rendendo la diagnosi più complessa.

Capire come si trasmette, come prevenirla e quali trattamenti esistono è fondamentale per proteggere la salute dei nostri amici a quattro zampe.

Cos’è la leishmaniosi felina

La leishmaniosi nel gatto è causata da un protozoo del genere Leishmania, trasmesso principalmente dalle punture di flebotomi, piccoli insetti simili a zanzare, attivi soprattutto in estate.

I gatti che vivono all’aperto o in aree con alta densità di flebotomi hanno un rischio maggiore.

Altri fattori di rischio includono:

  • sistema immunitario compromesso, ad esempio gatti anziani o con malattie concomitanti Fiv o Felv;
  • zone endemiche, come l’Italia meridionale, la Spagna e la Grecia.

Potrebbe interessarti anche:


La trasmissione diretta tra gatti non è documentata, ma la presenza di flebotomi infetti nell’ambiente è determinante.

Nei gatti, la malattia può manifestarsi in modo asintomatico, ovvero senza segnali evidenti, o sintomatico – con lesioni cutanee, noduli sottocutanei, perdita di pelo o problematiche agli organi interni.

Questa sintomatologia, però, nei felini si mostra in maniera più subdola e localizzata, rendendo necessaria un’attenzione particolare da parte del veterinario; nei cani, invece, la condizione spesso provoca sintomi più evidenti come perdita di peso, pelo opaco e lesioni cutanee diffuse.

Sintomi della leishmaniosi nei gatti

Riconoscere la leishmaniosi felina può essere complesso, perché i sintomi sono spesso sfumati o intermittenti.

Tra i più comuni si segnalano:

  • lesioni cutanee e noduli: piccoli rigonfiamenti sotto pelle, ulcerazioni o perdita di pelo localizzata, spesso sul muso, orecchie e zampe;
  • perdita di peso: anche senza variazioni nell’alimentazione;
  • febbre intermittente: meno frequente che nei cani, ma può comparire in alcuni gatti;
  • debolezza o apatia: soprattutto nei casi più avanzati;
  • problemi agli organi interni: rari, ma possibili complicanze renali o epatiche in caso di malattia cronica.

Come detto, molti gatti possono essere asintomatici per lungo tempo: per questo, nelle aree endemiche, è consigliato sottoporre anche i gatti apparentemente sani a controlli periodici.

Prevenzione: proteggere i gatti dalla leishmaniosi

La prevenzione è fondamentale, soprattutto nelle zone endemiche.

Ecco come fare:

  • repellenti per flebotomi: collari o pipette specifiche approvate per gatti;
  • limitare l’esposizione notturna: i flebotomi sono più attivi dal crepuscolo all’alba; tenere i gatti in casa durante queste ore riduce il rischio di punture;
  • controlli veterinari regolari: screening periodici possono identificare infezioni precoci anche in assenza di sintomi;
  • gestione ambientale: ridurre accumuli di foglie o zone umide in giardini e terrazzi dove i flebotomi possono proliferare.

Diagnosi della leishmaniosi felina

La diagnosi si basa su una combinazione di esami clinici, sierologici e molecolari:

  • esame del sangue e test sierologici: rilevano la presenza di anticorpi contro Leishmania;
  • PCR (reazione a catena della polimerasi): identifica il DNA del parassita, utile soprattutto nei gatti asintomatici o con carica parassitaria bassa;
  • esame delle lesioni cutanee: tramite biopsia o aspirato per confermare la presenza del parassita.

Va ricordato che un risultato negativo non esclude completamente la malattia, perché alcuni gatti sviluppano una risposta immunitaria debole e possono avere una carica parassitaria molto bassa.

Leishmaniosi nei gatti: il trattamento

Il trattamento della leishmaniosi felina è complesso, perché i gatti rispondono in modo diverso rispetto ai cani e possono manifestare effetti collaterali ai farmaci più comuni.

I farmaci comunemente utilizzati possono essere:

  • antimoniati pentavalenti (come il meglumina antimonato): usati raramente nei gatti, principalmente nei casi sintomatici gravi;
  • allopurinolo: spesso il farmaco di scelta nei gatti perché meglio tollerato; aiuta a ridurre la carica parassitaria e a controllare i sintomi;
  • miltefosina: in alcuni casi può essere impiegata, ma il dosaggio deve essere attentamente calibrato dal veterinario per evitare tossicità.

Un gattino tenuto in braccio da una ragazza

La terapia è sempre personalizzata: non esiste un trattamento universale e la decisione dipende dall’età del gatto, dalla gravità dei sintomi e dalla funzionalità renale ed epatica. Si sta ancora studiando questa malattia nei gatto, per affinare nel tempo la terapia e diagnosi ottimale.

I gatti in terapia richiedono controlli frequenti:

  • esami del sangue periodici per valutare la funzionalità renale ed epatica;
  • monitoraggio della carica parassitaria tramite test sierologici o PCR;
  • osservazione dei sintomi clinici, per adattare la terapia se necessario.

La prognosi di leishmaniosi felina dipende da diversi fattori:

  • stadio della malattia: i gatti asintomatici hanno generalmente un buon decorso se individuati precocemente;
  • risposta al trattamento: alcuni gatti rispondono bene all’allopurinolo, altri necessitano di terapie più aggressive;
  • condizioni generali di salute: gatti con malattie concomitanti o sistema immunitario compromesso hanno un rischio maggiore di complicanze.

In generale, con diagnosi precoce e gestione veterinaria adeguata, molti gatti riescono a vivere una vita relativamente normale, pur rimanendo portatori del parassita.

Per i proprietari, ecco alcuni consigli pratici:

  • evitare il contatto con flebotomi nelle ore serali e notturne;
  • utilizzare repellenti specifici per gatti approvati dai veterinari;
  • non sottovalutare lesioni cutanee, noduli o perdita di pelo, anche se minimi;
  • effettuare controlli periodici, soprattutto se si vive in zone endemiche;
  • consultare sempre un veterinario prima di iniziare qualsiasi trattamento, anche con rimedi naturali.

Prevenzione avanzata

La prevenzione è la strategia più efficace per proteggere il gatto dalla leishmaniosi, soprattutto nelle zone endemiche.

Alcune misure, oltre a quelle già viste, includono:

  • zanzariere a maglia fine sulle finestre, per ridurre l’ingresso dei flebotomi in casa;
  • evitarne l’esposizione nelle ore più a rischio (dal tramonto all’alba);
  • prodotti repellenti veterinari: è importante non usare prodotti destinati ai cani, perché molti sono tossici per i gatti (ad esempio, la permetrina). solo il veterinario può indicare formulazioni sicure;
  • ambiente controllato: mantenere puliti giardini e cortili, eliminando zone umide e ripari dove i flebotomi potrebbero proliferare.

Domande frequenti (FAQ) sulla Leishmaniosi nei gatti

Esiste un vaccino per i gatti?

Attualmente non esiste un vaccino autorizzato contro la leishmaniosi felina. Esistono vaccini per i cani, ma non sono adatti ai gatti, quindi la prevenzione si basa esclusivamente su protezione ambientale e individuale.

La leishmaniosi del gatto è contagiosa per l’uomo?

No, i gatti non trasmettono direttamente la malattia all’uomo. Tuttavia, possono essere serbatoi: un flebotomo potrebbe pungere un gatto infetto e successivamente trasmettere il parassita a un essere umano o ad altri animali.

Posso convivere con un gatto con leishmaniosi?

Sì, senza rischi diretti per la salute umana. L’importante è ridurre l’esposizione ai vettori con repellenti, zanzariere e controlli regolari.

La malattia si può curare definitivamente?

No, nella maggior parte dei casi i gatti restano portatori cronici del parassita. Il trattamento serve a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. La prognosi è molto altalenante, dipende come già detto da più fattori in primis la salute individuale del gatto.

Tutti i gatti infettati sviluppano la malattia?

No. Molti gatti restano asintomatici, ma ciò non significa che non possano diventare fonte di infezione per i flebotomi.

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

a cura di Dr. Luca Buosi
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
in Gatto

815 articoli pubblicati

a cura di Dr. Luca Buosi
Contenuti correlati
Gatto dal manto arancio e nero con intensi occhi verdi che guarda in camera
Emobartonellosi nel gatto: quali sono le cause e come curare l'anemia infettiva felina

Emobartonella nel gatto: quali sono le cause, come riconoscere e come curare l'anemia infettiva felina, oggi nota come micoplasmosi emotropica felina.

gatto si copre gli occhi con una zampetta
Il tuo gatto può avere le emorroidi? Cosa c’è davvero dietro i sintomi più comuni

Scopri se il tuo gatto può davvero avere le emorroidi: sintomi, differenze con altri disturbi anali, cure e quando rivolgersi al veterinario.