Il vomito negli anziani è una condizione da non sottovalutare: in età avanzata questo disturbo può infatti nascondere anche cause serie, a differenza di quando compare in giovane età (quando è spesso solo un fastidio passeggero).
Cerchiamo di scoprire quali sono le ragioni dietro questo sintomo e quando occorre preoccuparsi.
Perché gli anziani vomitano? Le cause più comuni
Le cause del vomito negli anziani possono essere molteplici: si può trattare di una relazione causa effetto diretta, oppure possono scaturire da condizioni più gravi che richiedono attenzione medica immediata.
Ecco le principali.
- problemi gastrointestinali: gastrite, ulcera, reflusso gastroesofageo, occlusione intestinale;
- infezioni e intossicazioni: virus gastrointestinali, batteri, intossicazione alimentare;
- effetti collaterali dei farmaci: molti anziani assumono più farmaci contemporaneamente (politerapia), aumentando il rischio di effetti indesiderati;
- disturbi neurologici: ictus, morbo di Parkinson, demenza possono influire sulla capacità di deglutire e sullo stomaco;
- problemi metabolici: squilibri elettrolitici, ipoglicemia, insufficienza renale o epatica;
- stress e ansia: anche la componente psicologica può giocare un ruolo importante.
Vomito negli anziani: quando preoccuparsi?
Se il vomito si presenta sporadicamente, senza altri sintomi rilevanti, potrebbe non essere motivo di preoccupazione.
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Tuttavia, ci sono segnali che richiedono un'attenzione immediata:
- disidratazione: si presenta con labbra secche, confusione, riduzione della diuresi;
- vomito con sangue (ematemesi): segnale di un problema serio come ulcere sanguinanti o varici esofagee;
- perdita di coscienza o forte debolezza: potrebbe indicare problemi neurologici o cardiaci;
- dolore addominale intenso: possibili patologie gravi come pancreatite o occlusione intestinale;
- febbre alta e diarrea persistente: possibile infezione grave.
Rimedi e trattamenti per il vomito negli anziani
Una volta individuata la causa, il trattamento deve essere mirato e tempestivo – occorre, infatti, ricorrere subito al parere del medico.
Nel frattempo, ci sono alcune strategie per alleviare il disturbo:
Reintegrare i liquidi
La disidratazione è uno dei rischi principali: bere a piccoli sorsi acqua, camomilla o soluzioni reidratanti può aiutare.
Evitare, invece:
- caffè;
- latte;
- bevande zuccherate.
Queste potrebbero peggiorare la situazione.
Alimentazione leggera
Dopo un episodio di vomito, meglio evitare pasti pesanti.
Prediligere:
- riso;
- patate bollite;
- fette biscottate;
- brodo vegetale.
Monitorare i farmaci
Se il vomito è comparso dopo l’inizio di una nuova terapia, potrebbe essere un effetto collaterale: in questo caso, è essenziale consultare il medico per eventuali modifiche.
Riposare e mantenere una postura adeguata
Un po' di riposo aiuta il corpo a riprendersi, ma meglio evitare di sdraiarsi subito dopo aver mangiato per prevenire il reflusso.
Se il vomito non si risolve entro 24 ore o si accompagna a sintomi preoccupanti, è fondamentale rivolgersi a un medico.
Prevenzione: come ridurre il rischio di vomito negli anziani
Non sempre è possibile prevenire il vomito, ma ci sono alcune buone abitudini che possono ridurne la frequenza:
- seguire una dieta equilibrata, ricca di fibre e povera di cibi irritanti;
- evitare pasti troppo abbondanti e consumare cibo lentamente;
- bere a sufficienza, soprattutto nei mesi caldi;
- monitorare eventuali intolleranze alimentari o allergie;
- gestire lo stress e l’ansia, magari con attività rilassanti come yoga o passeggiate all'aria aperta.
Il vomito negli anziani: la disfagia
La disfagia è una condizione molto comune tra i soggetti anziani: con il passare del tempo, infatti, i muscoli del corpo perdono potenza – e lo stesso vale per quelli del sistema respiratorio e del tratto digestivo.
Questi gruppi lavorano, infatti, in sinergia per garantire una corretta deglutizione e, quando perdono la coordinazione, possono causare una difficoltà nella nutrizione.
La disfagia, però, non rappresenta una patologia, ma un sintomo di una condizione precedentemente non approfondita, oppure da patologie più gravi.
Il sintomo più frequente è la difficoltà ad ingoiare il cibo, ma esistono altre manifestazioni:
- voce gorgogliante dopo la deglutizione;
- sensazione di rigurgito frequente;
- rigurgito nasale durante i pasti;
- presenza di cibo in gola;
- tosse durante i pasti;
- episodi frequenti di polmonite;
- calo ponderale;
- difficoltà a controllare il cibo in bocca;
- sensazione di soffocamento;
- incapacità di controllare la salivazione;
- debolezza;
- catarro in gola.
Per quanto riguarda le cause, la disfagia può nascere per via di:
- Alzheimer;
- Parkinson;
- alcune forme tumorali;
- effetti collaterali di alcuni farmaci, tra cui quelli anticolinergici, diuretici, chemioterapici.
Come si cura la disfagia nell'anziano?
La cura per la disfagia dipende dalla causa sottostante: se orofaringea, bisogna ricorrere ad un controllo neurologico e al supporto di specialisti della terapia di deglutizione.
Se la disfagia è esofagea, la cura consiste nell’intervenire con una dilatazione dell’esofago, anche per via endoscopica, oppure con un intervento chirurgico. In questo caso è prevista un’alimentazione speciale a base di liquidi o tramite l’uso del sondino naso-gastrico.
La scelta dell’alimentazione, quando si è disfagici, è cruciale:
- occorre sostituire pasta, riso e pane con semolino, patate lesse o crema di riso;
- eliminare cibi che potrebbero aderire al palato come gnocchi, alimenti troppo friabili, biscotti, crackers e polveri come cacao e cannella;
- tritare carni o pesci, mangiare uova o formaggi morbidi oltre a frutta e verdura sotto forma di mousse o centrifugati.
Occorre anche prediligere le consistenze di brodo, semolino, formaggino e uova, evitando alimenti che sono ad alto rischio di soffocamento.
Se la disfagia non è accentuata, è possibile intervenire aumentando la frequenza dei pasti e riducendone l'abbondanza, oppure tagliando il cibo in pezzi molto piccoli – preferendo cibi facili da deglutire.