Un composto simile all’LSD potrebbe curare la schizofrenia: lo studio

Mattia Zamboni | Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano
A cura di Mattia Zamboni
Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano

Ultimo aggiornamento – 18 Aprile, 2025

Una scienziata che fa una ricerca

Gli scienziati dell’Università della California hanno studiato un nuovo farmaco, chiamato JRT, derivato dall’LSD che potrebbe essere utilizzato con sicurezza nel trattamento dei sintomi della schizofrenia.

Vediamo su cosa si basa lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences

Le potenzialità di JRT

Il team di ricerca, nei cinque anni impiegati per completare il processo di sintesi, ha osservato che la molecola creata è molto selettiva nel legarsi ai recettori della serotonina – in particolare a quelli definiti 5-HT2A, fondamentali per promuovere a crescita dei neuroni corticali.

Attraverso questo nuovo farmaco, dunque, si andrà a promuovere la neuroplasticità – la capacità di far crescere connessioni cellulari all’interno del cervello.

La molecola porta ad un aumento del 46% della densità delle spine dendritiche e un incremento del 18% della densità delle sinapsi nella corteccia prefrontale.

Per quanto riguarda i comportamenti di tipo allucinogeno che si verificano in caso di somministrazione di LSD, non sono stati osservati – al contrario di forti effetti antidepressivi, risultando circa 100 volte più potente della ketamina, un antidepressivo ad azione rapida più all'avanguardia.

I ricercatori fanno sapere che questa molecola ha un potenziale terapeutico estremamente elevato e che, attualmente, la si sta testando in altri modelli di malattia, migliorandone la sintesi e creando nuovi analoghi della JRT che potrebbero essere ancora più efficaci.

Come si è giunti alla scoperta

Gli scienziati hanno lavorato su JRT invertendo la posizione di due atomi nella struttura molecolare dell'LSD, riducendo il potenziale allucinogeno della sostanza, ma mantenendone le proprietà neuro-terapeutiche.

Tra queste, vi sono:

  • la capacità di stimolare la crescita neuronale;
  • la possibilità di riparare le connessioni danneggiate (spesso osservate nel cervello di persone affette da malattie neuropsichiatriche e neurodegenerative).

JRT, testato su modelli murini (topi) ha mostrato potenti effetti neuroplastici, migliorando le condizioni e sintomi degli animali senza alimentare i comportamenti e l'espressione genica associati alla psicosi.

Secondo il team di ricerca, questi risultati dimostrano la possibilità di utilizzare sostanze psichedeliche come l'LSD come punto di partenza per creare farmaci migliorati.

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