Ricercatori giapponesi del Dipartimento di Scienze Probiotiche per la Medicina Preventiva (Scuola di Dottorato in Scienze Biomediche e della Salute) dell'Università di Hiroshima, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Interna Generale dell'Ospedale Universitario, hanno documentato in uno studio nuovi effetti antitumorali della stevia – un dolcificante naturale che si ottiene dalle foglie di una pianta sudamericana.
Vediamo di cosa si tratta.
L’origine del CAME
I ricercatori, guidati dal professor Masanori Sugiyama, hanno osservato che fermentare l'estratto di alcune piante ne aumenta i benefici e le potenzialità terapeutiche: per ottenere i migliori risultati possibili, il team si è concentrato sul Lactobacillus plantarum SN13T, un ceppo simile a quelli utilizzati per fermentare il pane e lo yogurt.
Fermentare le foglie della stevia a 37° C con questo batterio, per tre giorni circa e in ambiente privo di ossigeno, permette di ottenere una molecola con elevate proprietà antitumorali, ovvero il CAME (estere metilico dell'acido clorogenico).
Questo elemento, testato su cellule tumorali ai reni coltivate in vitro, sembra essere in grado di uccidere le cellule malate tramite il cosiddetto “suicidio cellulare” (apoptosi), preservando al contempo la stragrande maggioranza di quelle sane.
Ad oggi, la sperimentazione del CAME è stata eseguita soltanto su cellule coltivate in vitro su piastre di Petri – un recipiente piatto di vetro o plastica, solitamente di forma cilindrica – ma le proprietà antitumorali emerse dallo studio (soprattutto nei confronti del cancro al pancreas) sono molto promettenti.
Il ruolo della stevia
In soli due giorni di esposizione al CAME, le cellule tumorali portate all'apoptosi sono passate dal 4,4% a oltre il 21%: questo sottolinea che la molecola studiata ha la capacità di rallentare la progressione di un tumore e di ucciderlo.
Uno dei dati più importanti emersi da questa ricerca è quello che il CAME ha funzionato a basso dosaggio – rispetto alla stevia non fermentata – e ha “salvato” gran parte delle cellule sane, come evidenziato da un ulteriore test in vitro.
Questo accade perché l'estratto di stevia fermentato è un antiossidante più potente della sua controparte non fermentata: lo stress ossidativo – uno squilibrio di molecole potenzialmente dannose note come radicali liberi nell'organismo – è collegato al cancro e ad altre malattie. Neutralizzando questi radicali liberi in modo più efficace, l'estratto fermentato può offrire una protezione aggiuntiva per le cellule sane.
La molecola nata dalla fermentazione della stevia, oltre a portare alla morte delle cellule cancerose, ne stoppa anche la moltiplicazione grazie a un blocco imposto in una determinata fase della loro crescita nota come G0/G1.
I ricercatori, però, sono cauti: si tratta di una scoperta molto interessante – una delle più interessanti nel contesto della lotta alle malattie oncologiche – ma ci sono ancora moltissimi passi da fare. Presto verranno messi a punto i primi trial preclinici su modelli animali, solo allora, e se tutto dovesse andare secondo i piani dal punto di vista della sicurezza e dell'efficacia, si potrà passare alla sperimentazione sull'uomo.
Inoltre, va sottolineato che molte sostanze che sembrano promettenti nelle piastre di Petri finiscono poi con il fallire negli studi clinici a causa della complessità del corpo umano.