Un team di ricerca del Jackson Laboratory di Farmington, nel Connecticut (USA), ha scoperto che una miscela di tre anticorpi sembra proteggere da diversi ceppi di influenza (in modelli murini).
Scopriamo i dettagli di questo studio.
La realizzazione e l’osservazione
Solitamente, i trattamenti e i vaccini antinfluenzali si basano sulla stimolazione dell'organismo a produrre proteine che impediscono di infettare le cellule – i cosiddetti anticorpi neutralizzanti. Questi interventi possono essere molto efficaci, ma richiedono anche molti mesi per essere sviluppati – e rischiano di perdere efficacia se il virus muta.
I ricercatori, con l’obiettivo di trovare un vaccino universale che protegga da tutti i ceppi influenzali, hanno utilizzato un approccio diverso, concentrandosi sugli anticorpi non neutralizzanti, un altro tipo di proteina prodotta dal sistema immunitario.
Questi, secondo il team, avrebbero preso di mira una proteina del virus dell'influenza in una regione chiamata M2e, essenziale per la replicazione del virus e pressoché invariata in tutti i ceppi influenzali.
Successivamente, sono stati condotti una serie di esperimenti in cui si è testata l'efficacia degli anticorpi, singolarmente o in combinazione, nei topi infettati dal virus dell'influenza – scoprendo che combinando tre anticorpi si ottenevano i risultati migliori.
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Il mix di anticorpi è stato testato sui topi esposti a due ceppi di influenza H1N1, tra cui quello che ha causato la pandemia di influenza suina del 2009, e due ceppi di influenza aviaria (H5N1, che sta infettando la fauna selvatica in tutto il mondo, e H7N9, che può essere mortale sia per gli esseri umani che per altri animali).
Silke Paust, ricercatrice in Immunologia presso l'Università di Harvard e prima firmataria dello studio, afferma che lo scopo era quello di trovare una terapia completa, non un vaccino: “l’intento è quello di creare un farmaco che possa essere somministrato a scopo profilattico o terapeutico dopo l'infezione, per prevenire malattie gravi e la morte”.
Cosa è emerso
I ricercatori hanno scoperto che gli anticorpi erano in grado di ridurre la gravità della malattia e la quantità di virus nei polmoni, migliorando anche i tassi di sopravvivenza sia negli animali sani che in quelli immunodepressi.
Prendendo ad esempio il virus H7N9, tutti i topi sono sopravvissuti dopo la somministrazione nei primi tre giorni dopo l'infezione, il 70% è sopravvissuto se trattato il quarto giorno e il 60% se trattato il quinto giorno.
Per la prima volta si è osservata una protezione così estesa contro l’influenza in animali vivi, spiega Paust. Il cocktail di anticorpi si è dimostrato efficace anche se somministrato prima dell’infezione, il che apre alla possibilità di usarlo in via preventiva per evitare lo sviluppo della malattia.
Un aspetto importante è che, anche dopo 24 giorni di trattamento, non si sono visti segni che il virus riuscisse a mutare per diventare resistente. Questo perché, per sfuggire alla terapia, l’influenza dovrebbe trovare il modo di eludere contemporaneamente tre anticorpi diversi, che si legano al virus in punti leggermente differenti.
Il prossimo passo, spiega Paust, sarà modificare gli anticorpi diretti contro la proteina M2e in modo da renderli più simili a proteine umane – in modo tale che il sistema immunitario non li riconosca come estranei e non li attacchi.
Se questa fase dovesse funzionare, seguiranno studi clinici per valutarne sicurezza ed efficacia e, in futuro, questo mix potrebbe diventare un farmaco di riserva contro le epidemie stagionali di influenza.
Fonti:
Science Advances – Non-neutralizing antibodies to influenza A matrix-protein-2-ectodomain are broadly effective therapeutics and resistant to viral escape mutations