Sclerosi multipla, i primi campanelli d’allarme arrivano anche 15 anni prima

Emanuela Spotorno | Editor

Ultimo aggiornamento – 19 Settembre, 2025

neurologo guarda risonanza magnetica

Un nuovo studio internazionale mette in luce un aspetto sorprendente della sclerosi multipla: i primi segnali della malattia potrebbero comparire anche 15 anni prima della diagnosi ufficiale

Non si tratta di sintomi tipici, ma di disturbi aspecifici che nel tempo diventano sempre più frequenti, aprendo la strada a una possibile fase di riconoscimento precoce. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista JAMA Network Open e apre scenari importanti per la prevenzione e le terapie future.

Scopriamo i dati dello studio nel dettaglio.

Uno studio su oltre 12.000 persone

I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di più di 2.000 pazienti con sclerosi multipla, confrontandole con quelle di oltre 10.000 persone senza la malattia. In alcuni casi sono riusciti a ricostruire fino a 25 anni di storia clinica, osservando un dato interessante: chi poi ha sviluppato la malattia iniziava a rivolgersi ai medici molto più spesso già 14-15 anni prima della comparsa dei sintomi riconosciuti.

I sintomi iniziali risultavano generici e non facilmente attribuibili alla malattia: stanchezza persistente, dolori diffusi, problemi di sonno, mal di testa, ansia e depressione. Con il passare degli anni, questi consulti diventavano sempre più specifici, fino a includere visite neurologiche e radiologiche poco prima della diagnosi.

Dalla ricerca emerge una progressione che si sviluppa negli anni:

  • 14-15 anni prima: più visite dal medico di base per disturbi generici come affaticamento, malessere generale e insonnia;
  • 12 anni prima: aumento dei consulti psichiatrici;
  • 8-9 anni prima: crescita delle valutazioni neurologiche e oculistiche:
  • 5 anni prima: comparsa di problemi muscoloscheletrici;
  • 3 anni prima: incremento degli esami radiologici e accessi in pronto soccorso.

Questa sequenza mostra come la sclerosi multipla abbia una lunga fase prodromica, cioè un periodo in cui i segnali ci sono già ma restano difficili da collegare alla malattia.

Perché compaiono sintomi così precoci

Gli studiosi ipotizzano due possibili spiegazioni. Una è che l’infiammazione tipica della sclerosi multipla inizi molto presto e coinvolga cervello e midollo spinale, influenzando sia il corpo che la mente. 

Un’altra possibilità è che disturbi come vertigini o stanchezza vengano interpretati dai medici come ansia o depressione, portando a diagnosi fuorvianti.

In ogni caso, sottolineano gli esperti, la maggior parte delle persone con questi disturbi non svilupperà la sclerosi multipla. Si tratta quindi di segnali che, da soli, non bastano a prevedere la malattia, ma che in futuro potrebbero essere parte di strumenti più precisi di diagnosi precoce.

Perché la diagnosi precoce è complicata

Oggi la diagnosi di sclerosi multipla si basa soprattutto sulla risonanza magnetica, che evidenzia le lesioni tipiche nel sistema nervoso centrale, e in alcuni casi sulla puntura lombare. Sono però esami complessi e costosi, non applicabili a chi presenta soltanto sintomi generici.

Secondo gli specialisti, la vera sfida è trovare biomarcatori nel sangue, cioè segnali misurabili con un semplice prelievo, come avviene già per Alzheimer o alcuni tumori. 

Questo permetterebbe di riconoscere la malattia molto prima dei sintomi evidenti, con la possibilità di intervenire in anticipo.

Le terapie disponibili e l’importanza di intervenire presto

La sclerosi multipla è una malattia autoimmune: il sistema immunitario attacca la mielina, la guaina che riveste le fibre nervose, danneggiando la comunicazione tra cervello e corpo.

Oggi sono disponibili circa 20 farmaci che permettono di ridurre le ricadute e rallentare la progressione della malattia. 

Gli specialisti ricordano che iniziare le cure il prima possibile è fondamentale per migliorare la qualità e l’aspettativa di vita. Proprio per questo motivo riuscire a diagnosticare la malattia nella sua fase precoce potrebbe rappresentare un enorme passo avanti.

La ricerca dimostra che questa malattia si sviluppa gradualmente, passando attraverso anni di segnali discreti e spesso trascurati. Capire e riconoscere questi campanelli d’allarme è una delle sfide più importanti per la medicina dei prossimi anni. 

Tra biomarcatori, nuove tecnologie e innovazioni digitali, l’obiettivo resta lo stesso: diagnosticare sempre prima per garantire terapie più efficaci e vite migliori ai pazienti.

Fonti:

  • PubMed - Health Care Use Before Multiple Sclerosis Symptom Onset
  • JAMA Network Open - Health Care Use Before Multiple Sclerosis Symptom Onset
Emanuela Spotorno | Editor
Scritto da Emanuela Spotorno | Editor

Amo da sempre i libri e la lettura e negli ultimi anni mi sono appassionata a tematiche legate al benessere, all'alimentazione e al mondo Pet. Finalmente su Pazienti.it posso scrivere di argomenti che mi coinvolgono ed appassionano.

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