Salute mentale, un passaggio “invisibile”: metà dei giovani pazienti perde il contatto con le cure

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva per P. by pazienti.it

Ultimo aggiornamento – 07 Novembre, 2025

ragazzo malinconico seduto su una panchina, beve un the caldo

La transizione dai servizi di neuropsichiatria infantile alla psichiatria dell’adulto si conferma uno dei momenti più fragili nel percorso di cura dei disturbi mentali. 

In Italia, solo il 12% dei giovani riesce a completarla con successo, secondo i dati pubblicati sul BMJ Mental Health, un elemento che colloca il nostro Paese agli ultimi posti in Europa e che ha riacceso il dibattito durante il 30° Congresso della Società Italiana di Psichiatria (SIP), in corso a Bari.

Un “buco nero” tra adolescenza e età adulta

Ogni anno migliaia di adolescenti con problemi di salute mentale si trovano improvvisamente fuori dal circuito delle cure. A diciotto anni, per legge, termina l’assistenza della neuropsichiatria infantile e il paziente dovrebbe essere preso in carico dai servizi per adulti. Ma troppo spesso il passaggio si interrompe.

Secondo la SIP, un giovane su due smette di farsi seguire, in una fase della vita in cui la vulnerabilità psicologica raggiunge il picco e il rischio di abbandono o ricaduta cresce in modo esponenziale.

La transizione tra i servizi di cura non costituisce ancora un percorso continuo, ma si presenta come una vera e propria frattura assistenziale, che interrompe la continuità terapeutica proprio nel momento più delicato della crescita. 

Questo passaggio disorganizzato crea un vuoto di sostegno che spesso lascia i giovani e le loro famiglie in una condizione di disorientamento e isolamento, aggravando la fragilità emotiva già presente.

Le conseguenze di una frattura organizzativa

A rendere complesso il passaggio tra i due mondi sono diversi fattori: assenza di strutture dedicate, mancanza di coordinamento tra servizi e rigidi limiti anagrafici che non tengono conto della reale maturazione individuale.

Le conseguenze di questa discontinuità possono essere gravi: peggioramento clinico, uso di sostanze, abbandono scolastico e marginalizzazione sono tra gli esiti più frequenti. 

A pesare è anche la carenza di personale formato e di competenze specifiche per gestire la transizione. Senza un accompagnamento graduale e continuativo, molti giovani si ritrovano soli proprio nel momento in cui il bisogno di sostegno è più alto. 

Solo un quarto dei giovani mantiene la continuità delle cure

Lo studio del BMJ Mental Health offre una fotografia impietosa: nel 22% dei casi non è possibile nemmeno tracciare gli sviluppi del paziente dopo il passaggio di età, e solo nel 26% viene garantita una reale continuità terapeutica.

Numeri che confermano la necessità di ripensare radicalmente i modelli organizzativi. Anche perché, ricordano gli esperti, il 75% dei disturbi mentali esordisce prima dei 25 anni, e il mancato raccordo tra i servizi rischia di compromettere proprio la fase in cui la diagnosi precoce e l’intervento tempestivo possono fare la differenza.

Per affrontare quella che definisce una “emergenza silenziosa”, la SIP propone tre linee di intervento:

  1. creazione di servizi multidisciplinari e multiprofessionali a bassa soglia d’accesso, pensati specificamente per adolescenti e giovani adulti;
  2. definizione di linee guida e criteri di accreditamento condivisi, per garantire omogeneità e qualità dei percorsi su tutto il territorio nazionale;
  3. formazione integrata tra neuropsichiatria infantile e psichiatria dell’adulto, per favorire un approccio unitario e coordinato.

L’obiettivo è rendere la transizione un percorso strutturato e continuo, capace di garantire accompagnamento e stabilità invece di creare interruzioni. L’intento è costruire una psichiatria che segua il paziente nel tempo, assicurando continuità e integrazione tra i diversi servizi, anziché lasciare che il passaggio all’età adulta diventi uno “scarto” nel percorso di cura.


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Un’urgenza per il sistema sanitario

Il tema della salute mentale giovanile è ormai un banco di prova per la sanità pubblica. La sfida, per gli esperti, è passare da un approccio reattivo a uno proattivo e preventivo, in grado di intercettare i bisogni prima che diventino emergenze.

Un cambiamento di prospettiva che non riguarda solo la medicina, ma l’intera società, chiamata a riconoscere la fragilità emotiva come una componente strutturale della crescita, non come un fallimento.

Fonti:

  • BMJ Mental Health - Predictors of transitioning to adult mental health services and associated costs: a crosscountry comparison
Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva per P. by pazienti.it
Scritto da Emanuela Spotorno | Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva per P. by pazienti.it

Emanuela Spotorno si dedica da anni alla divulgazione e alla creazione di contenuti editoriali che parlano di salute, benessere e prevenzione in modo chiaro, autentico e accessibile. In P.

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