Sono appena usciti i nuovi rapporti dell’Organizzazione mondiale della Sanità, il World mental health today e il Mental health atlas 2024, secondo i quali più di un miliardo di persone in tutto il mondo vive con un disturbo mentale.
Si tratta di numeri che analizzano l'impatto delle malattie mentali e i progressi compiuti nell'implementazione di servizi dedicati a tali condizioni.
Scopriamo di più.
L'impatto dei disturbi mentali: investimenti insufficienti e disuguaglianze globali
Secondo i dati raccolti, i disturbi più diffusi sono quelli dell’ansia (che colpisce il 4,4% della popolazione), la depressione (il 4%) la disabilità intellettuale (l’1,2%) e l’Adhd (l’1%). Ansia e depressione, secondo l’Oms, da sole costerebbero all’economia mondiale 1.000 miliardi di dollari all’anno.
Il disagio mentale colpisce più frequentemente le donne (il 14% della popolazione totale), rispetto ai maschi (il 13%). Queste condizioni, inoltre, sono responsabile di oltre 720 mila suicidi ogni anno (una delle principali cause di morte tra i giovani, in alcuni casi la prima).
Nonostante i dati, però, la spesa pubblica per la salute mentale a livello globale continua ad essere stabile da anni – risultando essere appena il 2% dei bilanci sanitari totali.
L’Oms avverte: con l’attuale andamento non sarà possibile raggiungere l’obiettivo dell’Agenda Onu 2030 di ridurre di un terzo i tassi di suicidio.
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Il Mental health atlas 2024 sottolinea che la spesa pubblica per la salute mentale resta invariata dal 2017 e le disuguaglianze sono evidenti: i Paesi ad alto reddito investono fino a 65 dollari pro capite, quelli a basso reddito appena 0,04.
Anche la forza lavoro resta insufficiente: la media globale è di 13 operatori ogni 100 mila abitanti, con diverse carenze nelle zone più fragili. Meno del 10% dei Paesi ha compiuto una transizione completa verso modelli di assistenza comunitaria e gran parte dei ricoveri psichiatrici continua a essere involontaria e di lunga durata.
Salute mentale globale: tra disuguaglianze, progressi e sfide legislative
La disparità tra Paesi è spaventosa: quelli ad alto reddito spendono fino a 65 dollari a persona per la salute mentale, invece in quelli più poveri la spesa è di 0,04 dollari.
Meno del 10% di chi soffre di disturbi mentali riceve assistenza, rispetto a più della metà nei Paesi benestanti.
Bisogna, però, parlare anche degli effetti positivi dell’estendersi della consapevolezza sui disturbi psichici: l’integrazione della salute mentale nell’assistenza primaria sta, infatti, crescendo.
Oltre l’80% dei Paesi, infatti, ora offre supporto psicosociale per la salute mentale nell’ambito delle risposte di emergenza, rispetto al 39% del 2020 – e i servizi ambulatoriali di salute mentale e la telemedicina stanno diventando sempre più disponibili, ma l’accesso rimane disomogeneo.
Le politiche e la pianificazione sul tema, dal 2020 a oggi, sono state aggiornate in molti Paesi, però non ci sono state riforme legislative: sono pochissimi i di paesi che hanno adottato o applicato una legislazione sulla salute mentale basata sui diritti e solo il 45% degli stati ha valutato leggi in piena conformità con gli standard internazionali sui diritti umani.
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