Il cervello di notte amplifica i pensieri negativi: ecco cosa succede

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 28 Ottobre, 2025

Un giovane uomo sta usando il suo computer portatile a letto, a tarda notte, in una camera da letto buia

Un recente studio ha avanzato l'ipotesi che il nostro cervello non sia strutturato per restare attivo oltre la mezzanotte.

Superata quest'ora, infatti, la nostra attenzione verso gli stimoli negativi tende ad aumentare.

Approfondiamo di più in questo articolo.

Come cambia il cervello nella fase notturna

L’iper-concentrazione sul negativo può innescare un sistema di ricompensa alterato, spingendoci con maggiore facilità verso comportamenti rischiosi o sregolati.

Lo studio esplora come l'essere svegli durante le ore che la biologia dedica al sonno (la notte circadiana o biologica, ovvero dalle 0:00 alle 6:00 circa) predisponga le persone a comportamenti disfunzionali e a problemi di salute mentale.


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A sostegno di questa tesi si portano due esempi: il caso di un tossicodipendente da eroina che riesce a gestire la sua dipendenza di giorno ma vi cede completamente di notte, e quello di uno studente con problemi di insonnia che, nelle ore notturne, è sopraffatto da un profondo senso di solitudine, sconforto e disperazione.

I ricercatori propongono, quindi, l'ipotesi secondo cui la veglia notturna non sia solo una perdita di sonno, ma un momento in cui l'organismo è predisposto ad agire d'impulso e a prendere decisioni rischiose.

Un ragionamento che si basa sull'interazione di quattro cambiamenti principali che avvengono nel cervello durante la notte:

  1. aumento dell'affettività negativa: si tende ad avere un umore più negativo (tristezza, ansia);
  2. alterazione nell'elaborazione delle ricompense: le ricompense (come cibo spazzatura o sostanze) diventano più attraenti, mentre le conseguenze negative sono meno considerate;
  3. disinibizione prefrontale (funzione esecutiva): la capacità di controllare gli impulsi, ragionare e prendere decisioni complesse si riduce (la funzione del cervello che dice "no" si indebolisce);
  4. pregiudizi attenzionali: la mente si focalizza maggiormente su stimoli minacciosi, negativi o che creano dipendenza.

Evidenze di comportamenti a rischio durante la notte

Lo studio evidenzia che, una volta che si tiene conto del fatto che la maggior parte delle persone dorme, il rischio relativo (la probabilità di un evento mentre si è svegli) di compiere azioni problematiche è significativamente più alto durante la notte rispetto al giorno:

  • suicidio e autolesionismo: il rischio di suicidio è fino a 3 volte superiore tra mezzanotte e le 6 del mattino rispetto a qualsiasi altro momento della giornata (dopo aver aggiustato il dato per la veglia della popolazione). Anche l'ideazione suicidaria (i pensieri sul suicidio) raggiunge il picco in queste ore;
  • crimini violenti: molti crimini violenti, inclusi gli omicidi e le aggressioni sessuali, mostrano un picco di incidenza nelle ore notturne;
  • uso di sostanze: l'uso inappropriato o il consumo eccessivo di alcol e droghe (inclusa la probabilità di overdose) aumenta durante la notte. Le voglie (come quelle di alcolici o nicotina) raggiungono spesso il picco notturno;
  • alimentazione disordinata: di notte si tende a scegliere cibi ricchi di grassi e si sperimenta una ridotta capacità di prendere decisioni alimentari sane, culminando in sindromi come la "sindrome da alimentazione notturna".

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La veglia notturna (o l'insonnia), quindi, non è solo una causa di stanchezza il giorno dopo, ma un periodo di rischio aumentato in tempo reale per la salute fisica e mentale.

La ricerca, dunque, suggerisce che i cambiamenti intrinseci nel modo in cui il cervello processa l'emozione, la ricompensa e l'autocontrollo, combinati con la privazione di sonno e l'influenza del ritmo circadiano, creano una "tempesta perfetta" che favorisce l'impulsività, il giudizio alterato e i comportamenti autodistruttivi o rischiosi.

In sintesi, il testo sostiene che la notte, quando dovremmo dormire, ci rende meno capaci di controllarci e più propensi a compiere scelte che danneggiano noi stessi e gli altri.

Nonostante questi dati, però, la scienza non ha ancora esplorato a fondo le interazioni tra la deprivazione di sonno, i ritmi circadiani e il circuito della ricompensa.

C'è ancora molta strada da fare per comprendere appieno il funzionamento della mente umana in quelle sei ore notturne e, soprattutto, come professionisti cruciali come piloti o medici riescano a gestire notti insonni in cui sono chiamati a svolgere compiti complessi e ad alto rischio.

Fonti:

Frontiers - The Mind After Midnight: Nocturnal Wakefulness, Behavioral Dysregulation, and Psychopathology

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

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