All’interno di uno studio pubblicato su Hypertension Research è stato osservato che una nuova compressa può risultare efficace contro l’ipertensione resistente ai farmaci, agendo sull’aldosterone – l’ormone più importante all’interno del meccanismo di regolazione della pressione arteriosa.
Scopriamo di più.
Lo studio
Si tratta di un trial di fase III randomizzato, in doppio cieco e con il gruppo di controllo sottoposto a placebo, al cui interno si è indagato sull’efficacia e la sicurezza del Baxdrostat.
Questo farmaco, un inibitore selettivo dell’aldosterone sintetasi (CYP11B2), è stato testato su 796 persone con valori massimi di pressione sistolica superiori a 140 mmHg e inferiori a 170 – nonostante il trattamento con dosi massime tollerate di due antipertensivi (ipertensione non controllata) o almeno tre antipertensivi (ipertensione resistente) più un diuretico.
I soggetti che sono stati sottoposti allo studio hanno ricevuto una compressa di Baxdrostat da 1 mg o 2 mg al giorno o un placebo in aggiunta alla terapia di base.
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Passate dodici settimane, i pazienti trattati con tale farmaco hanno registrato una riduzione significativa della pressione sistolica rispetto al gruppo di controllo, senza effetti collaterali rilevanti.
Lo studio ha evidenziato che Baxdrostat, sia alla dose di 1 mg sia a quella di 2 mg, ha determinato una riduzione media della pressione arteriosa sistolica di circa 9 mmHg rispetto al placebo. Tale effetto si è tradotto in un controllo pressorio efficace in circa il 40% dei pazienti trattati, a fronte di una percentuale nettamente inferiore (18,7%) nel gruppo placebo.
Cosa è emerso
Più nel dettaglio, le riduzioni registrate sono state di -8,7 mmHg con la compressa da 1 mg e di -9,8 mmHg per la compressa da 2 mg rispetto al placebo, con una percentuale di pazienti con pressione arteriosa sistolica controllata (<130 mmHg) del 39,4% con baxdrostat 1 mg e del 40% con baxdrostat 2 mg rispetto al 18,7% con placebo.
Questa nuova compressa, dunque, piò aiutare realmente a tenere sotto controllo l’ipertensione quando le modifiche allo stile di vita, all’alimentazione e l’uso di farmaci tradizionali non bastano per abbassare la pressione alta.
Il farmaco è un inibitore selettivo dell’enzima responsabile della produzione dell’aldosterone e blocca la produzione dell’ormone senza influenzare altri processi.
La pressione sanguigna è fortemente influenzata da un ormone chiamato aldosterone, che aiuta i reni a regolare l'equilibrio di sale e acqua. Alcune persone producono troppo aldosterone, inducendo l'organismo a trattenere sali e acqua. Questa disregolazione dell'aldosterone fa aumentare la pressione sanguigna e la rende molto difficile da controllare.
Il dato emerso dallo studio BaxHTN, di una riduzione media di quasi 10 mmHg nella pressione sistolica, è clinicamente rilevante ed è ritenuto sufficiente a ridurre drasticamente il rischio di:
- infarto;
- ictus;
- altre complicanze cardiovascolari.
Secondo il Dr. Bryan Williams dell’University College di Londra, primo firmatario dello studio, Baxdrostat rappresenta una novità importante perché riesce dopo decenni di difficoltà nel trovare terapie mirate, questo farmaco è tra i primi a riuscirci (dopo decenni di tentativi), mostrando riduzioni significative della pressione in pazienti con ipertensione non controllata o resistente.
Fonti:
- The New England Journal Of Medicine – Efficacy and Safety of Baxdrostat in Uncontrolled and Resistant Hypertension
- Hypertension Research – Baxdrostat for uncontrolled and resistant hypertension: rationale and design of the Phase 3 clinical trials BaxHTN, BaxAsia, and Bax24