Una nuova analisi condotta dall’Istituto Superiore di Sanità e pubblicata su Lancet Infectious Diseases offre una panoramica aggiornata sulla trasmissione del morbillo in Italia.
Grazie all’elaborazione di un decennio di dati di sorveglianza, la ricerca mette in luce fragilità immunitarie diffuse e dinamiche di contagio che coinvolgono soprattutto la fascia adulta della popolazione, delineando uno scenario a rischio per i prossimi anni.
Dieci anni di dati e un quadro che resta vulnerabile
Il lavoro scientifico prende in esame circa 15 mila segnalazioni registrate tra il 2013 e il 2022 e oltre 700 episodi in cui la trasmissione è stata documentata in modo dettagliato. L’analisi confluisce in un modello matematico che stima con precisione la quota di popolazione non ancora protetta.
Secondo le proiezioni, nel 2025 il 9,2% degli italiani risulterà suscettibile al virus. A contribuire a questa percentuale è un insieme eterogeneo di gruppi: bambini con coperture vaccinali non complete e adulti nati negli anni Ottanta e Novanta, una coorte che mostra livelli di immunizzazione inferiori a quanto previsto.
La presenza di queste sacche di vulnerabilità impedisce di raggiungere una protezione collettiva stabile, favorendo la possibile riemersione di focolai.
Quando a diffondere il virus sono soprattutto gli adulti
La ricostruzione delle catene di trasmissione, resa possibile grazie a 795 episodi in cui è stato chiarito il contatto tra caso indice e contagiati, offre uno spaccato preciso sulle dinamiche reali dell’infezione in Italia.
Dal confronto emerge che l’88% delle trasmissioni origina da persone non vaccinate e che sono gli adulti a sostenere la circolazione del virus.
La fascia dei 20-39 anni rappresenta una delle più coinvolte, mentre gli ambienti scolastici, spesso indicati come focolaio principale, risultano associati solo all’8,5% dei contagi analizzati.
La diffusione avviene con maggiore frequenza all’interno delle famiglie, nelle comunità e in contesti informali, dove il contatto ravvicinato e prolungato amplifica il rischio.
Il tempo di generazione, calcolato in 11,7 giorni, conferma la capacità del virus di propagarsi in maniera costante in presenza di un numero significativo di persone non immunizzate.
Un rischio epidemico che cambia da regione a regione
Il numero di riproduzione effettivo, stimato per il 2025, oscilla tra 1,31 e 1,78 a seconda della regione. Le differenze territoriali restano marcate:
- in Emilia-Romagna il potenziale di trasmissione si mantiene elevato per la presenza di adulti non immunizzati;
- in Alto Adige le criticità coinvolgono anche i più giovani, con una quota di suscettibili che tra i minori di 20 anni supera il 15%;
- in Calabria, secondo i dati di sorveglianza più recenti, si osservano le incidenze più alte, seguite da quelle di Marche, Alto Adige, Lazio e Sicilia.
Questa disomogeneità produce un mosaico complesso, in cui territori con coperture vaccinali più solide convivono con altri che continuano a mostrare difficoltà nel completamento dei cicli vaccinali o nel recupero degli adulti.
I casi tornano a crescere nel 2025, colpiti soprattutto i più piccoli
Da gennaio a settembre 2025 sono stati notificati 459 casi, con un incremento netto rispetto ai mesi precedenti e un picco nel mese di maggio, quasi doppio rispetto ad aprile.
Parte dell’aumento viene collegata agli spostamenti per le festività primaverili e ai viaggi verso Paesi in cui la circolazione virale è ancora intensa.
L’incidenza più elevata si registra nei bambini sotto i cinque anni, particolarmente esposti alle complicanze. Nei primi nove mesi dell’anno sono stati identificati 22 casi in neonati sotto l’età vaccinale.
Oltre la metà dei pazienti ha necessitato di ricovero e un terzo ha mostrato almeno una complicanza, tra cui epatite, polmonite, cheratocongiuntivite, insufficienza respiratoria e diarrea.
Sono stati segnalati anche tre casi di encefalite in persone non vaccinate: due adulti e un preadolescente.
Un fenomeno che si inserisce in una recrudescenza globale
La situazione italiana riflette una tendenza osservata anche in altri Paesi. In Europa, i dati dell’OMS mostrano un passaggio da 941 casi nel 2022 a oltre 42 mila nel 2023. Regno Unito e Stati Uniti stanno implementando interventi straordinari per recuperare bambini e adolescenti non immunizzati, dopo il calo delle vaccinazioni registrato durante la pandemia.
Il ritorno del morbillo in molte regioni del mondo viene associato alla riduzione delle coperture vaccinali, all’interruzione dei servizi sanitari in alcuni periodi e alla diffusione di informazioni non corrette che hanno rallentato il recupero delle dosi mancanti.
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Le priorità per prevenire future epidemie
Secondo l’analisi pubblicata su Lancet Infectious Diseases, contenere il rischio di nuovi focolai richiede un rafforzamento delle coperture pediatriche, il recupero sistematico della seconda dose e una strategia dedicata agli adulti non immunizzati, in particolare alle coorti nate tra gli anni Ottanta e Novanta. Interventi modulati a livello regionale possono contribuire a colmare le lacune locali e consolidare la protezione complessiva.
La ricerca evidenzia anche l’importanza di una comunicazione chiara sui benefici della vaccinazione e di una sorveglianza epidemiologica capace di intercettare tempestivamente segnali di allerta, elementi rivelatisi centrali nel decennio analizzato.
Fonti
- The Lancet Infectious Diseases - Estimating measles susceptibility and transmission patterns in Italy: an epidemiological assessment
- WHO - A 30-fold rise of measles cases in 2023 in the WHO European Region warrants urgent action