Più vita per i malati di cancro? Il possibile effetto positivo dei vaccini anti-Covid

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva
A cura di Emanuela Spotorno
Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva

Ultimo aggiornamento – 12 Novembre, 2025

donna con bandana in testa abbraccia amica

Una possibile connessione tra i vaccini anti-Covid e la sopravvivenza dei pazienti oncologici riaccende la speranza in una nuova arma contro il cancro. 

Secondo una recente ricerca pubblicata su Nature, i vaccini a mRNA, gli stessi che hanno contribuito a salvare milioni di vite durante la pandemia, potrebbero potenziare il sistema immunitario anche contro le cellule tumorali.

Dai laboratori contro il virus alle corsie di oncologia

La pandemia ha rappresentato una svolta nella storia della medicina. In pochi mesi, i vaccini a mRNA di Pfizer/BioNTech e Moderna sono passati dalla progettazione alla distribuzione globale, dimostrando un’efficacia straordinaria contro il virus Sars-CoV-2.

Oggi, però, quella stessa tecnologia potrebbe trovare un nuovo impiego. Gli scienziati del MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas hanno osservato che i pazienti oncologici che avevano ricevuto un vaccino a mRNA vivevano più a lungo rispetto a chi non era stato vaccinato.

Lo studio: fino al 75% di sopravvivenza in più

Lo studio ha preso in esame oltre 880 pazienti con tumore al polmone in stadio avanzato trattati tra il 2015 e il 2022. Tra questi, 180 avevano ricevuto un vaccino anti-Covid a mRNA entro 100 giorni dall’inizio dell’immunoterapia.

I risultati sono stati sorprendenti:

  • sopravvivenza mediana di 37,3 mesi nei pazienti vaccinati contro 20,6 mesi nei non vaccinati;
  • tasso di sopravvivenza a tre anni del 55,7% tra i vaccinati, rispetto al 30,8% tra gli altri.

Un andamento simile è stato osservato anche in pazienti affetti da melanoma metastatico, indipendentemente dal tipo di vaccino (Pfizer o Moderna). Nessun effetto analogo è stato riscontrato con vaccini non basati su mRNA.

Per dare un termine di paragone, un’analisi di oltre 120 farmaci oncologici approvati negli ultimi vent’anni ha mostrato un aumento medio della sopravvivenza di solo 2,8 mesi.

Un effetto “allenante” sul sistema immunitario

Gli studiosi ipotizzano che il vaccino a mRNA agisca come una sorta di “allenamento per il sistema immunitario”.

Il suo compito non sarebbe quello di attaccare direttamente le cellule tumorali, ma di renderle più visibili al sistema immunitario, stimolandolo a reagire in modo più efficace.

Esperimenti su modelli animali hanno confermato che l’associazione tra vaccino e immunoterapia può trasformare i cosiddetti “tumori freddi”, quelli invisibili alle difese dell’organismo, in “tumori caldi”, più facilmente riconoscibili e aggredibili.

Secondo Elias Sayour, oncologo e co-autore dello studio, questo approccio potrebbe portare in futuro alla creazione di un “vaccino universale contro il cancro”, capace di potenziare le difese immunitarie in modo sicuro, economico e accessibile a tutti.


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Cautela, ma anche ottimismo

Gli esperti invitano comunque alla prudenza: lo studio è di tipo osservazionale e, quindi, mostra un’associazione ma non una relazione diretta di causa-effetto. Saranno necessari nuovi trial clinici controllati per confermare questi risultati e comprendere a fondo il meccanismo biologico.

Tuttavia, la prospettiva è incoraggiante. Se confermata, questa scoperta potrebbe rivoluzionare l’approccio alla terapia oncologica, offrendo ai pazienti una strategia più mirata e con minori effetti collaterali rispetto ai trattamenti tradizionali.

Fonti:

Nature - Tumours might be sensitized to immune therapy by COVID mRNA vaccines

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