Le microplastiche all’interno del cervello umano, secondo una recente indagine scientifica, hanno raggiunto l’equivalente di un interno cucchiaino di plastica – lanciando, dunque, un serio allarme.
Scopriamo di più su questa ricerca e sul perché ciò possa essere accaduto.
Le particelle nel cervello
La ricerca in questione, pubblicata su Nature Medicine, ha rilevato che le microplastiche nel cervello degli esseri umani hanno ormai raggiunto una soglia spaventosa – costituendone lo 0,48% del peso.
Il dato è stato calcolato andando ad analizzare numerosi campioni di tessuto cerebrale prelevato da autopsie effettuate tra il 1997 e il 2024.
Queste piccole particelle di plastica, principalmente costituite da polietilene, sono le stesse che inquinano mari, oceani, alimenti e ossigeno: l’essere umano, quindi, va ad ingerirle e inalarle e questo le porta a sedimentarsi in vari organi e tessuti – come sangue, sperma, placenta, latte materno e cuore.
In un’altra ricerca è stato evidenziato come le micro e le nanoplastiche inalate possano attraversare la barriera emato-encefalica, un filtro selettivo che controlla ciò che può entrare nel cervello dal flusso sanguigno.
Non è ancora chiaro quale sia il loro impatto sulla salute umana, ma pare ci siano forti associazioni con l’aumento del rischio di infarto, ictus, cancro e riduzione della fertilità.
Inoltre, è stato rilevato che la presenza di queste particelle nelle pareti dei vasi sanguigni e nelle cellule immunitarie del cervello sono maggiori nei tessuti cerebrali di persone a cui era stata diagnosticata la demenza rispetto a quelli di individui sani.
Lo studio
Per arrivare a questi dati, sono stati valutati 52 campioni di cervello umano, di 28 appartenenti a persone decedute nel 2016 e 24 nel 2024.
Nelle autopsie più recenti, sono state rilevate concentrazioni significativamente più elevate di micro e nanoparticelle di plastica – si tratta del 50% in più, il che potrebbe significare che il cervello oggi è costituito al 99,5% da tessuto celebrale e il resto è plastica.
Gli individui osservati avevano un’età media tra i 45 e i 50 anni e le concentrazioni riscontrate erano di 4800 microgrammi per grammo – ovvero lo 0,48% in peso.
Le microplastiche sono state rilevate anche nel fegato e nei reni, ma la loro quantità era maggiore nei campioni di cervello – che contenevano livelli di microplastiche significativamente più alti (dalle 7 alle 30 volte in più).