La nuova sfida della sanità pubblica: un percorso che potrebbe ridurre drasticamente i tumori HPV

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva
A cura di Emanuela Spotorno
Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva

Ultimo aggiornamento – 14 Novembre, 2025

ragazza tiene in mano un'immagine stilizzata dell'utero

Rafforzare la prevenzione per arrivare a un traguardo storico: rendere il tumore della cervice uterina una patologia eliminabile. È questa la prospettiva rilanciata dalla Società Italiana d’Igiene (SItI) in occasione della Giornata di sensibilizzazione del 17 novembre, momento dedicato all’informazione sul ruolo dell’HPV e sulle strategie che la ricerca internazionale indica come decisive per ridurre radicalmente il peso della malattia.

L’appello si inserisce nel percorso aperto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel 2020 ha definito una roadmap globale per arrivare, entro il 2030, a un controllo efficace dei tumori HPV-correlati.

HPV: un virus diffuso, una prevenzione possibile

Il Papillomavirus umano è implicato nel 100% dei tumori della cervice uterina e contribuisce allo sviluppo di altre neoplasie, tra cui quelle dell’ano, del pene e dell’orofaringe. Un’infezione molto comune, spesso asintomatica, ma prevenibile attraverso interventi armonizzati di vaccinazione e screening.

Lo sottolinea anche il presidente SItI, Enrico Di Rosa, che richiama l’attenzione sulla necessità di accelerare sulle coperture vaccinali, ancora lontane dagli obiettivi fissati a livello internazionale. Un ritardo che rischia di compromettere la capacità del Paese di rientrare nei target definiti dall’Oms.

Gli obiettivi internazionali: tre traguardi per cambiare scenario

La strategia globale di eliminazione del tumore cervicale ruota su tre indicatori chiave:

  • 90% delle ragazze vaccinate entro i 15 anni;
  • 70% delle donne sottoposte a screening con test ad alte prestazioni entro 35 e 45 anni (percentuale innalzata al 90% dal Beating Cancer Plan europeo);
  • 90% delle donne con lesioni precancerose o tumori invasivi trattate in tempi rapidi.

Paesi che hanno investito con decisione in questi ambiti mostrano già risultati evidenti, dimostrando la concretezza della strategia.Tuttavia, gli obiettivi numerici non bastano se non accompagnati da politiche vaccinali capaci di intercettare l’intera popolazione giovanile.

Perché includere i ragazzi: il valore della vaccinazione universale

L’Italia ha scelto un modello di prevenzione “gender neutral”, prevedendo la vaccinazione universale anti-HPV. La protezione dei soli adolescenti di sesso femminile, infatti, non basta a limitare la circolazione del virus. La vaccinazione dei ragazzi permette di:

  • ridurre più velocemente la diffusione dell’HPV;
  • proteggere direttamente gli uomini da tumori correlati;
  • colmare il persistente divario tra generi nelle coperture;
  • garantire maggiore equità nei programmi di prevenzione.

Secondo la SItI, si tratta di un passaggio indispensabile per allinearsi ai Paesi con i migliori risultati.

Le evidenze dall’estero: dove la copertura cresce, la malattia arretra

Esperienze internazionali confermano che l’investimento in prevenzione porta a un crollo significativo dell’incidenza delle lesioni precancerose.

In Australia, la diminuzione delle alterazioni cervicali ad alto rischio è stata definita “drammatica”, tanto da ipotizzare l’eliminazione del tumore nel giro di pochi anni.

In Scozia, tra le giovani vaccinate prima dell’esposizione al virus, le lesioni CIN3 risultano quasi del tutto scomparse.

Uno scenario che evidenzia il potenziale delle campagne vaccinali estese e dello screening strutturato.


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La Carta di Loreto: un modello per rafforzare la prevenzione

La SItI richiama inoltre la Carta di Loreto, documento che propone un approccio integrato per migliorare la risposta nazionale. Tra le priorità indicate:

  • maggiore coordinamento tra istituzioni, operatori sanitari e sistema educativo;
  • recupero attivo dei non vaccinati tramite recall dedicati;
  • integrazione costante tra vaccinazione e screening;
  • comunicazione basata su evidenze e contrasto alla disinformazione;
  • coinvolgimento delle realtà sociali e delle agenzie formative.

La Società Italiana d’Igiene invita a un’azione congiunta per ampliare le coperture, potenziare l’accesso ai test ad alta sensibilità e garantire percorsi diagnostico-terapeutici equi su tutto il territorio.

Fonti:

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