Uno studio rivela un divario inatteso nella salute visiva tra uomini e donne

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva
A cura di Emanuela Spotorno
Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva

Data articolo – 04 Dicembre, 2025

ragazza con occhiali in primo piano

Un ampio studio statunitense, presentato durante il congresso internazionale FLORetina ICOOR a Firenze, evidenzia differenze nette tra uomini e donne nell’incidenza e nella gravità delle malattie oculari. 

I dati, pubblicati su Ophthalmology Science, derivano dall’analisi di oltre 14,5 milioni di esami effettuati nel 2018 e rivelano un rischio femminile sensibilmente più alto di perdita visiva e cecità. 

Questo nuovo filone di ricerca conferma l’urgenza di sviluppare un approccio di genere anche in oftalmologia, finora poco esplorato.

Un rischio più elevato di perdita visiva

Lo studio ha messo in luce un divario significativo tra i sessi in termini di compromissione visiva. A parità di età e patologie considerate, le donne presentano una probabilità maggiore di qualsiasi livello di perdita della vista: lieve, moderata, grave e fino alla cecità. 

La differenza risulta particolarmente marcata nelle forme più severe, dove il rischio femminile appare superiore del 35%, fino ad arrivare a una frequenza di cecità più alta del 54% rispetto agli uomini. 

L’unica eccezione riguarda il distacco della retina, condizione più comune nella popolazione maschile e spesso collegata a traumi.

Le patologie che colpiscono maggiormente le donne

Oltre alla gravità, anche l’incidenza delle principali malattie retiniche mostra differenze rilevanti. Dopo la menopausa aumenta per le donne il rischio di sviluppare degenerazione maculare e fori maculari, con una probabilità più alta del 32%

Per la retinopatia diabetica l’incremento stimato è dell’8%, mentre le occlusioni vascolari retiniche risultano più frequenti del 10%. Le donne presentano inoltre una maggiore predisposizione alla cataratta. Sul versante opposto, il rischio di perdita visiva associata al distacco di retina è inferiore del 30%.

Una parte delle differenze emerge dalle variazioni ormonali che caratterizzano la vita femminile. Gli estrogeni esercitano un effetto protettivo contro lo stress ossidativo dell’occhio: la loro riduzione in menopausa potrebbe favorire l’insorgenza o la progressione di degenerazione maculare e retinopatia diabetica. 

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Anche condizioni come gravidanza, uso di contraccettivi e cambiamenti del profilo ormonale sembrano influire sull’incidenza delle occlusioni venose retiniche. 

Tuttavia, la maggiore longevità femminile e la frequenza più alta di controlli oculistici non spiegano completamente il divario osservato, segnalando la presenza di meccanismi biologici aggiuntivi.

Differenze strutturali e proteomiche nella retina

Nuove evidenze ottenute tramite tecniche di imaging avanzato e machine learning mostrano differenze anatomiche nella retina sana di uomini e donne. 

Analizzando scansioni del fondo oculare di giovani adulti, i ricercatori hanno individuato una retina interna più spessa negli uomini, mentre nelle donne risultano più sottili gli strati interni e pressoché identici quelli esterni. 

Gli algoritmi di intelligenza artificiale sono stati in grado di riconoscere il sesso basandosi esclusivamente sugli spessori retinici, suggerendo una distinzione biologica marcata. 

A queste osservazioni si aggiungono dati proteomici: uno studio pubblicato su Biology of Sex Differences ha identificato 21 proteine espresse in modo differente nella retina e 58 nell’epitelio pigmentato retinico, con possibili effetti su processi di riparazione e sopravvivenza cellulare.


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Il ruolo delle malattie autoimmuni

Le donne presentano una maggiore predisposizione alle malattie autoimmuni, che possono coinvolgere anche l’apparato visivo. 

Patologie come sarcoidosi, sclerosi multipla e lupus eritematoso sono più frequentemente associate a uveiti nella popolazione femminile, in relazione a una risposta immunitaria generalmente più intensa. Gli uomini risultano invece più esposti alle forme infettive.

Queste evidenze rafforzano l’esigenza di integrare in oftalmologia una reale prospettiva di genere. Sulla scia di quanto già avviene in cardiologia, definire percorsi clinici e protocolli pensati anche sulle specificità femminili può favorire diagnosi più precoci, trattamenti più mirati e una gestione complessiva della cura più efficace e personalizzata.

Fonti

  • Ophthalmology Science - Vision Loss and Blindness in the United States: An Age-Adjusted Comparison by Sex and Associated Disease Category
  • Biology of Sex Differences - Quantitative proteomic profiling reveals sexual dimorphism in the retina and RPE of C57BL6 mice
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