Uno studio pubblicato sulla rivista Cell ha mostrato un picco di accelerazione dell’invecchiamento intorno ai 50 anni.
La revisione scientifica ha unito competenze in bioinformatica, medicina rigenerativa, trapiantologia e ricerca geriatrica, coinvolgendo 14 istituti cinesi tra centri di ricerca, università, ospedali e aziende biotech – di cui la maggior parte si trova a Pechino, come il Centro nazionale per la bioinformazione, l’Istituto di genomica, l’Istituto di zoologia, diversi ospedali universitari e centri dedicati all’invecchiamento e alla medicina rigenerativa, altri invece si trovano a Chengdu (centri trapianti dell’Università del Sichuan), Haikou, Quzhou e Hangzhou.
Scopriamo di cosa si tratta.
Gli organi che invecchiano
Per arrivare a questa conclusione, il team di ricerca ha prelevato campioni tissutali provenienti da otto sistemi diversi del corpo – tra cui il sistema immunitario, quello digerente e cardiovascolare – da 76 persone di età compresa tra 14 e 68 anni, decedute per lesione cerebrale accidentale.
Lo studio ha preso in esame diversi parametri che hanno permesso di comprendere che alcuni organi si deteriorano prima di altri: in particolare, si sono osservate le proteine, scoprendo come alcuni livelli cambino tra i 45 e i 55 anni – indicando una maggiore espressione di 48 proteine associate a malattie.
Gli studiosi hanno notato prime variazioni già intorno ai 30 anni in organi come le ghiandole surrenali, coinvolte nella produzione di ormoni.
La scoperta più significative riguarda l’aorta: è stata registrata la produzione di una proteina che, se somministrata ai topi, è in grado di innescare un invecchiamento precoce; i vasi sanguigni invecchiano più velocemente di altri tessuti – e possiedono molecole che possono velocizzare il passare del tempo.
Secondo il principale firmatario dello studio, l’intento del team era quello di ridefinire il concetto di età biologica, suggerendo che alcuni organi invecchiano prima di altri e che il processo non segue un ritmo costante, bensì alterna periodi di stasi a momenti di accelerazione.
Secondo gli autori, sarà necessario estendere l’osservazione ad un numero maggiore e diversificato di soggetti prima di poter indicare con certezza i 50 anni come soglia critica.
Le eventuali scoperte andrebbero ad agevolare lo sviluppo di interventi mirati contro l'invecchiamento e le malattie ad esso correlate, aprendo la strada al miglioramento della salute degli anziani.
Le altre ricerche
Non è la prima volta che viene studiata la natura dell’invecchiamento: altri studi (uno del 2024 e uno del 2019) hanno osservato i cambiamenti molecolari all’interno del sangue e campioni di tessuto provenienti dagli organi.
Il primo aveva assestato l’intervallo principale d’età in cui avvengono i cambiamenti dell’invecchiamento tra i 44 e i 60 anni, indicando come un numero considerevole di molecole mostrasse modelli non lineari di invecchiamento:
- il picco a metà dei 40 anni, quando vi erano cambiamenti nelle molecole correlate al metabolismo dei lipidi (grassi), della caffeina e dell'alcol, correlati alle malattie cardiovascolari e a disfunzioni nella pelle e nei muscoli;
- il picco all’inizio dei 60 anni, invece, era stato associato al metabolismo dei carboidrati e della caffeina, alle malattie cardiovascolari, alla pelle e ai muscoli, alla regolazione immunitaria e alla funzionalità renale.
Il secondo studio, invece, aveva trovato picchi alle età di 34 anni, 60 anni e 78 anni.
Anche se gli studi sull’invecchiamento possono portare a risultati leggermente diversi tra loro – perché basati su campioni biologici differenti (come tessuti, cellule o fluidi), su popolazioni eterogenee (per età, condizioni di salute, origine geografica) e su metodi di analisi variabili – è probabile che, alla fine, identifichino gli stessi meccanismi biologici fondamentali.
Pur partendo da strade diverse, dunque, la ricerca tende a individuare un insieme comune di processi molecolari coinvolti nell’invecchiamento, come lo stress ossidativo, l’infiammazione cronica, l’instabilità genomica e l’alterazione dei segnali cellulari.