Il pancreas è un organo importantissimo che lavora per regolare due funzioni fondamentali: la digestione e il metabolismo del glucosio.
Quando vi sono dei disturbi legati al pancreas, però, le conseguenze possono essere serie: per questo motivo, monitorarlo attraverso esami del sangue mirati può fare una differenza concreta nella prevenzione e nella diagnosi precoce di diverse condizioni, anche gravi.
Esploriamo i principali test che aiutano a capire se il pancreas sta funzionando correttamente.
Esami del sangue per controllare il pancreas: quando farli
Non è detto che serva fare gli esami del sangue per il pancreas di routine, ma ci sono contesti in cui il medico può prescrivere un controllo specifico degli enzimi pancreatici.
Tra questi:
- dolore addominale persistente o ricorrente, soprattutto nella parte alta dell’addome (detto anche dolore a barra);
- nausea e vomito inspiegabili;
- perdita di peso non intenzionale;
- feci grasse o galleggianti (segno di malassorbimento);
- sospetto di pancreatite, cronica o acuta;
- monitoraggio di condizioni come il diabete di tipo 1 o 2;
- familiarità per tumore del pancreas.
Molti dei sintomi legati a disfunzioni pancreatiche sono generici, per questo gli esami del sangue aiutano a fare chiarezza, soprattutto quando inseriti in un quadro diagnostico più ampio, che può includere anche:
Gli esami del sangue per valutare la salute del pancreas
Non esiste un unico test del pancreas, ma una serie di analisi che, messe insieme, offrono un’idea affidabile della sua condizione.
Vediamole.
Amilasi sierica
L’amilasi è un enzima prodotto principalmente da pancreas e ghiandole salivari che aiuta a scomporre i carboidrati durante la digestione.
Quando il pancreas è infiammato o danneggiato, come nel caso di una pancreatite acuta, i livelli di amilasi nel sangue possono aumentare rapidamente:
- valori normali: variano da laboratorio a laboratorio, ma di solito tra 25 e 125 U/L;
- quando si alza: pancreatite acuta, ostruzione dei dotti pancreatici, ma anche in caso di calcoli biliari o perfino parotite;
- limite diagnostico: l’amilasi può essere normale anche in presenza di una pancreatite cronica.
Lipasi sierica
Più specifica dell’amilasi, la lipasi è un altro enzima pancreatico, responsabile della digestione dei grassi.
In caso di infiammazione del pancreas, la lipasi tende ad aumentare in modo più marcato e prolungato rispetto all’amilasi.
- valori normali: in genere tra 10 e 140 U/L;
- quando si alza: soprattutto in pancreatite acuta, ma anche in alcune malattie renali, celiachia, occlusioni intestinali;
- nota clinica: la lipasi è spesso considerata l’indicatore ematico più attendibile per le patologie pancreatiche acute.
Glucosio (glicemia)
Il pancreas è anche il responsabile della produzione di insulina e glucagone, ormoni chiave per regolare il livello di zucchero nel sangue.
In presenza di una pancreatite cronica o di un tumore, la produzione di insulina può calare, portando a iperglicemia.
- valori normali a digiuno: 70-100 mg/dL;
- anomalie frequenti: glicemia alta nei casi di insufficienza pancreatica o diabete secondario.
Un paziente con pancreatite cronica potrebbe sviluppare un diabete detto pancreatogeno (tipo 3c), spesso mal diagnosticato come tipo 2.
CA 19-9 (marcatore tumorale)
Non è un esame di primo livello, ma in caso di sospetto di masse/tumore pancreatico viene spesso richiesto.
Il CA 19-9 è un antigene tumorale che può risultare elevato nei pazienti con carcinoma del pancreas.
- valori normali: fino a 37 U/mL;
- limiti: può risultare alto anche in assenza di tumore (es. epatopatie, colangite, pancreatite), o basso anche in presenza di malattia avanzata.
Non è un test di screening, ma ha un ruolo importante nel follow-up o nel monitoraggio della risposta alla terapia.
Esami correlati per il pancreas per completare il quadro
Un controllo del pancreas raramente si limita a uno o due parametri. Spesso, il medico richiede anche altri esami per avere una visione più ampia:
Transaminasi e bilirubina
Il fegato e le vie biliari sono strettamente legati al pancreas. Un’alterazione degli enzimi epatici (AST, ALT, GGT) o della bilirubina può suggerire un problema a monte, come un calcolo che ostruisce il coledoco o una compressione da massa pancreatica.
Proteina C reattiva (PCR)
Marker infiammatorio utile per valutare l’intensità di un processo acuto, ad esempio una pancreatite.
Albumina e proteine totali
Utili per valutare lo stato nutrizionale, spesso compromesso nei pazienti con insufficienza pancreatica cronica e malassorbimento.
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Esami del sangue per pancreas: quando preoccuparsi e cosa fare
L’aumento degli enzimi pancreatici (e variazioni della funzionalità pancreatica) non è sempre sinonimo di malattia grave: in alcuni casi può trattarsi di fluttuazioni transitorie, legate ad assunzione di alcol, farmaci o piccoli calcoli biliari.
Tuttavia, se accompagnati da sintomi o se persistenti, meritano un approfondimento con imaging (ecografia, TC, RMN) e valutazione specialistica.
È bene evitare l’autodiagnosi leggendo singoli valori fuori scala: il contesto clinico e l’interpretazione di un medico sono essenziali.
Valori alterati in assenza di sintomi
Può capitare che lipasi o amilasi risultino leggermente aumentate in esami di routine, anche in persone che non avvertono alcun disturbo.
In questi casi, il medico valuterà se si tratta di una variazione occasionale o se è necessario approfondire.
A volte, il rialzo può essere dovuto a:
- assunzione di farmaci (es. diuretici tiazidici, antiepilettici, corticosteroidi);
- alcol: anche un abuso occasionale può influire sui livelli enzimatici;
- microtraumi addominali: dopo incidenti o colpi nella zona del pancreas;
- problemi renali, che riducono l’eliminazione di questi enzimi.
In assenza di sintomi e con valori solo lievemente alterati, spesso si opta per un controllo a distanza.
Se i valori si normalizzano spontaneamente, non è necessario fare nulla. Se invece persistono o aumentano, si procede con approfondimenti.
Presenza di sintomi compatibili
In presenza dei sintomi citati prima – dolori persistenti nella parte alta dell’addome, nausea, difficoltà digestive, cambiamenti nell’alvo (come diarrea grassa o feci chiare), perdita di peso inspiegabile – sono segnali da non ignorare.
Se accompagnati da alterazioni nei valori ematici (es. lipasi molto alta, glicemia fuori controllo, albumina bassa), il sospetto di una patologia pancreatica diventa fondato.
In questi casi, è fondamentale:
- non posticipare l'approfondimento;
- evitare cure “fai da te”, anche se si pensa che si tratti di problemi digestivi generici;
- eseguire ecografia o TAC addome su indicazione medica;
- affidarsi a un gastroenterologo o un internista per la lettura completa del quadro.
Variazioni associate a calo ponderale o diabete recente
Una perdita di peso significativa, soprattutto se non voluta, deve sempre far alzare il livello di attenzione.
Se associata a una nuova diagnosi di diabete, può essere il campanello d’allarme per un’insufficienza pancreatica o, nei casi peggiori, per un tumore. Non si tratta di allarmismo, ma di buon senso clinico.
In questi contesti, il medico potrà prescrivere:
- dosaggio del CA 19-9;
- ecografia addome superiore e/o TAC con mezzo di contrasto;
- risonanza magnetica delle vie biliari (colangio-RM);
- valutazione endocrinologica, se c’è scompenso glicemico.
Il tumore del pancreas, purtroppo, è spesso silente nelle fasi iniziali. Per questo, una diagnosi precoce può fare davvero la differenza.
Pancreatite acuta
Se una persona accusa un dolore addominale acuto, profondo, che si irradia verso la schiena, accompagnato da vomito, febbre o confusione, bisogna recarsi in pronto soccorso senza esitazioni.
In caso di pancreatite acuta, i livelli di lipasi possono superare anche di 10 volte il valore massimo, e l’intervento tempestivo è decisivo per prevenire complicanze come necrosi pancreatica, setticemia o danni multiorgano.
Esami del pancreas: cosa fare dopo una diagnosi
La gestione delle patologie pancreatiche è spesso multidisciplinare. Se gli esami del sangue suggeriscono una disfunzione, il percorso può coinvolgere:
- il medico di base, che valuta i primi segnali;
- il gastroenterologo, per definire la diagnosi e pianificare la terapia;
- il diabetologo, se c’è un coinvolgimento endocrino;
- il nutrizionista clinico, in caso di malassorbimento o perdita di peso;
- l’oncologo, se viene riscontrata una massa sospetta.
Ogni passaggio va calibrato sulla singola persona, tenendo conto di età, sintomi, storia clinica e stile di vita.