Demenza e Alzheimer: i numeri allarmanti sul ritardo della diagnosi

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 31 Luglio, 2025

Anziana seduta su una panchina con accanto una persona che la abbraccia affettuosamente mentre legge un giornale

Sul Journal of Geriatric Psychiatry è stato pubblicato uno studio che indaga quanto tempo trascorre, mediamente, tra la comparsa dei sintomi iniziali dell'Alzheimer e la diagnosi vera e propria – svelando dati preoccupanti che possono impattare sulla terapia futura per gestire la condizione.

Scopriamo più dettagli di questa indagine.

Il dato

Il team di ricerca, guidato da scienziati britannici della Divisione di Psichiatria dello University College London, insieme alla Facoltà di Scienze della Salute – Dipartimento di Infermieristica dell'Università di Jaén (Spagna), ha analizzato le cartelle cliniche di oltre 30.000 persone  con diagnosi accertata di demenza – oltre a  verificare le dichiarazioni di parenti e caregiver che si prendono cura dei soggetti in questione.

I partecipanti avevano un'età media di 73,5 anni  (tra i 54 ei 93 anni) ed erano stati coinvolti in 13 studi distinti, pubblicati in Australia, Cina, Europa e Stati Uniti.

Ne è emerso che, dalla comparsa dei primi sintomi alla diagnosi di demenza, trascorrono in media 3,5 anni – nel caso, invece, di demenza a esordio precoce , quella che si manifesta prima dei 60-65 anni, il tempo per ottenere la diagnosi è di 4,1 anni .

Gli scienziati fanno sapere che la demenza frontotemporale e l'età più giovane dei pazienti sono, spesso, fattori che rendono più lunga e complessa la diagnosi: questa può avvenire in maniera definitiva solo dopo la morte , attraverso l'autopsia e l'analisi del tessuto cerebrale.

Secondi i ricercatori è fondamentale identificare questa condizione il prima possibile : un rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità  (OMS) sottolinea che nel mondo ci sono circa 30/40 milioni di persone affette da Alzheimer – e il numero è destinato a triplicarsi entro il 2050.

Le difficoltà e gli scenari futuri

Il team di ricerca, guidato dalla Dr.ssa Vasiliki Orgeta, sottolinea come si sia di fronte ad un dato particolarmente significativo , perché una diagnosi quanto più tardiva peggiora gli effetti dei trattamenti.

Nel caso specifico dell'Alzheimer, questo discorso è ancora più importante per due motivi :

  • la scarsa disponibilità di opzioni terapeutiche;
  • i pochi farmaci disponibili, come i nuovi anticorpi monoclonali in grado di rallentare la progressione della demenza fino al 39% sono efficaci se somministrati nella fase iniziale della patologia.

All'interno di un comunicato stampa , i co firmatari dello studio ricordano che nei Paesi ad alto reddito, dove ci si aspetterebbe un migliore accesso ai servizi sanitari, solo il 50/65% dei casi di demenza viene effettivamente diagnosticato .

La diagnosi precoce della demenza rappresenta ancora oggi una grande sfida a livello globale : le difficoltà non dipendono da un solo fattore, ma da una combinazione complessa di elementi che rendono il percorso diagnostico lungo e, spesso, incerto.

Uno dei problemi principali è la mancanza di percorsi chiari e uniformi per indirizzare i pazienti verso una valutazione specialistica . A questo si aggiungono liste d'attesa lunghe, scarsa disponibilità di neurologi e geriatri, e cliniche della memoria spesso sovraccariche o sottodotate di risorse.

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

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