In Italia, oltre 700.000 giovani under 25 convivono con disturbi di ansia e depressione: è quanto emerge da un recente report OCSE rilanciato al 14° Congresso Nazionale della Società Italiana di Psichiatria Sociale (SIPS).
Il convegno, svoltosi a Firenze dal 30 settembre al 3 ottobre, ha acceso i riflettori su nuove modalità di cura, sull’importanza della prevenzione e su interventi multidisciplinari che guardano ai contesti sociali e digitali.
Vediamo i dettagli.
Giovani a rischio: quando intervenire fa la differenza
Studi internazionali mostrano che ben il 74% dei disturbi mentali insorge entro i 24 anni. Tale panoramica mostra l'importanza cruciale della diagnosi precoce e dell’azione preventiva nelle fasce adolescenziali e giovanili.
Sono diversi i fattori che contribuiscono al disagio mentale.
Vediamo quali:
- esperienze traumatiche o stress acuti;
- esposizione a nuove sostanze psicoattive e dipendenze comportamentali;
- fattori biologici predisponenti;
- stigma sociale e barriere nell’accesso alle cure.
L’evento di Firenze ha ribadito come i giovani siano un target prioritario: strategie adeguate in questa fase di vita possono ridurre l’insorgenza di malattie croniche psichiatriche e favorire traiettorie di benessere più stabili.
La salute mentale però non è questione che coinvolge solo i giovani. L’innalzamento dell’aspettativa di vita, l’isolamento e le perdite sociali contribuiscono all’aumento di disturbi nel corso dell’età adulta e della vecchiaia: depressione, declini cognitivi, problemi del sonno emergono con maggiore frequenza.
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Secondo dati OCSE per l’Unione Europea, 11,2 milioni di bambini e adolescenti fino a 19 anni convivono con un disturbo mentale (circa il 13% del totale). Tra i 15 e i 19 anni:
- circa l’8% soffre di ansia;
- circa il 4% soffre di depressione.
Tra il 2018 e il 2022 si è registrato un peggioramento del disagio mentale, con un aumento particolarmente marcato nelle ragazze.
L’impatto della pandemia da Covid-19 ha ulteriormente aggravato la situazione: un incremento stimato del 25% nei casi di ansia, depressione e solitudine, con ricadute personali, sociali ed economiche.
Italia: su cosa bisogna lavorare
In Italia, il Congresso SIPS ha segnalato una grave mancanza di iniziative nazionali per la salute mentale: a differenza di Gran Bretagna, Spagna o Danimarca, non esiste al momento una campagna nazionale strutturata né programmi in attuazione sul tema. Questo posiziona il Paese in uno stato di ritardo rispetto ad altri sistemi sanitari occidentali.
Secondo Andrea Fiorillo, presidente della SIPS e della Società Europea di Psichiatria, siamo dentro una “tempesta perfetta” fatta da:
- stress acuti (pandemie, guerre) e cronici (crisi economica, emergenza climatica);
- indebolimento di fattori protettivi come famiglia, scuola, comunità;
- comportamenti disfunzionali legati all’uso intensivo di tecnologie e social media.
Secondo il piano di rinnovamento evocato al Congresso:
- la psichiatria deve decentrarsi verso ambienti “non tradizionali” (scuole, carceri, posti di lavoro);
- devono essere sperimentati strumenti innovativi come intelligenza artificiale e realtà virtuale;
- nuovi trattamenti farmacologici e psicoterapici dovrebbero essere affiancati da approcci psicosociali e comunitari.
Cosa chiedere, dunque, alle Istituzioni?
I partecipanti al Congresso ribadiscono come non bastino solo interventi clinici: servono politiche nazionali, risorse e un cambio culturale. Tra le priorità indicate:
- programmi nazionali per sensibilizzare, combattere lo stigma e promuovere la salute mentale;
- rafforzamento della rete dei servizi territoriali, con potenziamento delle unità operative psichiatriche (UOP), neuropsichiatriche per l’età evolutiva (UONPIA) e servizi psicologici integrati;
- formazione continua per operatori sanitari sulle nuove sfide psichiatriche;
- investimenti in tecnologie digitali per favorire l’accesso alle cure (e-mental health, teleterapia) e monitorare esiti;
- approcci centrati sulla relazione gene–ambiente: valutazione dei determinanti sociali, genetici ed epigenetici nella prevenzione e nella cura.
Il ruolo della psichiatria sociale
La psichiatria sociale punta a integrare aspetti clinici, ambientali e relazionali, studiando non solo il sintomo, ma il contesto in cui esso prende forma. Nel contesto giovanile assume un’importanza strategica: agendo sui fattori di rischio ambientali e promuovendo il benessere psicosociale, è possibile ridurre la vulnerabilità individuale.
Il Congresso ha indicato una nuova via per il settore, ovvero quella di uscire dal recinto ospedaliero per entrare nella vita quotidiana della persona.
In sintesi, la situazione italiana sulla salute mentale giovanile è critica ma non irrecuperabile: attraverso una moltitudine di azioni preventive, innovazione tecnologica, politiche nazionali e prospettive pluralistiche, è possibile cambiare rotta.
Si tratta di un cambiamento che richiede coraggio politico, investimenti mirati e una visione d’insieme centrata sulle relazioni tra individuo e società.
Fonti:
InSalute - Salute mentale, in Italia 700mila under 25 soffrono di ansia e depressione