Le calze antitrombo, conosciute anche come calze a compressione graduata o elastiche, rappresentano uno strumento medico largamente impiegato nella prevenzione della trombosi venosa profonda (TVP), in particolare in pazienti post-operatori o con mobilità ridotta.
Nonostante i benefici ampiamente documentati, l’uso di questi dispositivi può comportare alcuni effetti collaterali e presentare controindicazioni in specifiche situazioni cliniche.
A cosa servono le calze antitrombo
Il principio di funzionamento delle calze antitrombo si basa sulla compressione graduata, più intensa alla caviglia e decrescente verso l’alto, al fine di facilitare il ritorno venoso dagli arti inferiori al cuore.
Questo meccanismo contribuisce a ridurre il rischio di formazione di coaguli, migliorando la circolazione sanguigna e contrastando il ristagno venoso e la formazione di edemi.
L’impiego è particolarmente indicato durante il ricovero ospedaliero o nel periodo post-operatorio, soprattutto in soggetti a rischio di tromboembolismo venoso, come raccomandato da linee guida internazionali.
Calze antitrombo effetti collaterali
Sebbene le calze antitrombo siano considerate dispositivi medici sicuri ed efficaci, il loro utilizzo può essere associato a effetti collaterali, soprattutto in caso di applicazione non corretta, taglia non adeguata o presenza di condizioni predisponenti.
Gli effetti avversi più frequentemente segnalati includono:
- fastidio, senso di oppressione o dolore agli arti: l’applicazione di una compressione troppo intensa o l’uso di calze di misura errata può provocare una sensazione di pressione eccessiva, talvolta dolorosa. In alcuni casi, il paziente può percepire una compressione localizzata in punti specifici, segno di una distribuzione non uniforme della forza compressiva. Tuttavia, provare fastidio le prime volte che le si indossa può essere normali, se non si è abituati all’elastocompressione;
- alterazioni cutanee: possono comparire arrossamenti, prurito o irritazioni da sfregamento, soprattutto in soggetti con pelle sensibile o con preesistenti problematiche dermatologiche. Anche l’iperidrosi indotta dal materiale sintetico delle calze può contribuire allo sviluppo di macerazioni cutanee, micosi o dermatiti da contatto;
- formicolio, intorpidimento o parestesie: questi sintomi possono indicare una compressione eccessiva che interferisce con la normale conduzione nervosa. La comparsa di tali manifestazioni richiede un’attenta valutazione, poiché possono compromettere la sicurezza dell’uso prolungato del dispositivo;
- edema paradosso: in alcuni casi, un’applicazione impropria può ostacolare il deflusso linfatico o venoso, peggiorando la condizione edematosa invece di migliorarla, specialmente se le calze vengono arrotolate o applicate in modo non uniforme;
- ulcere o lesioni da pressione: se utilizzate su una cute già fragile o su arti con deformità, le calze antitrombo possono generare aree di compressione eccessiva, che nel tempo possono evolvere in vere e proprie lesioni cutanee. Questo rischio è maggiore nei pazienti anziani, diabetici o con neuropatie periferiche.
Potrebbe interessarti anche:
- Un nuovo dispositivo indossabile può aiutare a monitorare lo stato di salute
- Macchie rosse sulle gambe? Ecco tutte le cause (e qualche consiglio)
- Embolia e trombosi: ecco la differenza tra queste due condizioni
È importante che il personale sanitario valuti regolarmente la tollerabilità delle calze, in particolare nelle prime ore o giorni di utilizzo, al fine di individuare tempestivamente eventuali segni di intolleranza o complicazioni.
Calze elastiche controindicazioni all’uso
Nonostante l’efficacia documentata nella prevenzione della trombosi, le calze antitrombo non sono adatte a tutti i pazienti.
Alcune condizioni mediche rappresentano controindicazioni assolute o relative al loro utilizzo, in quanto la compressione può peggiorare il quadro clinico o provocare danni aggiuntivi. Tra le principali controindicazioni si segnalano:
- arteriopatia periferica ostruttiva grave: nei soggetti con insufficiente perfusione arteriosa agli arti inferiori, l’aggiunta di una compressione esterna può ulteriormente ridurre l’apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti, aumentando il rischio di ischemia e necrosi. In questi casi, l’uso delle calze è sconsigliato;
- scompenso cardiaco severo: la compressione può aumentare il ritorno venoso al cuore, peggiorando la condizione di sovraccarico in pazienti con insufficienza cardiaca congestizia non controllata. Tale situazione può indurre dispnea, edema polmonare o peggioramento dello stato clinico generale;
- infezioni cutanee o ulcerazioni in atto: la presenza di lesioni aperte, flebiti, cellulite o dermatiti può essere aggravata dall’effetto occlusivo e meccanico delle calze. In questi casi, è necessario trattare l’infezione prima di considerare nuovamente la terapia compressiva;
- trombosi venosa profonda in fase acuta: l’impiego delle calze in presenza di una trombosi non trattata può potenzialmente dislocare il trombo, aumentando il rischio di embolia polmonare. L’uso è generalmente posticipato fino all’inizio della terapia anticoagulante e alla stabilizzazione clinica;
- deformità anatomiche, neuropatie periferiche o allergie ai materiali: condizioni che impediscono una corretta applicazione o che aumentano il rischio di lesioni cutanee devono essere attentamente valutate. La presenza di allergie a materiali sintetici o elastici rende necessario scegliere calze ipoallergeniche o optare per soluzioni alternative.
Uso corretto delle calze elastiche e consigli pratici
Per garantire l'efficacia delle calze antitrombo e ridurre il rischio di effetti collaterali, è fondamentale seguire alcune indicazioni pratiche legate alla scelta, all’applicazione e alla gestione quotidiana del dispositivo.
L’uso corretto si basa su tre principi essenziali: valutazione medica, adeguata vestibilità e monitoraggio regolare.
Scelta della taglia e della pressione
La selezione della taglia corretta è fondamentale per ottenere una compressione efficace e sicura. Le misurazioni dovrebbero essere effettuate al mattino, preferibilmente a letto, misurando la circonferenza della caviglia, del polpaccio e della coscia (se si utilizzano calze a coscia intera).
In commercio esistono diversi gradi di compressione (espressi in mmHg), e solo il medico può stabilire quale sia il più adatto in base alla condizione clinica.
Modalità di applicazione
Le calze devono essere indossate prima di alzarsi dal letto, quando gli arti inferiori sono ancora privi di edema. L’applicazione va eseguita con attenzione, evitando pieghe, arrotolamenti o torsioni che potrebbero causare punti di compressione eccessiva.
L’utilizzo di guanti in gomma può facilitare la vestizione e proteggere il tessuto.
Durata d’uso e rimozione
Le calze antitrombo sono generalmente indossate per l’intera giornata e rimosse durante la notte, salvo diverse indicazioni. La rimozione temporanea è consigliata anche per controllare la cute e valutare la presenza di segni di compressione o irritazione.
Nei pazienti allettati, è importante alternare i momenti di utilizzo con pause adeguate per favorire la ventilazione cutanea.
Igiene e manutenzione
È consigliabile lavare le calze quotidianamente a mano o in lavatrice con programmi delicati, utilizzando detergenti neutri e senza ammorbidenti. L’asciugatura deve avvenire all’aria, evitando fonti di calore diretto che potrebbero danneggiare le fibre elastiche e comprometterne la funzionalità.
Educazione del paziente e monitoraggio clinico
Soprattutto nei contesti domiciliari, è utile fornire al paziente o al caregiver istruzioni chiare e personalizzate sull’utilizzo delle calze.
Il monitoraggio periodico da parte del personale sanitario consente di verificare l’aderenza alla terapia, la presenza di effetti collaterali e la necessità di modificare la compressione nel tempo.
La decisione sull’uso delle calze antitrombo deve sempre essere basata su una valutazione clinica individuale, preferibilmente supportata da esami diagnostici come l’ecodoppler venoso e arterioso, al fine di garantire un impiego sicuro ed efficace.