Alzheimer: la causa potrebbe essere una scorretta ossigenazione del cervello

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 05 Febbraio, 2025

Una donna con una signora anziana guardano l'orizzonte di spalle

Nonostante le dimensioni esigue, il cervello richiede fino al 20% del consumo di energia complessivo del corpo umano; per fare ciò, l’organo in questione comunica con il sistema vascolare per assicurarsi l’energia sufficiente.

Uno studio dell’Università di Lubiana e della Lancaster University ha studiato questo legame: vediamo, del dettaglio, di cosa si tratta.

Come è stato effettuato lo studio

All’interno dell’indagine viene spiegato il ruolo fondamentale dell’unità neurovascolare (Nvu) – costituita da un sistema connesso ai neuroni tramite cellule cerebrali (gli astrociti); lo studio si è basato sulla ricerca di eventuali alterazioni nel funzionamento di questa unità nei pazienti con Alzheimer.

I ricercatori hanno incrociato le misurazioni non invasive dell’ossigenazione cerebrale (flusso sanguigno) e dell'attività elettrica con nuovi metodi di analisi, ovvero specifici algoritmi matematici sviluppati dal gruppo di fisica non lineare e biomedica di Lancaster. Per fare ciò, durante un Ecg (elettrocardiogramma), hanno posizionato sonde elettriche e ottiche sul cuoio capelluto dei pazienti, al fine di valutare la frequenza cardiaca, e una cintura toracica per rilevare la respirazione.

La misurazione in contemporanea di tutti questi valori – l’attività elettrica cerebrale, l'ossigenazione del sangue, l'attività cardiaca e la respirazione – ha permesso agli autori di studiare più da vicino i ritmi fisiologici e identificarne eventuali imperfezioni.

Cosa ha evidenziato la ricerca

Lo studio ha, quindi, fatto emergere una differenza nei ritmi di respirazione tra i due gruppi presi in osservazione: nei soggetti sani, la frequenza media era di 13 respiri al minuto contro i 17 nei pazienti con Alzheimer – e il numero si alzava quando l’individuo era a riposo.

I dati raccolti hanno anche sottolineato un calo del potere di ossigenazione e della coerenza della fase di ossigenazione globale e di quella neurovascolare nei pazienti con Alzheimer rispetto al gruppo sano.

Questo studio presenta, però, diverse limitazioni, ad esempio il fatto che la dimensione del campione preso in esame è contenuta (29 partecipanti con malattia di Alzheimer).

Secondo gli autori, questa scoperta potrebbe aprire la strada a nuovi studi sulla malattia di Alzheimer e fornire nuovi approcci per la diagnosi e il suo trattamento: lo studio mostra come questa condizione possa essere rilevata in modo semplice, non invasivo e poco costoso.

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Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

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