Cosa occorre sapere circa l'assunzione dei farmaci cortisonici in gravidanza? Si possono sempre utilizzare oppure sarebbe meglio evitarli? Approfondiamo l'argomento, cercando di chiarire se il cortisone in gravidanza può rappresentare un pericolo per la salute del feto.
Cortisone in gravidanza: sì o no?
L'assunzione di cortisone in gravidanza è un argomento che solleva numerosi dubbi da parte delle future mamme, in relazione ai possibili effetti collaterali che esso potrebbe avere sia sullo sviluppo del feto, che sulla salute della donna stessa.
Con il termine generico di "cortisone", si intende un gruppo di farmaci corticosteroidi sintetici che svolgono un'azione simile a quella del cortisone naturalmente prodotto dal corpo umano. Tali medicinali possono essere somministrati per via orale, topica o con iniezioni, a seconda del tipo di problematica che servono a curare.
Il cortisone viene usato principalmente per la sua azione immunosoppressiva e antinfiammatoria, e viene prescritto per curare sia le patologie autoimmuni (come dermatiti, artrite reumatoide,...), che l'asma bronchiale, le allergie o altre infiammazioni.
L'utilizzo del cortisone in gravidanza viene considerato generalmente sicuro e i medicinali che lo contengono non sono inseriti nella categoria di quelli con effetto teratogeno (ovvero non influenzano in modo negativo lo sviluppo del feto e non provocano alterazioni della sua crescita).
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L'assunzione di cortisone in gravidanza è quindi ritenuta ragionevolmente sicura fino a un dosaggio di circa 20 mg al giorno, tuttavia potrà essere solamente il medico a stabilire le quantità e la terapia da seguire. Egli dovrà valutare il rapporto tra rischio e beneficio, in modo che venga tutelata sia la salute della donna, che quella del feto.
I cortisonici in gestazione non sono, quindi, farmaci del tutto controindicati, tuttavia vanno assunti solo se realmente necessario e sempre seguendo le indicazioni del proprio medico.
L'utilizzo del cortisone in gravidanza nel primo trimestre è sicuro?
Il primo periodo della gestazione è generalmente considerato quello più rischioso per il feto, ovvero quello in cui è maggiore l'effetto teratogeno di alcuni farmaci. Per questo motivo sono molte le donne che si chiedono se il cortisone in gravidanza è pericoloso nel primo trimestre e in che misura.
Le gestanti che soffrono di asma o di malattie autoimmuni possono continuare a seguire la terapia a base di cortisone anche nel primo trimestre, tuttavia è possibile che durante la gestazione si verifichino dei cambiamenti che richiedono una riformulazione del dosaggio o della frequenza con cui si assumono tali farmaci.
Per quanto riguarda, invece, il rapporto tra gravidanza e cortisone nel secondo e terzo trimestre, la somministrazione di corticosteroidi (come ad esempio il Desametasone o il Betametasone) è raccomandata qualora vi sia la concreta possibilità di incorrere in un parto pre termine.
Questi medicinali, infatti, favoriscono lo sviluppo dei polmoni del feto e rendono più semplice il suo adattamento al mondo esterno, ampliando le sue possibilità di sopravvivenza. Secondo le linee guida ufficiali emanate dall'European Consensus Guidelines of Neonatology, si raccomanda una terapia a base di corticosteroidi in tutti i casi in cui vi sia il rischio di un parto prematuro a partire dalla 24esima di gravidanza e fino alla 36esima.
Essendo comunque un farmaco a tutti gli effetti, anche nel secondo e terzo trimestre la terapia a base di cortisone dev'essere attentamente monitorata dal medico, dal mondo che esso potrebbe causare degli effetti collaterali per la gestante.
Cortisone e gravidanza: esistono degli effetti collaterali?
L'utilizzo del cortisone in gravidanza è considerato generalmente sicuro, ma esistono degli effetti collaterali che occorre tenere presente? Per quanto riguarda la terapia a base di corticosteroidi finalizzata alla riduzione dei rischi in caso di parto prematuro, può dare luogo a una riduzione della motilità fetale.
Si è osservato, infatti, che questo genere di farmaco riduce inizialmente i movimenti del bambino, i quali poi tornano normali a partire dal quarto giorno di terapia.
Per quanto riguarda altri effetti collaterali dei cortisonici in gravidanza, essi possono includere:
- aumento della glicemia, soprattutto nelle donne che soffrono di diabete;
- aumento di peso;
- gonfiore;
- aumento dell'ipertensione;
- osteoporosi;
- ritenzione idrica;
- leggero aumento del rischio di soffrire di diabete gestazionale e preeclampsia;
- aumento della possibilità di contrarre delle infezioni, in relazione all'effetto immunosoppressivo del cortisone;
- l'uso di corticosteroidi nel primo trimestre può aumentare in modo poco significativo la possibilità che il feto soffra di labiopalatoschisi, ovvero il labbro leporino;
- terapie prolungate a base di cortisone durante il primo trimestre potrebbero causare una leggera riduzione della crescita fetale.
Esistono delle alternative ai farmaci corticosteroidi in gravidanza?
Le donne che soffrono di allergia, asma o malattie autoimmuni, potrebbero necessitare di una terapia a base di cortisone anche durante la gestazione.
Sarà il medico a valutare in quale modalità prescrivere i farmaci, tenendo conto che, ad esempio, alcuni antistaminici (come ad esempio la loratadina e la cetirizina) sono considerati del tutto sicuri.
Per quanto riguarda, invece, l'uso del Bentelan in gravidanza, ovvero di uno dei medicinali più comuni per il trattamento di asma, allergie e artrite reumatoide, esso comporta i medesimi rischi degli altri cortisonici.
Se il medico lo riterrà opportuno, in caso di stati infiammatori, il medico potrà prescrivere i FANS, mentre in caso di patologie autoimmuni, si può prendere in considerazione l'uso di farmaci immunosoppressori.
In ogni caso, molto dipende anche dal dosaggio e dalla durata della terapia: il Deltacortene in gravidanza, ad esempio, è considerato sicuro fino a un dosaggio massimo di 20 mg, dal momento che il suo principio attivo è in grado attraversare la barriera placentare solo in minima parte.
Il medesimo principio vale per il Bentelan in gravidanza nel primo trimestre, il quale è considerato un medicinale sicuro (cioè non teratogeno), soprattutto se non viene assunto in modo prolungato e in dosi massicce.
Quale rapporto c'è tra cortisone e concepimento
Non sono stati riscontrati particolari rischi in relazione all'assunzione di cortisone durante il concepimento. Sembra invece che tale categoria di farmaci possa svolgere un'azione positiva nei confronti della poliabortività.
Il cortisone può infatti aiutare le donne che hanno subito tre o più aborti spontanei consecutivi e diminuire la possibilità che la gestazione si interrompa spontaneamente, tuttavia un eventuale ricorso a questa soluzione dovrebbe essere discussa e valutata attentamente con il proprio medico.