Epilazione laser e gravidanza: ecco perché non si consiglia

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 24 Ottobre, 2025

epilazione laser e sugaring nel salone di bellezza

L'epilazione laser in gravidanza, in particolare quella con laser a diodo, è sconsigliata in questa fase, ma per togliere i peli superflui si può ricorrere ad alternative.

Vediamo quali e perché.

Perché non si può fare il laser in gravidanza e allattamento?

Vediamo perché il trattamento di depilazione laser in gravidanza è sconsigliato; la raccomandazione non nasce da un allarmismo ingiustificato, ma si fonda sul principio di precauzione in un momento così delicato come quello della gravidanza:

Mancano prove della innocuità del laser per epilazione

Il primo motivo per cui l'epilazione laser viene sconsigliata è l'assenza di studi scientifici che ne attestino l'assoluta sicurezza per il feto. Non esistono ricerche che abbiano valutato gli effetti dell'energia del laser sul bambino in via di sviluppo.

In realtà, il raggio laser per epilazione non penetra oltre pochi millimetri nel derma e quindi non raggiunge l’utero o il feto; tuttavia, l’assenza di studi controllati sulla gravidanza giustifica la prudenza.

Laser epilazione e impatto degli squilibri ormonali nelle donne incinte

I grandi cambiamenti ormonali tipici della gravidanza hanno un impatto diretto sulla pelle e sul ciclo di crescita dei peli, compromettendo sia la sicurezza che l'efficacia del trattamento laser:

Pelle ipersensibile 

Gli ormoni della gravidanza rendono la pelle molto più sensibile e reattiva del normale, quindi l'esposizione al laser potrebbe quindi causare reazioni avverse più intense, come irritazioni, rossore marcato, gonfiore e un fastidio più accentuato durante la seduta.

Rischio di iperpigmentazione  

Le variazioni ormonali stimolano una maggiore produzione di melanina, il pigmento responsabile del colore della pelle e dei peli.

Questo stato di iperattività dei melanociti aumenta il rischio di sviluppare melasma o cloasma gravidico (la cosiddetta "maschera gravidica").

La luce del laser agisce proprio sulla melanina per distruggere il bulbo pilifero; su una pelle iperpigmentabile aumenta il rischio di discromie post-infiammatorie o macchie temporanee, raramente permanenti.

Scarsa efficacia 

Gli squilibri ormonali alterano la regolarità del ciclo pilifero, portando talvolta a un irsutismo gestazionale (un aumento della peluria in zone tipicamente maschili, causato dagli ormoni). 

Il laser è efficace solo sui peli in fase di crescita attiva (la cosiddetta fase anagen); durante la gravidanza molti peli si trovano in fase telogen, quindi il risultato può essere parziale o non stabile nel tempo.

Possibili controindicazioni e reazioni cutanee del laser per epilazione

Oltre alla sensibilità e al rischio di macchie, durante la gravidanza possono venir fuori controindicazioni che rendono il trattamento sconsigliabile.

Tra queste, le più comuni sono:

  • reazioni cutanee generiche e imprevedibili;
  • aumento della fragilità capillare o peggioramento di varicosità preesistenti;
  • comparsa di macchie scure (melasma o cloasma gravidico).

Perché la pelle è più sensibile in gravidanza?

La pelle è più sensibile in gravidanza per diverse ragioni:

  • ormoni in salita (estrogeni, progesterone, hCG): modificano come la pelle reagisce agli stimoli. Aumenta la reattività e compaiono più facilmente arrossamenti, prurito, bruciore;
  • più sangue nei tessuti: la microcircolazione cutanea cresce. La pelle è più calda, "piena", facile all'eritema e al gonfiore dopo stimoli meccanici o termici (come il laser);
  • barriera cutanea meno stabile: possono aumentare perdita d'acqua (secchezza) e sensibilità a saponi, profumi, creme. Quello che prima era tollerato può dare irritazione;
  • sistema immunitario rimodulato: in gravidanza si sposta l'equilibrio delle difese. Cresce la tendenza a dermatiti da contatto e a riacutizzazioni di eczemi/atopia;
  • melanina più attiva: i melanociti lavorano di più. Questo facilita iperpigmentazioni (melasma/cloasma) se la pelle viene stressata da calore, luce o infiammazioni;
  • tensione meccanica ed edema: pelle che si distende e trattiene liquidi in certe zone → più facilità a microlesioni e irritazioni.

Cosa implica per il laser (o per cosmetici forti): più probabilità di rossore marcato, edema, bruciore e macchie scure post-trattamento.

Da qui il consiglio di rimandare il laser e, nell'attesa, scegliere metodi delicati (rasoio), detergenti miti, crema idratante semplice, fotoprotezione alta ogni giorno.

Trattamenti alternativi all'epilazione laser in gravidanza 

Ci sono diverse soluzioni per la depilazione durante i nove mesi di gravidanza, una fase, come abbiamo visto, molto delicata e soggetta a irritazioni:

  • rasoio/lametta: la soluzione più sicura e meno invasiva che agisce solo in superficie, non ha controindicazioni per la madre o il feto. È rapida, indolore e rappresenta anche il metodo migliore per preparare la pelle a una futura ripresa dell'epilazione laser, perché non rimuove il bulbo pilifero;
  • ceretta: da usare con cautela perché la pelle, resa più sensibile e reattiva dagli ormoni, potrebbe reagire allo strappo con maggiore irritazione, rossore o fastidio. È consigliabile effettuare un test su una piccola area e rivolgersi a professionisti esperti;
  • creme depilatorie: richiedono attenzione perché anche se non ci sono prove scientifiche di effetti collaterali per il feto, mancano anche studi che ne attestino la completa sicurezza. I principi attivi chimici possono causare irritazioni o reazioni allergiche su una pelle già sensibile. L'odore forte può inoltre risultare sgradevole e in rari casi indurre nausea nelle prime settimane di gravidanza.

Quando si può fare l'epilazione laser dopo il parto? 

I centri specializzati e i dermatologi suggeriscono di aspettare 3-6 mesi dopo il parto: infatti, in questo intervallo gli ormoni si assestano, il ciclo dei peli si regolarizza e la pelle torna a una sensibilità più simile al pre-gravidanza; ripartire prima vorrebbe dire agire su una pelle reattiva, con risultati poco prevedibili.

Si deve attendere l'assestamento ormonale: estrogeni e progesterone calano gradualmente; diminuisce la tendenza a rossori, edema e macchie.

Il ciclo pilifero diventa più stabile: più peli tornano in fase anagen (la fase utile per il laser); la pelle è meno reattiva, cala il rischio di irritazioni e di iperpigmentazione (melasma/cloasma).


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Dopo il parto vaginale o cesareo servono settimane per cicatrizzare bene, lavorare su aree non ancora guarite aumenta fastidio e complicazioni.

Se si allatta  

Per prudenza, molti centri chiedono di concludere l'allattamento prima di riprendere il laser. Mancano studi specifici in allattamento e la pelle può restare sensibile più a lungo.

Se un professionista valuta di trattare durante l’allattamento, di solito:

  • evitare seno e aree vicine all’areola;
  • usare parametri più conservativi;
  • programmare sedute distanziate e con test su piccola area.

Non esistono evidenze che il laser interferisca con la produzione di latte o con la sua qualità, ma la cautela resta raccomandata.

Tempistiche dopo il parto

Dopo una gravidanza è necessario rispettare alcune tempistiche precise prima di riprendere l'epilazione laser: in caso di parto cesareo bisogna attendere che la cicatrice sia completamente chiusa e non più dolente. 

Questo richiede in genere almeno tre mesi: finché la cicatrice resta arrossata o rialzata è bene evitare il passaggio diretto del laser sull'area.

Nel caso di lacerazioni o episiotomia il trattamento può essere ripreso soltanto quando la ferita è del tutto guarita e priva di dolore; in caso di diastasi addominale o persistenza di edema localizzato, è consigliabile rimandare ulteriormente i trattamenti nella zona addominale.

Condizioni che richiedono prudenza 

In presenza di melasma in fase attiva, soprattutto sul volto, conviene posticipare le sedute o intervenire in stagioni con minore esposizione solare, adottando sempre una protezione alta.

Anche l'uso di farmaci fotosensibilizzanti, come alcuni antibiotici o altre terapie che aumentano la sensibilità alla luce, impone di rimandare il trattamento per evitare effetti collaterali.

Valutazioni prima del trattamento 

Prima di riprendere le sedute è utile una valutazione da parte di un dermatologo o del centro specializzato, che consideri fototipo, storia di macchie, cicatrici o eventuali dermatiti.

In molti casi può essere consigliato un patch test su una piccola area, soprattutto se durante la gravidanza la pelle è risultata sensibile.

Preparazione 

Per assicurarsi il miglior risultato è importante sospendere ceretta, pinzetta ed epilatori almeno quattro settimane prima, così che il pelo mantenga il bulbo. Solo il rasoio è consentito nei due o tre giorni precedenti la seduta.

Va inoltre evitata l'abbronzatura nelle quattro settimane precedenti e si deve proteggere quotidianamente la pelle con un filtro solare ad ampio spettro SPF 50+.

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È consigliabile sospendere anche l'applicazione di acidi esfolianti e retinoidi sulle aree da trattare cinque-sette giorni prima dell'appuntamento.

Scelta della tecnologia laser 

La selezione del dispositivo e delle impostazioni dipende da diversi fattori. Le prime sedute vengono eseguite con parametri più bassi per osservare la risposta della pelle; nei fototipi più scuri o in caso di cute reattiva si preferisce spesso il laser Nd:YAG.

Nei fototipi chiari può essere indicato l'alessandrite: il diodo rimane comunque una scelta frequente e adatta per diverse aree del corpo; in ogni caso la decisione spetta sempre al professionista che esegue il trattamento.

È importante che la seduta venga effettuata in centri medici o sotto supervisione dermatologica.

Cura dopo la seduta

Se necessario si possono applicare impacchi freddi e una crema lenitiva semplice: nelle 24-48 ore dopo la seduta bisogna evitare sole, lampade abbronzanti, sauna e attività sportiva intensa. Le zone esposte vanno protette con SPF 50+ per almeno quattro settimane.

Tra una seduta e l'altra non è consentito usare ceretta ed epilatori, inoltre per le ricrescite si può usare soltanto il rasoio; se compaiono macchie o irritazioni persistenti è opportuno sospendere i trattamenti e rivolgersi al dermatologo.

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Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr.ssa Anna Maria Ferri
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