Vermi intestinali nei bambini: scopriamo sintomi e rimedi

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 06 Agosto, 2025

Bambina con dolori alla pancia sdraiata sul divano che soffre con gli occhi chiusi

Quando si parla di vermi intestinali nei bambini, occorre ricordare che si tratta di un problema comune in età pediatrica – più diffuso di quanto si pensi – e che nella maggior parte dei casi si risolve facilmente, se riconosciuto in tempo.

Ma cosa sono esattamente questi vermi? Come si contraggono e quali segnali dovrebbero mettere in allerta?

Cerchiamo di rispondere a tutte queste domande.

Cosa sono i vermi intestinali nei bambini

Con il termine “vermi intestinali” si fa riferimento a diversi tipi di parassiti intestinali: i più comuni in età pediatrica sono gli ossiuri, piccoli vermi bianchi che infestano il tratto intestinale inferiore.

I principali tipi di parassiti intestinali che possono colpire i bambini, sono:

  • vermi ossiuri (Enterobius vermicularis): sono i più diffusi in assoluto e si presentano come piccoli vermi bianchi, lunghi circa 1 cm, visibili a occhio nudo. Il contagio è facilissimo, soprattutto nelle comunità scolastiche o nei contesti in cui i bambini giocano insieme e condividono oggetti. Può dare via a ossiuriasi;
  • vermi ascaridi (Ascaris lumbricoides): più grandi e meno comuni, gli ascaridi possono raggiungere anche i 20 cm. Fortunatamente, in Italia le infezioni da ascaridi sono rare, ma non impossibili, soprattutto nei bambini che rientrano da viaggi in zone tropicali o in aree con scarse condizioni igienico-sanitarie;
  • vermi tenie (come la Taenia saginata o solium): sono vermi piatti, lunghi anche diversi metri, che si trasmettono tramite il consumo di carne cruda o poco cotta, specialmente maiale o bovino contaminato. Anche queste infezioni sono rare nei bambini, ma non impossibili.

Le cause: come avviene il contagio nei bambini

Come detto, i vermi intestinali (più comunemente ossiuri nei bambini) si trasmettono per contatto diretto o indiretto con le uova del parassita, che possono sopravvivere anche per diversi giorni su:

  • superfici;
  • vestiti;
  • giocattoli;
  • asciugamani;
  • biancheria;
  • sotto le unghie.

Il passaggio dalle mani alla bocca è il canale principale: è sufficiente toccare qualcosa di contaminato e poi portarsi le dita alla bocca, gesto che nei bambini piccoli è frequentissimo e spontaneo.

Ma come si prendono questi vermi che causano parassitosi? Tra le cause più frequenti ci sono:

  • scarsa igiene delle mani, soprattutto dopo l’uso del bagno o prima dei pasti;
  • contatto con superfici contaminate: maniglie, giochi condivisi a scuola, sabbia nei parchi pubblici;
  • condivisione di oggetti personali come asciugamani, biancheria, pigiami o coperte;
  • ingestione di cibi contaminati o poco lavati, in particolare frutta e verdura crude;
  • contatto stretto con altri bambini infetti, in ambienti scolastici o comunitari dove il ciclo di reinfezione è molto più facile;
  • animali domestici, che possono veicolare uova sulle zampe o nel pelo, anche se raramente sono ospiti diretti degli stessi vermi dei bambini.

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Il rischio è maggiore nei bambini in età prescolare, proprio perché tendono a toccare tutto, mettersi le mani in bocca e ancora non hanno un controllo maturo sull’igiene personale.

Tuttavia, è possibile anche quando sono più grandi, specie se giocano all'aperto o vivono in comunità numerose, non sono esenti dal pericolo.

I sintomi dei vermi intestinali nel bambino

Il primo segnale da osservare per una parassitosi da ossiuri, spesso il più tipico, è il prurito anale – soprattutto notturno: i bambini si svegliano, si agitano e si grattano.

Questo avviene perché le femmine degli ossiuri escono di notte per deporre le uova nella zona perianale, provocando irritazione e fastidio.

Il prurito, però, non è l’unico campanello d’allarme. Altri sintomi per riconoscerli, infatti, possono includere:

  • insonnia o sonno disturbato, proprio per il fastidio notturno.
  • irritabilità o sbalzi d’umore, difficili da spiegare;
  • dolori addominali ricorrenti, spesso senza una causa apparente;
  • inappetenza o, al contrario, fame eccessiva;
  • alitosi, a volte persistente;
  • bruxismo notturno (digrignamento dei denti durante il sonno);
  • presenza di vermetti bianchi nelle feci o nella biancheria intima (piccoli filamenti, simili a fili di cotone sottili).

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Va detto che molti bambini infetti non mostrano alcun sintomo evidente: proprio per questo motivo, se un genitore nota comportamenti insoliti o se più membri della famiglia iniziano a manifestare prurito anale, può essere il caso di indagare più a fondo.

Come diagnosticare i vermi nei bambini

La diagnosi dei vermi intestinali può sembrare complicata, ma in realtà è piuttosto semplice.

In caso di sintomi suggestivi, il pediatra può consigliare:

  • esame delle feci: utile per identificare uova o parassiti nelle evacuazioni, anche se non sempre rileva l’infezione in fase iniziale;
  • test dello scotch test: si tratta di un metodo casalingo molto efficace per identificare gli ossiuri. Si applica un pezzetto di nastro adesivo trasparente sulla zona anale al mattino, prima che il bambino si lavi o vada in bagno, per poi portarlo in laboratorio. Le uova del parassita, se presenti, resteranno attaccate al nastro.

Come eliminare i vermi intestinali nei bambini

I rimedi per i vermi intestinali nel bambino sono generalmente semplici e risolutivi: il medico prescrive un antielmintico, come il mebendazolo o l’albendazolo, farmaci sicuri ed efficaci, somministrati per bocca.

In genere si somministra una prima dose e, dopo due settimane, si ripete il trattamento per eliminare eventuali uova rimaste.

È importante curare tutti i membri del nucleo familiare, anche se asintomatici, per evitare reinfezioni a catena.

Accanto alla terapia farmacologica, è fondamentale rafforzare le norme igieniche domestiche:

  • lavare spesso le mani, soprattutto dopo essere andati in bagno e prima dei pasti;
  • tenere le unghie corte e pulite;
  • cambiare la biancheria intima e il pigiama ogni giorno;
  • lavare lenzuola, asciugamani e biancheria a temperature elevate;
  • pulire regolarmente sanitari, maniglie e superfici.

Vermi intestinali nel bambino: la prevenzione

Anche se è impossibile evitare totalmente il rischio di essere contagiati dal verme intestinale, esistono alcune buone indicazioni da seguire per ridurre le possibilità di contagio.

Eccole:

  • insegnare al bambino a lavarsi bene le mani: un gesto semplice ma potentissimo;
  • prestare attenzione all’igiene delle unghie, spesso trascurate ma ricettacolo di uova invisibili;
  • evitare di condividere asciugamani, biancheria o posate;
  • cuocere bene carne e verdure;
  • insegnare ai più piccoli a non mettere in bocca oggetti raccolti da terra.

Quando preoccuparsi e rivolgersi al medico

La maggior parte delle infezioni da vermi intestinali nei bambini non è grave e si risolve rapidamente.

Tuttavia, è importante non sottovalutare alcuni segnali:

  • perdita di peso non spiegata;
  • disturbi del sonno persistenti;
  • presenza evidente di parassiti nelle feci;
  • dolori addominali forti o prolungati;
  • segni di anemia o affaticamento cronico.

In questi casi, una visita dal pediatra è d’obbligo: prima si interviene, più semplice sarà risolvere il problema.

Conoscere i segnali, sapere cosa osservare e come agire fa la differenza. Un approccio sereno, informato e senza allarmismi permette di affrontare la situazione nel modo più efficace, proteggendo la salute del bambino e la tranquillità della famiglia.

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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