Parlare di sesso con i bambini solleva spesso dubbi e paure nei genitori. Ne abbiamo discusso con la Dr.ssa Veronica Aureli, PhD, pedagogista, educatrice professionale, Fondatrice e Presidente di Educativa ETS – Centro Famiglia, che ha subito sottolineato un aspetto chiave: sesso e sessualità non sono la stessa cosa.
Il sesso riguarda soprattutto la dimensione biologica e anatomica, mentre la sessualità comprende emozioni, identità, relazioni, affettività e desideri.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce una componente fondamentale della vita di ogni individuo, che nasce nell’infanzia e ci accompagna per sempre. Per questo motivo, aggiunge la dottoressa, educare alla sessualità non significa soltanto spiegare il corpo, ma guidare bambini e ragazzi a conoscersi, rispettare i propri confini e quelli degli altri, costruire relazioni sane e affrontare con consapevolezza i cambiamenti della crescita.
Da queste riflessioni nasce l’intervista, che esplora come accompagnare i bambini in un percorso di crescita sereno: dall’età giusta per iniziare a parlare di sessualità, alle parole che aiutano a costruire fiducia e rispetto, fino agli errori che rischiano di trasformare un dialogo prezioso in un tabù.
Ecco le domande che le abbiamo posto:
Qual è l’età giusta per iniziare a parlare di sesso con i bambini e come adattare le informazioni al loro livello di sviluppo?
Non esiste un’età “giusta” in senso assoluto: l’educazione alla sessualità e all’affettività dovrebbe iniziare fin dalla prima infanzia, con un linguaggio adeguato e progressivo. Già dai 2-3 anni i bambini pongono domande sul corpo e sulle differenze tra maschi e femmine. È importante fornire risposte semplici, veritiere e coerenti con il loro livello di sviluppo cognitivo ed emotivo.
A mano a mano che crescono, i contenuti vanno arricchiti: dai nomi corretti delle parti del corpo fino ai concetti di consenso, piacere e responsabilità in adolescenza. Diversi studi, come ad esempio (OMS, UNESCO, 2018), sottolineano che l’educazione sessuale precoce e continua favorisce lo sviluppo di una sana identità e la prevenzione degli abusi.
Quali parole e concetti utilizzare per spiegare il consenso ai più piccoli e in che modo il linguaggio quotidiano può insegnare il rispetto dei confini personali?
Il concetto di confine può essere introdotto già in età prescolare attraverso esempi concreti: “Se non vuoi un abbraccio, puoi dire di no”, “Il tuo corpo ti appartiene”. Utilizzare termini chiari e diretti, evitando diminutivi o eufemismi, aiuta i bambini a dare valore ai propri confini corporei.
Anche il linguaggio quotidiano gioca un ruolo cruciale: rispettare i no del bambino (ad esempio se non vuole un bacio da un parente) è un modo pratico per insegnare che i confini personali sono importanti. Questo approccio rafforza l’autostima e la capacità di rispettare gli altri, costruendo le basi di relazioni sane e paritarie.
Come rispondere alle domande spontanee dei bambini sul corpo e sulla sessualità senza creare imbarazzo o tabù?
La regola principale è rispondere sempre, senza minimizzare né ridicolizzare la curiosità. L’adulto deve trasmettere disponibilità e naturalezza, adeguando la spiegazione all’età del bambino: risposte brevi e concrete nella prima infanzia, più articolate in età scolare e adolescenziale.
È utile riconoscere la domanda (“Capisco che ti interessa sapere…”) e offrire un’informazione corretta, magari rinviando l’approfondimento se serve tempo per pensare. Mostrare apertura riduce il rischio di tabù e favorisce un dialogo di fiducia: se il bambino percepisce imbarazzo, potrebbe cercare risposte altrove, esponendosi a contenuti distorti.
Quali strumenti pratici (libri, giochi, esempi quotidiani) possono aiutare i genitori a educare al rispetto di sé e degli altri?
Esistono molti libri illustrati che trattano il corpo, le emozioni e le relazioni in modo accessibile ai bambini (ad esempio testi che spiegano l’anatomia o il confine attraverso storie). I giochi di ruolo sono strumenti preziosi per mettere in scena situazioni quotidiane e sperimentare il rispetto reciproco.
Anche le routine giornaliere sono occasioni educative: il momento del bagno per parlare di intimità, il gioco condiviso per esercitare l’ascolto e la turnazione. L’educazione al rispetto non si trasmette solo con spiegazioni, ma attraverso pratiche quotidiane coerenti e costanti, in cui il genitore diventa modello osservabile.
Quali errori comuni commettono gli adulti quando parlano di sesso e consenso ai bambini e come evitarli?
Tra gli errori più frequenti troviamo il silenzio (evitare l’argomento sperando che “non serva”), l’uso di termini fuorvianti o imbarazzati, e l’atteggiamento moralistico. Un altro errore è rispondere con eccessivi dettagli non richiesti, rischiando di confondere il bambino. Spesso gli adulti non rispettano i “no” dei figli, contraddicendo il messaggio di consenso.
Per evitarlo, è necessario formarsi come genitori e educatori, usare un linguaggio corretto e scientifico, riconoscere i propri limiti emotivi e mantenere un approccio educativo basato su ascolto, rispetto e gradualità. Così la sessualità diventa parte integrante di un percorso di crescita armonico e non un tema isolato o tabù.