L’improvviso aumento di energia nei bambini prima della nanna: cosa lo provoca davvero

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva
A cura di Emanuela Spotorno
Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva

Ultimo aggiornamento – 18 Novembre, 2025

bimba seduta nel letto, sbadiglia

Negli ultimi anni la ricerca sul sonno infantile sta evidenziando come l’iperattività serale, spesso osservata nei bambini poco prima di andare a dormire, non sia semplicemente un tratto caratteriale o un’espressione di vivacità, ma un fenomeno radicato in processi neurobiologici complessi. 

Diversi studi internazionali suggeriscono che l’attivazione del sistema nervoso, la regolazione degli ormoni dello stress e la qualità della relazione affettiva durante la routine della nanna rappresentino fattori chiave nella capacità del bambino di passare dalla veglia al sonno. 

In particolare, recenti analisi sul ruolo del cortisolo, l’ormone coinvolto nella risposta di attivazione, offrono nuove prospettive per comprendere perché alcuni bambini, quando arriva il momento di dormire, sembrano invece “caricarsi”.

Un fenomeno che riguarda il cervello e il corpo

L’iperattività pre-sonno è descritta nella letteratura scientifica come una condizione in cui il sistema nervoso mantiene un livello di vigilanza troppo elevato rispetto al naturale bisogno di riposo. Questo stato può derivare dall’accumulo di stanchezza, da un’eccessiva stimolazione nelle ore precedenti o da una routine serale non sufficientemente regolata. 

Il risultato è un apparente paradosso: più il bambino è stanco, più può mostrare segnali di eccitazione, irrequietezza, resistenza o iperattività. È un processo che coinvolge il sistema neuroendocrino, responsabile dell’attivazione fisiologica. Quando la finestra biologica del sonno viene superata, il corpo tende ad aumentare i livelli di adrenalina e cortisolo per sostenere la veglia, creando un “secondo vento” serale. 

Questo meccanismo evolutivo, utile in condizioni di stress o allerta, risulta però controproducente nel contesto del sonno infantile.

Il ruolo del cortisolo nella transizione verso il sonno

Un contributo significativo arriva da uno studio, già citato in precedenza, pubblicato su Developmental Psychobiology, che ha analizzato il comportamento di bambini in età prescolare durante la routine serale. Analizzando i campioni di saliva raccolti al momento della nanna, lo studio ha evidenziato che livelli più alti di cortisolo nelle ore serali si associano a un sonno più breve e meno efficiente.

L’aspetto innovativo dello studio riguarda il collegamento fra regolazione fisiologica e interazioni genitoriali. La presenza calma del genitore, il contatto affettivo e l’utilizzo di attività tranquille prima della nanna sembrano favorire una naturale riduzione del cortisolo

Tale riduzione agevola l’ingresso nello stato di riposo, suggerendo che la regolazione ormonale non sia un processo isolato, ma si intrecci con la qualità della relazione affettiva. La routine serale diventa così un momento di co-regolazione, in cui il bambino attinge alla stabilità emotiva dell’adulto per modulare la propria attivazione interna.

La “finestra del sonno”: un equilibrio delicato

In ambito clinico viene spesso descritto il concetto di “finestra del sonno”, ovvero quel periodo in cui il corpo è biologicamente predisposto a ridurre l’attività fisiologica per favorire l’addormentamento. Quando questa finestra viene superata, il corpo inizia a rilasciare ormoni che contrastano la sonnolenza. Il risultato può essere un’escalation di energia, impulsività e apparente euforia.

Gli studi sulla regolazione del cortisolo nell’infanzia suggeriscono che la sincronizzazione tra segnali interni (ritmi circadiani, stanchezza accumulata) ed esterni (routine, ambiente, interazioni emotive) costituisca un asse centrale per garantire un sonno adeguato.

Riconoscere che l’iperattività serale non è un comportamento intenzionale, ma un’espressione di un sistema fisiologico in difficoltà nel modulare il livello di attivazione del corpo e del cervello, offre una chiave di lettura più chiara e utile dal punto di vista clinico. 


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Connessione affettiva e regolazione fisiologica

La letteratura più recente mostra come la dimensione relazionale sia profondamente intrecciata alla regolazione neurobiologica del bambino.

La routine serale, con la sua ripetitività e prevedibilità, sembra agire come una cornice di sicurezza che aiuta il sistema nervoso a transitare verso un livello di attivazione più basso

La vicinanza del genitore, soprattutto in contesti tranquilli, si conferma un fattore capace di modulare i livelli di cortisolo e favorire una migliore qualità del sonno.

Fonti

  • Developmental Psychobiology - Associations between parental involvement at bedtime and young children's evening cortisol and nighttime sleep
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