Viviamo in un’epoca in cui il confronto è continuo, spesso silenzioso, ma profondamente impattante. Non avviene più soltanto tra i banchi di scuola, in famiglia o tra colleghi: oggi si insinua ogni volta che scorriamo il dito sullo schermo del telefono.
Tra una foto e l’altra, tra uno stile di vita patinato e un reel motivazionale, si fa strada un’illusione: quella che “dovremmo” avere di più, guadagnare di più, essere più performanti. È qui che nasce il concetto di “dismorfia monetaria”.
Che cos’è la dismorfia monetaria
Il termine “dismorfia” richiama alla mente un fenomeno ben noto in psicologia: la dismorfia corporea, cioè una percezione distorta del proprio corpo che genera disagio e comportamenti disfunzionali. Per analogia, la dismorfia monetaria descrive una percezione alterata del proprio status economico, alimentata da confronti continui e spesso irrealistici con ciò che si vede online.
Chi ne soffre tende a sottovalutare la propria condizione economica, a sentirsi inadeguato rispetto a uno standard percepito come “normale” — ma che in realtà è spesso costruito, filtrato o completamente fittizio.
I segnali della dismorfia monetaria
Non è sempre facile accorgersene, anche perché la dismorfia monetaria può infiltrarsi lentamente nella nostra mente, fino a diventare un sottofondo costante. Ecco alcuni segnali da tenere d’occhio:
- svalutazione cronica del proprio guadagno: indipendentemente dallo stipendio, si ha la sensazione di non avere mai abbastanza.
- confronto frequente e ansiogeno con gli altri: vedere persone che sembrano vivere nel lusso genera frustrazione, invidia o autosvalutazione.
- scelte economiche impulsive: nel tentativo di “tenere il passo”, si fanno spese che non ci si può permettere, spesso per apparenza.
- sensazione di fallimento personale legata al denaro: si associa il proprio valore come persona alla quantità di denaro guadagnato o speso.
- ansia o vergogna nel parlare della propria situazione economica: ad esempio, si evitano conversazioni legate a lavoro, spese, vacanze, progetti futuri.
Il ruolo dei social media
I social sono uno strumento potente, ma come tutti gli strumenti, non sono neutri. Hanno un impatto psicologico profondo, soprattutto quando trasmettono contenuti aspirazionali. Influencer, imprenditori digitali, creator e perfino profili personali mostrano una quotidianità fatta di viaggi, cene costose, abiti firmati, investimenti milionari e libertà finanziaria.
E tutto questo viene spesso presentato come il frutto di “passione, costanza e mindset”.
Il problema dove sta? Queste narrazioni omettono le parti scomode: i privilegi di partenza, i momenti di sconforto e fatica, le fasi intermedie. E così, nella mente di chi osserva, si crea un’idea distorta e idealizzata del successo economico. Si perde il senso della gradualità, della realtà concreta, fatta di alti e bassi, e del valore unico della propria esperienza individuale.
Perché ci caschiamo così facilmente
Siamo animali sociali: il confronto è parte del nostro sviluppo. Ma i social amplificano questa tendenza, rendendola costante, selettiva e filtrata. È come vivere in una galleria di specchi deformanti: tutti sembrano fare meglio, avere di più, vivere con leggerezza e abbondanza.
In più, il denaro è da sempre un tema carico di significati simbolici: rappresenta indipendenza, sicurezza, valore personale e status. Se sentiamo di “non averne abbastanza”, potremmo iniziare a dubitare del nostro valore, delle nostre scelte, del nostro futuro.
Questo può portare a un profondo senso di inadeguatezza, ma anche a sintomi come ansia e depressione o a burnout, soprattutto se ci si sforza continuamente di raggiungere standard troppo elevalti.
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Come proteggersi: 6 strategie psicologiche!
Riconoscere la dismorfia monetaria è il primo passo per uscirne. Ecco alcuni strumenti che possono aiutare:
1. Consapevolezza del “filtro”
Ricordati che ciò che vedi online è spesso solo una parte – e nemmeno la più vera – della realtà. Nessuno condivide le bollette non pagate, i mesi di magra o le rinunce quotidiane. Allenati a guardare i contenuti con spirito critico.
2. Riconnettersi ai propri valori
Chiediti: Cos’è davvero importante per me? Qual è la mia idea di benessere? Forse non coincide con una borsa di lusso o con l’attico in centro, ma con tempo libero, relazioni sane, sicurezza emotiva. Ritrovare il proprio centro è essenziale per sottrarsi al confronto.
3. Praticare gratitudine e realismo
Tenere un diario della gratitudine, anche economica, aiuta a spostare lo sguardo su ciò che si ha, invece che su ciò che manca. Anche monitorare i propri progressi nel tempo, senza giudizio, aiuta a restituire una percezione più realistica della propria crescita.
4. Limitare il confronto
Se ci sono profili che ti fanno sentire costantemente “meno”, chiediti se vale la pena seguirli. Il benessere digitale passa anche dalla qualità dei contenuti che scegliamo di assorbire.
5. Parlare di soldi in modo sano
Normalizzare le conversazioni sul denaro, tra amici o in terapia, può aiutare a rompere il tabù e a sentirsi meno soli. La verità è che molte persone faticano economicamente, ma se nessuno lo dice, ognuno resta convinto di essere “l’unico che non ce la fa”.
6. Darsi il permesso di essere “abbastanza”
Il tuo valore non si misura in euro, né in successi professionali. Sei degnæ di stima e rispetto anche quando non sei al massimo della performance, anche quando hai meno di altri. Questa è forse la verità più difficile da interiorizzare, ma anche la più rivoluzionaria.
In conclusione
La dismorfia monetaria è un fenomeno psicologico sempre più diffuso, soprattutto tra giovani adulti e professionisti esposti costantemente alla narrazione del successo facile e immediato. Riconoscerla è il primo passo per proteggerci. Difendersi non significa rinunciare all’ambizione o ai sogni economici, ma imparare a coltivarli in modo sano, realistico e allineato ai propri valori.
Non sei sbagliatæ se non stai guadagnando 10.000 euro al mese. Non sei in ritardo. Non sei fuori strada. Sei nel tuo percorso, e va bene così.