La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una delle endocrinopatie più comuni nelle donne in età riproduttiva, con una prevalenza stimata tra il 6% e il 20%.
Tra le numerose manifestazioni cliniche, come irregolarità mestruali, iperandrogenismo e policistosi ovarica, l’insulino-resistenza rappresenta un elemento cruciale, ma non onnipresente.
La domanda centrale che si pone spesso in ambito clinico è: la presenza di PCOS implica necessariamente un quadro di insulino-resistenza?
Comprendere il legame tra queste due condizioni è, dunque, fondamentale per una gestione terapeutica personalizzata ed efficace.
PCOS: una panoramica clinica
La PCOS è una condizione eterogenea caratterizzata da disfunzione ovulatoria, iperandrogenismo (clinico o biochimico) e presenza di ovaie policistiche all’ecografia.
I criteri di Rotterdam (2003), ancora oggi tra i più utilizzati, richiedono almeno due di questi tre elementi per porre diagnosi. Dal punto di vista fisiopatologico, la PCOS è una sindrome multifattoriale che coinvolge:
- disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio;
- aumento della produzione ovarica e/o surrenalica di androgeni;
- alterazioni metaboliche, tra cui l’insulino-resistenza.
Non tutte le pazienti con PCOS, però, manifestano un fenotipo metabolico, ma una quota significativa, stimata tra il 50% e il 70%, mostra segni di insulino-resistenza, anche in assenza di obesità.
Insulino-resistenza: cos’è e perché è rilevante
L’insulino-resistenza è una condizione in cui i tessuti bersaglio (muscolo, fegato, tessuto adiposo) rispondono in modo ridotto all’insulina. Questo porta a una compensazione pancreatica con iperinsulinemia, la quale, a lungo termine, contribuisce a:
- accumulo di grasso viscerale;
- infiammazione sistemica a basso grado;
- alterazioni del metabolismo glucidico;
- peggioramento della funzione ovarica.
Nelle donne con PCOS l’insulina agisce sinergicamente con l’LH per stimolare la produzione ovarica di androgeni, contribuendo quindi sia all’anovulazione cronica sia all’iperandrogenismo.
Il rapporto tra PCOS e insulino-resistenza
Una condizione non implica necessariamente l’altra, ma la loro coesistenza è frequente e significativa
Esistono forme di PCOS non insulino-resistenti, in particolare nei fenotipi “lean” (donne normopeso con PCOS), in cui prevalgono aspetti ormonali rispetto a quelli metabolici.
Allo stesso modo, si può osservare insulino-resistenza in soggetti senza PCOS, per esempio in contesti di obesità, sindrome metabolica o diabete tipo 2.
Tuttavia, quando PCOS e insulino-resistenza coesistono, il quadro clinico risulta più severo: maggior rischio di infertilità, sindrome metabolica, dislipidemia, ipertensione, NAFLD (steatosi epatica non alcolica) e diabete tipo 2.
Il ruolo dell’alimentazione: un intervento chiave
Sebbene non esista una "dieta per la PCOS" universale, l’alimentazione riveste un ruolo cardine nel miglioramento della sensibilità insulinica e nel controllo dei sintomi.
Di seguito gli obiettivi nutrizionali principali:
- migliorare la sensibilità insulinica;
- prediligere carboidrati a basso indice glicemico;
- favorire un apporto adeguato di fibre e grassi monoinsaturi e omega3;
- gestire il peso corporeo;
- in caso di sovrappeso anche una riduzione del 5-10% del peso può migliorare la funzione ovulatoria;
- ridurre l’infiammazione scegliendo alimenti ricchi di antiossidanti, omega-3, polifenoli (frutta, verdura, pesce grasso, olio extravergine);
- promuovere l’equilibrio ormonale, dunque limitare l’eccesso di zuccheri raffinati e prodotti ultra-processati, che possono alterare la produzione ormonale.
Nota importante: ogni intervento nutrizionale dovrebbe essere personalizzato e basato sulla storia clinica della paziente.
Integratori: esistono evidenze di supporto?
Alcuni integratori possono offrire benefici aggiuntivi nella gestione della PCOS associata a insulino-resistenza, sebbene non sostituiscano un’alimentazione equilibrata.
I più studiati includono:
Inositoli (Myo-inositolo e D-chiro-inositolo)
Modulano la segnalazione insulinica e contribuiscono al ripristino dell’ovulazione. Sono tra gli integratori più utilizzati e supportati da letteratura.
Acido alfa-lipoico
Potente antiossidante con effetti positivi sulla sensibilità insulinica e sul profilo lipidico.
Berberina
Alcaloide vegetale che mostra effetti benefici sul controllo glicemico, sulla composizione corporea e sull’ovulazione.
Vitamina D
Spesso carente nelle donne con PCOS, è coinvolta nel metabolismo dell’insulina e nella funzione ovarica.
Omega-3 (EPA/DHA)
Aiutano a ridurre l’infiammazione e migliorare il profilo lipidico.
Probiotici
La modulazione del microbiota intestinale mediante probiotici può migliorare la permeabilità intestinale e ridurre lo stato infiammatorio sistemico, fattori implicati nell’insulino-resistenza.
Gli studi, inoltre, suggeriscono che l’uso di probiotici può migliorare i parametri metabolici e ormonali nelle donne con PCOS.
Importante, poi, tenere a mente che l’utilizzo di integratori dovrebbe sempre essere valutato dal professionista sanitario, tenendo conto di dosaggi, interazioni e stato clinico della paziente.
La PCOS e l’insulino-resistenza sono entità cliniche distinte ma strettamente interconnesse; non si implicano reciprocamente, ma la loro coesistenza richiede un approccio terapeutico integrato, che includa:
- educazione alimentare personalizzata;
- attività fisica regolare;
- eventuale supporto con integratori.
Comprendere la complessità e l’eterogeneità della PCOS è il primo passo per una cura centrata sulla persona, e non solo sulla patologia.
Fonti:
Human Reproduction - Revised 2003 consensus on diagnostic criteria and long‐term health risks related to polycystic ovary syndrome (PCOS)