Negli ultimi decenni, il forno a microonde è diventato un elettrodomestico presente in milioni di cucine, apprezzato per la sua praticità e velocità nel riscaldare o cuocere i cibi, continua però a suscitare dubbi e preoccupazioni.
In particolare, una domanda ricorrente riguarda i possibili effetti sulla salute: il microonde fa male? Affrontare il tema con serietà significa analizzare le evidenze scientifiche disponibili e distinguere i miti dalla realtà.
Come funziona il microonde
Il forno a microonde utilizza radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza, generalmente intorno ai 2.450 MHz, per riscaldare il cibo. Il principio di funzionamento si basa sull’agitazione delle molecole d'acqua presenti negli alimenti: il movimento genera calore, che riscalda o cuoce il prodotto.
A differenza dei raggi X o delle radiazioni ionizzanti, le microonde sono radiazioni non ionizzanti, ovvero non possiedono energia sufficiente per alterare la struttura chimica delle molecole o il DNA delle cellule umane. Questo aspetto è fondamentale per comprendere la reale portata dei rischi associati all’uso del forno a microonde.
Fa male il microonde? Cosa dice la scienza
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’uso corretto del forno a microonde non comporta rischi per la salute. Le microonde restano confinate all’interno dell’apparecchio grazie a una schermatura metallica e a un sistema di sicurezza che interrompe il flusso non appena lo sportello viene aperto.
Anche l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) non classifica il microonde come cancerogeno, non esistono infatti prove credibili che colleghino l’esposizione a questo tipo di radiazione non ionizzante a un aumento del rischio di tumori, sempre che si utilizzi il forno seguendo le indicazioni del produttore.
Alterazioni nutrizionali dei cibi
Un altro tema ricorrente riguarda la presunta perdita di nutrienti causata dalla cottura nel microonde. È noto che qualsiasi metodo di cottura comporta una certa alterazione del contenuto nutrizionale degli alimenti, in particolare delle vitamine idrosolubili come la vitamina C e alcune del gruppo B.
Uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the American Dietetic Association ha, non solo escluso effetti nocivi derivanti dal consumo di cibi cotti o riscaldati nel microonde, ma ha inoltre rilevato che la cottura al microonde, soprattutto a bassa potenza, conserva meglio vitamine come tiamina, riboflavina, piridossina, folacina e acido ascorbico rispetto alla cottura convenzionale.
Per esempio, la cottura a vapore al microonde risulta spesso meno aggressiva rispetto alla bollitura prolungata, che disperde le vitamine nell’acqua di cottura.
La chiave risiede nella modalità di utilizzo: evitare temperature eccessive, utilizzare contenitori adatti e non prolungare oltre il necessario i tempi di cottura.
Contenitori e sicurezza: cosa evitare
Una delle principali raccomandazioni riguarda l’uso corretto dei contenitori. Non tutti i materiali sono adatti al microonde. È essenziale scegliere solo recipienti etichettati come “adatti al microonde”, evitando contenitori in plastica non certificata, poiché possono rilasciare sostanze chimiche nocive durante il riscaldamento.
In particolare, si consiglia di evitare:
- plastica contenente BPA (bisfenolo A), un composto controverso per i suoi possibili effetti sul sistema endocrino;
- contenitori monouso, vaschette da asporto o piatti decorati con metalli;
- pellicola trasparente a contatto diretto con il cibo durante il riscaldamento.
Utilizzare contenitori in vetro, ceramica o plastica senza BPA è il modo più sicuro per ridurre qualsiasi rischio di contaminazione.
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Rischio di scottature e riscaldamento non uniforme
Il forno a microonde può provocare riscaldamenti non omogenei, lasciando alcune parti del cibo fredde e altre molto calde.
Questo fenomeno può rappresentare un rischio sia per la sicurezza alimentare, sia per possibili scottature, soprattutto quando si riscaldano liquidi come brodi o bevande.
Per garantire una distribuzione più uniforme del calore, si consiglia di:
- mescolare gli alimenti a metà cottura;
- coprire i cibi con un coperchio adatto o una campana per microonde;
- lasciare riposare il cibo per 1-2 minuti dopo la cottura, per consentire la diffusione uniforme del calore.
Queste precauzioni aiutano anche a prevenire la sopravvivenza di batteri nocivi in caso di riscaldamento di piatti già cotti.
Falsi miti da sfatare
Nonostante le rassicurazioni delle principali autorità sanitarie, persistono alcuni falsi miti legati al microonde, spesso diffusi da fonti non attendibili o da una lettura errata delle evidenze scientifiche.
Tra i più comuni:
- "le microonde rendono il cibo radioattivo": falso. Le microonde non alterano la struttura atomica degli alimenti, quindi non possono renderli radioattivi;
- "il microonde distrugge completamente le sostanze nutritive": falso. Come visto, la perdita di nutrienti è simile – o in alcuni casi inferiore – a quella che si verifica con altri metodi di cottura;
- "le microonde provocano infertilità o danni cerebrali": non esistono prove cliniche a supporto di queste affermazioni, se l’uso dell’elettrodomestico è conforme alle normative.
È importante distinguere tra preoccupazioni legittime e allarmismi infondati.
L’utilizzo del forno a microonde, se effettuato nel rispetto delle indicazioni di sicurezza, non comporta rischi per la salute umana. Le microonde emesse dall’apparecchio sono schermate, non ionizzanti e non interferiscono con la struttura del cibo in modo pericoloso.
L’uso di contenitori idonei, la corretta gestione dei tempi di cottura e una buona manutenzione dell’elettrodomestico sono elementi chiave per garantire sicurezza e qualità.
Resta sempre consigliabile affidarsi a fonti autorevoli, come l’OMS, l’Istituto Superiore di Sanità e i principali enti di ricerca internazionale, per orientarsi in modo consapevole tra informazioni corrette e falsi allarmismi.