Un nuovo dispositivo indossabile può aiutare a monitorare lo stato di salute

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 05 Giugno, 2025

Un primo piano mostra una persona con capelli ricci castani, vista di spalle, che guarda in basso e leggermente a destra. La spalla nuda e la parte superiore della schiena sono visibili, con alcune lentiggini o imperfezioni sulla pelle.

All’interno di uno studio pubblicato sulla rivista Nature è stato descritto il funzionamento di un nuovo dispositivo indossabile – messo a punto alla Northwestern University (Usa) – in grado di misurare i gas emessi e assorbiti dalla pelle al fine di valutare lo stato di salute, eventuali infezioni cutanee, i livelli di idratazione e l’esposizione a sostanze nocive.

Vediamo di cosa si tratta.

Il funzionamento

Questa apparecchiatura, lunga due centimetri e larga uno e mezzo, è composta da una camera, una valvola programmabile, dei sensori, una piccola batteria ricaricabile e un circuito elettronico.

Come spiega il principale firmatario dello studio, il Dr. Guillermo Ameer della Northwestern University, i sensori non sono direttamente a contatto con la pelle, ma si trovano a pochissimo millimetri da essa: questo evita eventuali problemi in situazioni di particolare fragilità.

Una valvola automatica regola l'accesso dei gas all'interno della camera di analisi: si apre per permettere ai gas di entrare o uscire e si richiude per trattenere quelli già presenti – consentendo ai sensori di rilevare in modo preciso le variazioni di concentrazione nel tempo.

I dati raccolti vengono, poi, trasmessi in tempo reale via Bluetooth a uno smartphone o a un tablet, permettendo un monitoraggio continuo e a distanza.

I sensori vanno a misurare con precisione le variazioni di temperatura, vapore acqueo, anidride carbonica (CO2) e composti organici volatili (COV) – tutti elementi in grado di fornire indicazioni sulla salute della pelle e su quella generale.

Questo sistema fornisce informazioni preziose che aiutano i professionisti sanitari a valutare tempestivamente lo stato di una ferita e a decidere, se necessario, l’avvio di una terapia antibiotica mirata.

Una barriera da proteggere

Gli studiosi affermano che questa nuova tecnologia può essere di grande impatto per l'assistenza clinica – soprattutto per le persone vulnerabili, come anziani, neonati, pazienti con diabete o con la pelle compromessa.

La Dr.ssa Amy Paller, della divisione di Dermatologia alla Northwestern e tra gli autori dello studio, afferma che lo strato più esterno della pelle rappresenta la prima barriera di protezione contro l’ambiente esterno e ha un ruolo fondamentale: trattiene l’idratazione, evitando una perdita eccessiva di acqua, e difende la pelle da sostanze irritanti, batteri e raggi ultravioletti.

Quando questa barriera si danneggia, la pelle può disidratarsi, diventare più sensibile e vulnerabile a infezioni e infiammazioni, favorendo condizioni come eczema e psoriasi.

A volte è difficile capire se una ferita è infetta o meno - sottolinea il Dr. Ameer – e quando diventa evidente, potrebbe essere troppo tardi. Per evitare rischi, i medici prescrivono un ampio spettro di antibiotici, con il rischio di aumentare la  resistenza antimicrobica, che è un problema crescente nell'assistenza sanitaria. Essere in grado di monitorare una ferita e prescrivere un antibiotico al primo segno di infezione può essere decisivo”.

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

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