Quando si parla di tumori in urologia il cancro alla vescica si posiziona al secondo posto per frequenza, subito dopo quello alla prostata.
In Italia, ogni anno, si contano circa 29.700 nuove diagnosi: colpisce prevalentemente nella fascia d'età tra i 60 e i 70 anni e ha una predilezione per il genere maschile; si manifesta, infatti, quasi quattro volte più spesso negli uomini che nelle donne.
La ricerca scientifica, di stampo italiano, sta testando una modalità di cura che potrebbe cambiare le carte in tavola per il trattamento di questo tumore.
Vediamo nel dettaglio un approfondimento.
Un focus sul dispositivo alternativo all’operazione
Nonostante l'asportazione chirurgica e l'immunoterapia con BCG, il tumore della vescica non muscolo invasivo ad alto rischio può presentare un'alta probabilità di recidiva.
In queste situazioni, la via standard finora seguita è stata la cistectomia radicale, un intervento molto invasivo che, inevitabilmente, comporta rischi e possibili complicanze per il paziente.
Un dispositivo sperimentale rivoluzionario per il trattamento del tumore della vescica. Però, sta cambiando le prospettive di cura.
I risultati, pubblicati sul Journal of Clinical Oncology e presentati dallo studio internazionale SunRISe-1, mostrano un'efficacia senza precedenti.
Al centro della ricerca c'è il TAR-200, un sistema che agisce come un "cerotto medicato" interno: posizionato nella vescica, il dispositivo rilascia gradualmente e in modo continuativo il farmaco chemioterapico gemcitabina direttamente sulle cellule tumorali.
I dati sono estremamente promettenti:
- tasso di risposta completa record: l'82% dei pazienti con carcinoma uroteliale non muscolo-invasivo ad alto rischio, che non rispondevano più all'immunoterapia con BCG, ha ottenuto una risposta completa;
- risultati rapidi e duraturi: gli effetti del trattamento sono stati osservati in tempi brevi e si sono mantenuti nel tempo;
- buona tollerabilità: il dispositivo è stato ben accettato dai pazienti, senza effetti collaterali significativi.
Ciò che rende questo trattamento particolarmente significativo è la sua capacità di offrire un'alternativa concreta alla cistectomia radicale, l'intervento chirurgico standard per questi casi.
La maggior parte dei pazienti arruolati nello studio ha potuto infatti evitare o posticipare questa procedura invasiva, che comporta la rimozione della vescica e ha rischi e complicanze rilevanti.
I commenti dell’équipe e le speranze per il futuro
Lo studio SunRISe-1 ha coinvolto 142 centri in 14 Paesi e ha visto l'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) di Roma come protagonista; quest’ultimo, che ha reclutato il maggior numero di pazienti a livello globale, ha, infatti, contribuito in modo determinante al successo della ricerca, la cui eccellenza è stata riconosciuta anche dalla Food and Drug Administration (FDA).
Il Dottor Giuseppe Simone, direttore della UOC di Urologia dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE), ha sottolineato l'importanza di questi dati: “Questi risultati rappresentano un passo avanti decisivo verso terapie innovative, meno invasive e più tollerabili per i nostri pazienti. L’esperienza maturata all’interno dello studio SunRISe-1 conferma la posizione di leadership dell’Istituto nell’ambito dell’urologia oncologica”.
A coronare il successo della ricerca, l'IRE ha lanciato il Programma di Uro-Oncologia, diretto dal Dottor Simone e finanziato grazie ai fondi del 5x1000; questa iniziativa dimostra l'impegno dell'Istituto a reinvestire le donazioni dei cittadini in progetti di ricerca clinica ad alto impatto.
Giovanni Blandino, Direttore Scientifico ff dell'IRE, ha commentato: “La ricerca è la forma più concreta di restituzione alla comunità. L’istituzione del Programma di Uro-Oncologia, finanziato dal 5x1000, dimostra come la fiducia dei cittadini si traduca in nuove opportunità di cura”.
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Anche Livio De Angelis, Direttore Generale degli Istituti Fisioterapici Ospedalieri (IFO), ha espresso il suo orgoglio per i traguardi raggiunti: “L’IRE si conferma un centro di eccellenza capace di attrarre collaborazioni internazionali e di trasformare i risultati della ricerca in prospettive concrete per i pazienti. Siamo orgogliosi di sostenere, anche attraverso il 5x1000, progetti che rafforzano il ruolo dell’Istituto a beneficio della salute pubblica”.
Fonti:
Journal of Clinical Oncology - TAR-200 for Bacillus Calmette-Guérin–Unresponsive High-Risk Non–Muscle-Invasive Bladder Cancer: Results From the Phase IIb SunRISe-1 Study