Smartphone prima dei 13 anni? Lo studio avverte: rischi seri per la salute mentale

Alessandra Familari | Autrice e divulgatrice informazione sanitaria

Ultimo aggiornamento – 22 Luglio, 2025

Una bambina utilizza lo smartphone.

L’utilizzo dello smartphone, nei bambini prima dei 13 anni, può avere conseguenze negative sulla salute mentale in età adulta? 

A rispondere è uno studio internazionale pubblicato sul Journal of Human Development and Capabilities, che mette in luce il legame tra uso precoce dello smartphone e sintomi psicologici importanti, come bassa autostima, pensieri suicidi, difficoltà emotive e distacco dalla realtà.

Secondo i ricercatori, l’età di primo utilizzo dello smartphone rappresenta un fattore di rischio sottovalutato, che occorre venga monitorato come comportamento cardine in grado di incidere sul benessere psicofisico dei giovani.

Lo studio: oltre 100.000 giovani analizzati

La ricerca, condotta da Sapien Labs nell’ambito del Global Mind Project, ha coinvolto più di 100.000 giovani tra i 18 e i 24 anni nati tra il 2001 e il 2007.

Il focus era valutare come l’età del primo smartphone influenzi il benessere mentale nella prima età adulta.

Per la misurazione è stato utilizzato il Mind Health Quotient (MHQ), un indicatore che valuta diversi aspetti, tra cui capacità emotive e sociali, equilibrio cognitivo, livello di autostima e presenza di sintomi clinici.

I risultati hanno mostrato una correlazione: prima arriva il primo smartphone, più basso è il benessere mentale a distanza di anni.

In media, chi ha ricevuto il telefono a 13 anni ottiene un punteggio MHQ di circa 30 (scala 0-100), mentre chi lo ha avuto già a 5 anni scende a 1 punto.

Le ragazze risultano più vulnerabili, in tutta probabilità a causa del gap di genere in merito a esposizione a cyberbullismo, confronti sociali e modelli estetici idealizzati, frequenti nelle dinamiche online.

Quali sono le conseguenze dello smartphone prima dei 13 anni?

Gli autori dello studio hanno ipotizzato quattro principali meccanismi che spiegano il legame tra l’ulilizzo dello smartphone in età precoce e disagio mentale:

  • accesso anticipato ai social media: favorisce confronti costanti con i coetanei e aumenta l’ansia da esclusione;
  • cyberbullismo: è più comune tra i bambini e gli adolescenti con accesso non controllato ai social network;
  • disturbi del sonnosono causati dall’uso serale dei dispositivi e dall’esposizione alla luce blu, che altera i ritmi circadiani;
  • ridotta interazione familiare: apporta un conseguente indebolimento delle competenze sociali ed emotive.

Questi fattori agiscono in un periodo della vita che è da considerarsi critico per lo sviluppo neurologico e psicologico, influenzando la costruzione dell’autostima e la capacità di gestire le emozioni.

Lo studio evidenzia un aspetto di sostanziale rilevanza che mostra la difficoltà nel riconoscimento del rischio. Molti dei sintomi osservati, come impulsività, aggressività e distacco dalla realtà, non rientrano nei tradizionali screening per ansia e depressione.

Pertanto, accade spesso che il disagio legato all’uso precoce dello smartphone non riesce a essere intercettato durante le visite pediatriche o psichiatriche, ritardando l’intervento a quando i sintomi hanno già assunto una gravità più complessa.

Raccomandazioni per i genitori: limitare le conseguenze sulla salute mentale

Gli esperti raccomandano un approccio prudente e preventivo, simile a quello adottato per altre abitudini potenzialmente dannose. Le indicazioni principali sono:

  • rimandare l’acquisto del primo smartphone almeno ai 13-14 anni, come suggerito anche da movimenti internazionali come Smartphone Free Childhood;
  • stabilire regole chiare di utilizzo: rigoroso no al cellulare durante la notte e limiti di tempo giornalieri, soprattutto nei giorni scolastici.
  • favorire momenti tech-free in famiglia, ad esempio durante i pasti o nei fine settimana, per stimolare la comunicazione diretta;
  • monitorare i segnali di disagio, come sbalzi d’umore, isolamento, aggressività o disturbi del sonno;
  • educare a un uso consapevole dei social media, parlando apertamente dei contenuti online e delle dinamiche relazionali digitali.

I risultati dello studio non dimostrano un rapporto di causa-effetto, ma la correlazione tra uso precoce dello smartphone e peggior salute mentale è considerata abbastanza significativa da giustificare misure di prevenzione mirate.

La tecnologia rappresenta da circa un decennio una parte integrante della vita quotidiana. Il suo rendersi così presente rende difficoltoso limitarne l'utilizzo e mitigarne le conseguenze. 

Anche per questo, agire nei primi anni di sviluppo, insegnando ai giovani di esperire delle cose, dei giorni, della vita, senza l'ausilio sistematico della tecnologia, può essere utile a delimitare il senso di bisogno che questa genera. 

Significa, quantomeno, rallentare la sua introduzione nella quotidianità, posticiparne la dipendenza, darle un controllo, una consapevolezza.  

Gli esperti che hanno lavorato allo studio ricordano che posticipare l’introduzione dello smartphone e insegnarne un uso responsabile rappresentano azioni necessarie ed efficaci utili a proteggere la salute mentale dei bambini e degli adolescenti, di coloro i quali sono gli adulti di domani.

Alessandra Familari | Autrice e divulgatrice informazione sanitaria
Scritto da Alessandra Familari | Autrice e divulgatrice informazione sanitaria

Dopo gli studi in Lettere Moderne, ed esperienze giornalistiche si è specializzata in divulgazione su tematiche come salute del cervello, alimentazione e attività fisica, si occupa di informazione scientifica con un approccio rigoroso e multidisciplinare. Su Pazienti.it firma articoli dedicati ai legami tra nutrizione, sport e benessere mentale, evidenziando come le scelte quotidiane possano influire sulla salute del corpo e della mente. Tra i temi affrontati: il ruolo dell’attività fisica nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e neurodegenerative; la connessione tra alimentazione e funzioni cognitive; i meccanismi attraverso cui il movimento migliora l’umore, la memoria e la qualità del sonno. La sua scrittura unisce evidenza scientifica, chiarezza comunicativa e orientamento pratico: ogni articolo invita il lettore a comprendere meglio come allenare non solo il corpo, ma anche il cervello. Il suo obiettivo è promuovere una cultura del benessere integrato, fondata su consapevolezza, conoscenza e prevenzione quotidiana. .

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