Semaglutide, benefici cardiovascolari e cognitivi dal farmaco anti-obesità: lo studio

Alessandra Familari | Editor

Ultimo aggiornamento – 19 Settembre, 2025

Una donna obesa tiene dei farmaci in mano.

Il semaglutide, noto per la sua efficacia nel trattamento dell’obesità, mostra ora un profilo di benefici molto più ampio: a dimostrarlo sono i dati dello studio Steer, presentati al congresso della European Society of Cardiology (ESC) a Madrid e alla European Association for the Study of Diabetes (EASD) di Vienna. 

Alla luce dei risultati della ricerca, le applicazioni di questo principio attivo farmacologico potrebbero estendersi alla protezione cardiovascolare e al miglioramento della salute mentale.

Semaglutide: lo studio che ne dimostra i benefici oltre la perdita di peso

Secondo i ricercatori, la somministrazione di semaglutide 2,4 milligrammi è associata a una riduzione del 57% del rischio di eventi cardiovascolari maggiori (infarto, ictus o morte per qualsiasi causa) rispetto al farmaco tirzepatide.

La popolazione osservata comprendeva pazienti con obesità o sovrappeso e con malattia cardiovascolare conclamata, rendendo l’evidenza oltremodo rilevante dal punto di vista clinico.

Un ulteriore dato di interesse riguarda l’effetto positivo sul  food noise, termine che definisce la presenza costante di pensieri intrusivi legati al cibo. 

La riduzione di questo fenomeno suggerisce un impatto sul piano cognitivo ed emotivo, con possibili ripercussioni favorevoli sulla gestione quotidiana del comportamento alimentare.

La ricerca ha incluso due gruppi di pazienti sottoposti a trattamenti differenti: semaglutide 2,4 mg e tirzepatide. La durata media del follow-up è stata di 3,8 mesi per il gruppo semaglutide e di 4,3 mesi per quello tirzepatide.

I risultati hanno mostrato che:

  • gli eventi cardiovascolari maggiori sono stati 15 (0,1%) tra i pazienti trattati con semaglutide, contro 39 (0,4%) con tirzepatide;
  • la riduzione del rischio di infarto, ictus e mortalità si è mantenuta significativa nei pazienti che non hanno interrotto la terapia per oltre 30 giorni;
  • l’efficacia è stata osservata indipendentemente dalla perdita di peso, confermando il ruolo cardioprotettivo intrinseco del farmaco;
  • sono emersi benefici aggiuntivi nella modulazione dei pensieri ossessivi legati al cibo, con una riduzione della pressione psicologica sull’alimentazione.

La rilevanza dei dati emersi è inoltre sottolineata dall’inserimento di Semaglutide nelle linee guida ESC 2024, dove viene raccomandato come terapia di riferimento nei pazienti con sindrome coronarica cronica e obesità o sovrappeso.

Come ha spiegato Giuseppe Musumeci, direttore della Struttura Complessa di Cardiologia dell’AO Mauriziano di Torino, “l’eccesso di peso è presente in circa il 40% dei pazienti cardiopatici e aumenta progressivamente il rischio di eventi cardiovascolari: ogni due anni trascorsi in condizione di sovrappeso o obesità il rischio cresce del 7%. Intervenire precocemente significa ridurre la probabilità di morte, infarto e ictus”.

I risultati dello studio: perché sono rilevanti?

Le implicazioni dello studio Steer si posizionano oltre la mera comparazione tra farmaci: quella dimostrata è infatti un’evidenza che racchiude un’importanza scientifica e clinica non indifferente.

il semaglutide, a dosaggio di 2,4 mg, riduca significativamente il rischio cardiovascolare, apre a scenari terapeutici più ampi e rafforza il concetto che i trattamenti per l’obesità non debbano essere valutati solo in termini di perdita di peso.

La duplice azione, cardioprotettiva e cognitiva, offre nuove prospettive per la presa in carico integrata del paziente obeso o in sovrappeso, categoria che rappresenta una quota crescente della popolazione nei Paesi industrializzati.

In un contesto in cui obesità e malattie cardiovascolari costituiscono una delle principali sfide sanitarie globali, farmaci come semaglutide diventano strumenti centrali nella strategia di prevenzione e cura.

Lo studio, dunque, rafforza l’idea che la terapia con semaglutide 2,4 mg non sia da considerarsi meramente un intervento farmacologico finalizzato alla riduzione ponderale, ma un presidio in grado di incidere sulla prognosi cardiovascolare e sul benessere mentale

La sua inclusione nelle linee guida europee ne conferma il valore e ne anticipa una diffusione sempre più ampia nella pratica clinica.


Fonti:

STEER study - Semaglutide is associated with a lower risk of cardiovascular events compared with tirzepatide in patients with overweight or obesity and ASCVD and without diabetes in routine clinical practice


Alessandra Familari | Editor
Scritto da Alessandra Familari | Editor

Durante il percorso di studi in Lettere moderne ho avuto occasione di partecipare a diverse realtà editoriali che mi hanno introdotta nel mondo della scrittura web. Dopo tre anni di esperienza nel giornalismo, con particolare focus sulla sociologia e la psicologia sociale, ho cominciato a occuparmi di articoli sul benessere.

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