I ricercatori della facoltà di medicina dell'Università di Sendai e della Divisione di Medicina Metabolica, Centro di Ricerca per la Scienza e la Tecnologia Avanzate (RCAST) dell'Università di Tokyo – in collaborazione il Dipartimento di Nutrizione, Facoltà di Infermieristica e Nutrizione del Tenshi College, l'Università di Scienze Avanzate di Kyoto e altri – hanno osservato che concepire in una stagione fredda può influenzare il modo in cui si accumula il grasso.
Scopriamo cosa dice la ricerca, pubblicata su Nature Metabolism.
La ricerca
Per arrivare a tale conclusione, gli scienziati hanno osservato e analizzato l’attivazione del tessuto adiposo bruno in centinaia di volontari.
Questo, a differenza del grasso normale legato all'accumulo di lipidi, è legato alla termogenesi, ovvero la produzione di calore attraverso lo sfruttamento degli acidi grassi, e al controllo della glicemia.
Il grasso bruno è molto attivo nei bambini, dove aiuta a mantenere la temperatura corporea, mentre lo è meno negli adulti, negli individui in sovrappeso o con obesità – nonostante possa essere stimolato da fattori esterni (come il freddo).
Il tessuto adiposo bruno (TAB), secondo lo studio, era presente in maniera marcata nei soggetti nati nei periodi più freddi dell’anno, i quali presentavano anche meno grasso attorno agli organi, un indice di massa corpora più basso e un dispendio energetico superiore – si tratta di indici di una salute metabolica migliore.
I ricercatori, attraverso test su modelli murini (topi), hanno osservato che lo stress termico ambientale dovuto al freddo, durante il periodo del concepimento, può influenzare l'attività degli adipociti legati al grasso bruno attraverso meccanismi trascrizionali ed epigenetici.
Risultati e prospettive future
Nascere in un periodo freddo, quindi, secondo gli studiosi può offrire un metabolismo energetico più efficiente e protettivo per determinate condizioni legate al grasso corporeo in eccesso – osservando, ad esempio, che le donne nate tra ottobre e aprile registravano un grasso bruno molto più attivo rispetto a chi è venuto alla luce tra aprile e maggio.
Pur non chiarendo i meccanismi coinvolti, gli scienziati affermano che “l’approccio e il campione più ampio in questo campo consentono di certificare l'influenza intergenerazionale dello stress da freddo sull'attività del TAB negli esseri umani”.
Si tratterebbe di un sofisticato adattamento predittivo al freddo che potrebbe modificare il funzionamento degli ovuli e/o degli spermatozoi attivando determinati benefici.
I ricercatori sottolineano che si tratta di studi osservazionali e correlazionali e serviranno indagini più approfondite e con un campione molto più ampio (e di diverse popolazioni) per avere tutte le conferme del caso.