Quali sono i farmaci anticoagulanti e a cosa servono?

Dr. Christian Raddato Medico Chirurgo
Redatto scientificamente da Dr. Christian Raddato, Medico Generale |
A cura di Valentina Montagna

Data articolo – 22 Novembre, 2025

Uno stetoscopio

I farmaci anticoagulanti sono una classe di medicinali che hanno la funzione di prevenire la formazione di coaguli di sangue anomali, noti come trombi.

Questi farmaci, di utilizzo diffuso e facili da assumere per via orale hanno il compito di prevenire e trattare molte patologie cardiovascolari. La loro funzione è quella di rallentare il normale processo di coagulazione del sangue in persone che, a causa di specifiche condizioni mediche, possono sviluppare coaguli. 

Anticoagulanti e Antiaggreganti (come l'Aspirina) 

Esistono due famiglie di farmaci che agiscono sulla coagulazione con meccanismi diversi:

  • antiaggreganti piastrinici (es. Acido Acetilsalicilico/Aspirina, Clopidogrel): agiscono sulle piastrine, impedendo loro di aggregarsi. Sono utili per prevenire trombi nelle arterie;
  • anticoagulanti (es. Warfarin, Apixaban): agiscono sui fattori della coagulazione, bloccando la cascata chimica che porta alla formazione della rete di fibrina.

L'aspirina non è un anticoagulante. Sono farmaci con indicazioni diverse e non sono intercambiabili. La scelta dipende dalla condizione clinica del paziente.


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Dopo aver scoperto una fibrillazione atriale o dopo un intervento chirurgico importante, aumenta il rischio che si formi un coagulo di sangue.

Proprio in situazioni come queste il medico prescrive gli anticoagulanti, farmaci usati per prevenire la formazione di trombi o impedire che quelli già presenti si ingrandiscano o migrino, causando complicanze gravi come l'ictus o l'embolia polmonare.

La terapia tradizionale: Antagonisti della Vitamina K (AVK)

Questa classe include farmaci come warfarin (Coumadin®) e acenocumarolo (Sintrom®), spesso prescritti a chi ha una protesi valvolare meccanica, cioè una valvola cardiaca artificiale al posto di quella naturale. In queste persone, il sangue potrebbe coagulare sulla valvola e il rischio di trombi è alto.

Gli AVK agiscono riducendo la produzione di alcuni fattori della coagulazione attraverso l'interferenza con la vitamina K. Chi assume questi farmaci deve sottoporsi regolarmente al controllo dell'INR, un esame del sangue che misura la fluidità del sangue.

Anticoagulanti Orali Diretti (DOAC o NAO)

Negli ultimi anni la medicina ha introdotto molecole come dabigatran (Pradaxa®), rivaroxaban (Xarelto®), apixaban (Eliquis®) ed edoxaban (Lixiana®).

Questi farmaci vengono prescritti a le persone con fibrillazione atriale, una condizione molto comune soprattutto negli anziani, dove il rischio di ictus è più elevato.

Un classico esempio riguarda chi deve affrontare un intervento ortopedico, come la sostituzione dell'anca o del ginocchio. In queste situazioni, il medico prescrive gli anticoagulanti orali di nuova generazione (ad esempio apixaban, edoxaban, rivaroxaban o dabigatran) per evitare che si formino dei coaguli di sangue nelle vene delle gambe (la trombosi venosa profonda).

Questi nuovi farmaci hanno il vantaggio di essere più semplici da gestire rispetto ai vecchi anticoagulanti come il warfarin o l'acenocumarolo.

Non è necessario fare frequenti esami del sangue per controllare la fluidità del sangue, basta seguire controlli periodici della salute di reni e fegato.

Questo rende la terapia più comoda e sicura per chi la deve seguire per lungo tempo, togliendo molte delle preoccupazioni e delle scomodità comuni in passato.

Le eparine: un aiuto mirato nei momenti critici  

Le eparine, da iniettare sotto pelle, servono in momenti specifici. Un classico esempio della loro prescrizione riguarda l'ospedale. Molte volte le eparine vengono date subito dopo interventi chirurgici o a persone immobilizzate a letto, per scongiurare la formazione di trombi nelle gambe.

Un'altra situazione comune è quella della terapia ponte, cioè quando si deve fermare temporaneamente la terapia orale per un intervento o una procedura invasiva. Le eparine possono essere sia standard non frazionate che a basso peso molecolare, come la ben nota enoxaparina.

Quali sono rischi ed effetti collaterali dei farmaci?

Il principale rischio della terapia anticoagulante è il sanguinamento. L'obiettivo è trovare un equilibrio in cui il sangue sia abbastanza fluido da prevenire i coaguli, ma non così tanto da causare emorragie. Il rischio è calcolato e monitorato dal medico.

Come riconoscere i sintomi

Dobbiamo distinguere tra sanguinamenti minori e maggiori.

I sanguinamenti minori sono i lividi che si formano più facilmente:

  • sanguinamento dalle gengive;
  • perdite di sangue dal naso;
  • piccoli tagli che sanguinano più a lungo;
  • flusso mestruale più abbondante.

Delle pastiglie di anticoagulanti

I sanguinamenti maggiori sono:

  • sangue nelle feci (rosse o nere);
  • vomito con sangue;
  • urine di colore rosso, rosa o marrone;
  • mal di testa improvviso e intenso;
  • sanguinamento da una ferita che non si arresta;
  • cadute o traumi importanti;
  • dolore e gonfiore improvviso a un'articolazione.

In questi casi, è bene sospendere il farmaco e recarsi al Pronto Soccorso, comunicando il nome del farmaco assunto.

Altri effetti collaterali sono

  • disturbi gastrointestinali;
  • alterazioni della funzionalità epatica o renale;
  • alopecia (rara);
  • trombocitopenia indotta da eparina (HIT) (rara).

Farmaci che neutralizzano l'effetti degli anticoagulanti

Sono delle medicine specifiche che neutralizzano l'effetto degli anticoagulanti in caso di emergenza.

Se si assumono i vecchi anticoagulanti (come warfarin o acenocumarolo), in caso di urgenza si usa la vitamina K o dei prodotti chiamati "concentrati del complesso protrombinico", che servono proprio a ristabilire velocemente la coagulazione.

Se invece si prendono i nuovi anticoagulanti (come dabigatran, apixaban, edoxaban, rivaroxaban), ci sono antidoti moderni su misura, ad esempio, idarucizumab disattiva rapidamente il dabigatran; andexanet alfa funziona per i farmaci che bloccano un particolare fattore della coagulazione (tipo apixaban, edoxaban, rivaroxaban).

Perché si usano di più i nuovi anticoagulanti?

Oggi i medici preferiscono i nuovi anticoagulanti orali perché molti studi clinici hanno dimostrato che riducono di più il rischio di ictus e di morte rispetto al vecchio farmaco warfarin. Sono più efficaci e hanno reso la terapia anticoagulante più sicura.

Meno rischio di emorragia cerebrale

Il vantaggio più importante dei nuovi anticoagulanti è che dimezzano il rischio di emorragie cerebrali rispetto al warfarin. Quindi chi li prende, ha molte meno probabilità di andare incontro a questa complicanza grave.

Sanguinamenti gastrointestinali: un punto da valutare

Alcuni dei nuovi anticoagulanti potrebbero portare a un leggero aumento del rischio di sanguinamenti nello stomaco o nell’intestino, rispetto al warfarin.

Ecco perché medico valuta sempre la storia clinica del singolo paziente, scegliendo il farmaco più adatto caso per caso.

Quando il warfarin resta la scelta migliore

Nonostante i vantaggi dei nuovi farmaci, ci sono situazioni dove il warfarin è ancora il preferito, quando:

  • il paziente ha una protesi alla valvola cardiaca di tipo meccanico;
  • c'è una insufficienza renale grave;
  • è presente la sindrome da anticorpi antifosfolipidi;
  • si riscontra una grave insufficienza epatica.

Gravidanza e operazioni chirurgiche

Durante la gravidanza, né il warfarin né i nuovi anticoagulanti sono sicuri, quindi si usa un altro tipo di farmaco: l'eparina a basso peso molecolare.

Se invece serve interrompere la terapia per un intervento chirurgico, i nuovi anticoagulanti rendono tutto più semplice, perché basta sospenderli per meno tempo rispetto alla vecchia terapia.

Quando e perché viene prescritta una terapia anticoagulante?

I farmaci anticoagulanti vengono prescritti in presenza di alcune condizioni mediche precise.

Fibrillazione Atriale 

La fibrillazione atriale si verifica quando il cuore batte in modo irregolare, e il sangue, ristagnando, può formare coaguli che, se raggiungono il cervello, possono causare un ictus ischemico. L'anticoagulante riduce questo rischio.

Trombosi venosa profonda ed embolia polmonare 

La Trombosi Venosi Profonda è la formazione di un trombo in una vena profonda, più solita nelle gambe. Se un frammento si stacca e raggiunge i polmoni, causa un'embolia polmonare. La terapia anticoagulante tratta la trombosi e previene le recidive.

Protesi valvolari cardiache meccaniche 

Il corpo può formare coaguli su una protesi valvolare meccanica. I pazienti che ne sono soggetti, necessitano di una terapia anticoagulante a vita per prevenire complicanze.

Altre condizioni

La terapia può essere indicata dopo un infarto miocardico, in presenza di angina instabile, occlusioni arteriose periferiche o dopo interventi di chirurgia maggiore.

Farmaci anticoagulanti – FAQ

Cosa succede se un trombo si forma nel sangue?

Quando un trombo si forma all'interno di un vaso sanguigno, può ostruirlo in parte o del tutto, interrompendo il flusso di sangue e, di conseguenza, l'apporto di ossigeno a tessuti e organi vitali.

Se un trombo o un suo frammento (embolo) ostruisce un'arteria polmonare, si verifica un'embolia polmonare; se blocca un'arteria cerebrale, può causare un ictus ischemico.

Se si forma in una vena profonda degli arti inferiori, si parla di trombosi venosa profonda. Gli anticoagulanti, riducendo la tendenza del sangue a coagulare, diminuiscono il rischio di questi eventi. 

Come si formano i trombi? 

Quando ci si procura una ferita, le piastrine formano un tappo temporaneo. Poi si attivano i "fattori della coagulazione", proteine che costruiscono una rete di fibrina, sigillando la ferita e fermando l'emorragia.

Il problema sorge quando questo sistema si attiva in modo inappropriato, formando coaguli, i trombi, all'interno di vene o arterie. Questi trombi possono ostruire il vaso sanguigno o staccarsi e viaggiare nel circolo sanguigno. I farmaci anticoagulanti intervengono per prevenire questa evenienza.

Ultimo aggiornamento – 20 Novembre, 2025

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