Negli ultimi anni la categoria degli alimenti ultra-processati (UPF) è stata al centro di un intenso dibattito scientifico e mediatico.
Nuove analisi di istituti di ricerca e società mediche stanno però suggerendo una visione più articolata: l’impatto sulla salute varia in modo significativo a seconda dell’origine animale o vegetale del prodotto. La distinzione appare sempre più rilevante per comprendere i reali rischi per la salute pubblica.
Una definizione che necessita di maggiore precisione
La discussione sugli UPF tende spesso a un approccio uniforme, che considera ogni alimento industrialmente trasformato come dannoso per la salute.
Le principali società mediche statunitensi stanno iniziando a distanziarsi da questa prospettiva, per esempio l’American Medical Association ha approvato una risoluzione che sostiene la necessità di promuovere maggiore consapevolezza sulle differenze tra alimenti ultra-processati salutari e non salutari.
Anche l’American Heart Association ha chiarito che non tutti gli UPF presentano lo stesso profilo nutrizionale. Secondo un recente report, esistono prodotti ultra-processati in grado di inserirsi in un modello alimentare equilibrato, grazie a valori nutrizionali più favorevoli rispetto ad altri.
La distinzione tra alimenti di origine animale e vegetale
Diversi studi indicano che la diversa natura degli UPF gioca un ruolo chiave, i prodotti ultra-processati di origine animale, come chicken nuggets o formaggi industriali spalmabili, sono associati a un maggiore rischio di patologie metaboliche e cardiovascolari.
Al contrario, gli UPF vegetali possono offrire benefici rilevanti. Cereali da colazione, legumi in scatola o burger vegetali industriali mostrano un impatto spesso positivo, soprattutto se consumati all’interno di un regime alimentare bilanciato.
La distinzione appare quindi fondamentale: non è il livello di trasformazione in sé a determinare l’effetto sulla salute, ma la composizione nutrizionale e l’origine degli ingredienti.
I dati degli studi più recenti
Una ricerca condotta da Harvard ha evidenziato una differenza significativa tra i due gruppi di alimenti. Nei consumatori di UPF animali il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 risulta più alto del 44%, mentre chi consuma cereali ultra-processati registra una riduzione del rischio del 22%.
Analogamente, uno studio pubblicato su BioMed Central ha rilevato che un consumo moderato di muesli e cereali integrali correlati è associato a una riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari e tumori.
Anche i prodotti alternativi alla carne sembrano offrire vantaggi: diversi lavori di ricerca mostrano che le alternative vegetali, pur rientrando talvolta nella categoria degli UPF, presentano un profilo metabolico più favorevole rispetto alla carne animale.
Benefici misurabili nelle sostituzioni alimentari
Il Physicians Committee for Responsible Medicine ha documentato gli effetti positivi ottenuti sostituendo alimenti di origine animale con equivalenti vegetali, incluse le versioni ultra-processate.
Tra gli esiti più rilevanti emergono perdita di peso, riduzione delle vampate nelle donne in post-menopausa e miglioramento della sensibilità insulinica nei pazienti con diabete di tipo 1.
Questi dati suggeriscono che la qualità complessiva della dieta può migliorare anche attraverso scelte ultra-processate, purché basate su ingredienti vegetali e su proprietà nutrizionali favorevoli.
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Cosa rappresenta il vero problema di salute pubblica
Secondo diversi esperti, l’attenzione dedicata agli UPF rischia di distogliere lo sguardo dalla questione principale: l’elevato consumo di carne e derivati del latte, associato a un aumento significativo delle patologie croniche.
Nell’ottica delle evidenze oggi disponibili, la sostituzione di un burger di manzo con un burger vegetale, anche ultra-processato, appare costantemente associata a esiti più favorevoli per la salute.
Le nuove evidenze invitano a superare una visione monolitica sugli ultra-processati, distinguendo tra prodotti vegetali e animali e valutando il loro reale profilo nutrizionale.
Comprendere questa differenza rappresenta un passaggio essenziale per definire strategie alimentari efficaci e per orientare le politiche di salute pubblica verso scelte più consapevoli.
Fonti
- Science Advisory della American Heart Association (AHA) - Excessive ultraprocessed foods (UPFs) and poor nutrition tied to poor health
- Harvard University - Ultra-Processed Food Consumption and Risk of Type 2 Diabetes: Three Large Prospective U.S. Cohort Studies
- BioMed Central - Associations of breakfast cereal consumption with all-cause and cause-specific mortality: a large-scale prospective analysis