Una nuova relazione del Ministero della Salute delinea un quadro aggiornato e complesso dei consumi alcolici in Italia, evidenziando come il fenomeno mantenga una dimensione stabile in termini numerici ma in continua trasformazione dal punto di vista comportamentale.
Le abitudini si spostano verso modelli più irregolari, con un incremento dei consumi fuori pasto, del binge drinking e del ricorso episodico alle bevande alcoliche. Le tendenze coinvolgono soprattutto giovani, donne e anziani, mentre aumentano gli accessi ai servizi sanitari per cause direttamente o indirettamente correlate all’alcol.
Consumi a rischio: otto milioni gli italiani coinvolti
Secondo i dati più recenti, otto milioni di persone rientrano nella categoria dei consumatori a rischio, una cifra che testimonia la diffusione del fenomeno all’interno della popolazione. Si tratta di 5,5 milioni di uomini e 2,5 milioni di donne, in un quadro in cui il 67,3% degli italiani sopra gli undici anni ha consumato alcol almeno una volta nel 2023.
La trasformazione più rilevante riguarda però le modalità di consumo: diminuisce il tradizionale bicchiere quotidiano e aumentano comportamenti più irregolari, come il consumo sporadico ma concentrato e l’assunzione fuori pasto.
Particolarmente evidente l’incremento tra le donne, che negli ultimi dieci anni hanno mostrato un aumento sia delle occasioni di consumo sia dell’abitudine a bere in contesti non strutturati.
Giovani: nuove abitudini e binge drinking in crescita
Nella fascia giovanile emergono cambiamenti significativi che contribuiscono alla diffusione di modalità di consumo ad alto rischio.
Quasi la metà dei ragazzi tra 11 e 24 anni ha assunto alcol nell’ultimo anno, mentre gli episodi di binge drinking continuano a intensificarsi: la pratica coinvolge il 14,5% dei giovani adulti, con percentuali che si avvicinano al 19% tra i maschi.
Il fenomeno non riguarda solo gli adulti più giovani: il 15,7% dei minorenni riferisce almeno un episodio di consumo nel 2023, nonostante l’assenza totale di soglie di sicurezza sotto i 18 anni.
Questi dati si inseriscono in un contesto europeo dove anche l’indagine ESPAD ha osservato un aumento del consumo concentrato tra gli studenti, segnalando una riduzione percepita del rischio e una crescente normalizzazione dell’alcol nei contesti ricreativi.
Anziani: consumi oltre soglia e consapevolezza ridotta
Gli over 65 rappresentano un altro segmento della popolazione particolarmente esposto. Sono 2,5 milioni gli anziani che superano abitualmente le soglie di sicurezza: il fenomeno riguarda il 30% degli uomini e l’8,5% delle donne. Il vino resta la bevanda più diffusa, seguito da birra e superalcolici, con una maggiore concentrazione dei consumi nelle regioni del Centro-Nord.
Le evidenze scientifiche, tra cui studi dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’OMS, mostrano come l’età avanzata influisca sul metabolismo dell’alcol, aumentando il rischio di interazioni con farmaci, cadute, eventi cardiovascolari e complicanze epatiche. Ciò rende questa fascia d’età particolarmente vulnerabile, spesso senza piena consapevolezza dei rischi.
Impatto sul Servizio Sanitario: accessi e ricoveri in aumento
Il peso dell’alcol sul sistema sanitario italiano continua a crescere. Nel 2023 si registrano 40.277 accessi al Pronto Soccorso per cause direttamente o indirettamente correlate all’alcol, un dato in aumento da quattro anni consecutivi. Le dimissioni ospedaliere con almeno una diagnosi alcol-correlata hanno raggiunto quota 47.766, mentre i SerD hanno preso in carico quasi 65.000 persone per dipendenza.
Sul piano della mortalità, il 2021 ha registrato 1.348 decessi attribuiti esclusivamente all’alcol. Importante anche il riflesso sulla sicurezza stradale: su oltre 56.000 incidenti con lesioni, quasi 5.000 coinvolgono conducenti in stato di ebbrezza.
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Prevenzione e strategie future
La relazione evidenzia la necessità di rafforzare la prevenzione e i servizi territoriali, con un’attenzione specifica alle fasce più vulnerabili.
A livello nazionale, il Piano di Prevenzione 2020–2025 resta uno strumento centrale, mentre su scala internazionale l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite propone una riduzione del 10% del consumo dannoso di alcol.
Un obiettivo ancora lontano, considerato l’aumento del consumo pro-capite registrato tra il 2016 e il 2019.
I dati disponibili mostrano un Paese in cui le modalità di consumo alcolico stanno cambiando rapidamente, rendendo più complesso il lavoro di prevenzione e di assistenza.
Giovani, donne e anziani emergono come le fasce più esposte, mentre cresce il peso dell’alcol sul Servizio Sanitario Nazionale.
Il rafforzamento delle politiche di prevenzione, insieme a un miglioramento della rete territoriale, resta essenziale per contenere un fenomeno in continua evoluzione.
Fonti
- Ministero della Salute – Quadro consumi alcolici in Italia
- Indagine ESPAD - Results from the European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs