Neonati prematuri: ecco perché la voce materna è terapia

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 16 Ottobre, 2025

Neonato che riposa in un'incubatrice ospedaliera. Il neonato è monitorato e riceve cure mediche. Rappresenta la terapia intensiva neonatale.

Una scoperta pionieristica getta luce su un intervento sorprendentemente semplice per i neonati nati troppo presto: far ascoltare la voce registrata della madre può agire come un turbo per la maturazione cerebrale dei piccoli prematuri.

Scopriamo perché e quali sono i benefici nel dettaglio.

Il ruolo della voce materna

Ma perché proprio la voce della mamma ha questa efficacia?

"È la voce più familiare e biologicamente significativa per un neonato," chiarisce Katherine Travis della Weill Cornell Medicine di New York.

“I bambini iniziano a udire a circa 24 settimane di gestazione e l'esposizione costante in utero fa sì che la madre sia la voce preferita dopo la nascita. Poiché questa voce è così consolidata anche prima della nascita, potrebbe essere particolarmente coinvolgente per il cervello in via di sviluppo".

Travis aggiunge, però, che anche la variabilità linguistica è importante, quindi anche il linguaggio di altri caregiver potrebbe offrire benefici simili.

Il nuovo approccio dei ricercatori

Nascere prematuramente espone il cervello a stress che ne alterano le strutture, un fenomeno spesso associato a difficoltà nel linguaggio che possono ostacolare la comunicazione e il successo scolastico.

È noto da diversi anni che suoni familiari come la voce materna e il battito cardiaco sono fondamentali per "scolpire" i percorsi uditivi e linguistici, ma la presenza costante dei genitori in terapia intensiva neonatale (TIN) non è sempre possibile.

Di conseguenza, per verificare se una semplice registrazione potesse colmare questa distanza, Travis e il suo team hanno arruolato 46 neonati nati tra la 24a e la 31a settimana di gestazione.


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Le madri hanno registrato la propria voce mentre leggevano brani da un classico per l'infanzia: Un orso di nome Paddington.

Una clip audio di 10 minuti è stata riprodotta a metà dei bambini due volte ogni ora, rigorosamente durante la notte (22:00-6:00), aumentando l'esposizione alla voce materna di circa 2,7 ore al giorno, fino al raggiungimento della data prevista per il parto; invece, il gruppo di controllo ha ricevuto la cura standard, ma nessun suono extra.

Al termine dello studio due diversi tipi di risonanza magnetica hanno rivelato il risultato sorprendente: i neonati che avevano ascoltato la voce della madre di notte mostravano connessioni più forti e organizzate all'interno e attorno al fascicolo arcuato sinistro, una regione cruciale per l'elaborazione del linguaggio.

"Era più maturo," spiega Travis. "La sua struttura assomiglia di più a quella che ci aspetteremmo di vedere in un neonato più grande o con uno sviluppo più avanzato".

Gli scienziati ipotizzano che questa maturazione accelerata sia dovuta a una maggiore mielinizzazione, ovvero la creazione di guaine isolanti che rendono il "cablaggio" cerebrale più veloce ed efficiente.

"Si tratta di un aspetto chiave per uno sviluppo cerebrale sano, soprattutto nei percorsi che supportano la comunicazione e l'apprendimento," ribadisce Travis.

Risultati nel dettaglio

Ecco gli effetti di una maggiore esposizione alla voce materna registrata sullo sviluppo cerebrale di neonati molto pretermine, clinicamente stabili:

  • sicurezza ed efficacia: l'intervento (esposizione alla voce registrata) è risultato sicuro poiché non ha avuto effetti negativi sulla respirazione, sulla crescita o sulla durata della degenza ospedaliera dei neonati;
  • migliore maturazione cerebrale: i neonati che hanno ascoltato più spesso la voce della madre hanno mostrato segni di una microstruttura più matura in una specifica area del cervello, ossia il fascicolo arcuato sinistro;
  • ruolo nel linguaggio: una struttura cerebrale è ritenuta fondamentale per il linguaggio, poiché collega le aree del cervello responsabili del riconoscimento dei suoni (udito) e quelle coinvolte nella produzione del linguaggio (movimento);

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  • prova causale: c’è un nesso causale diretto (un "prima e dopo") tra le esperienze linguistiche precoci e la maturazione delle strutture cerebrali del linguaggio. Ciò va oltre i precedenti studi che potevano solo indicare solo una correlazione;
  • beneficio per i prematuri: il miglioramento nella maturazione di questa "autostrada" cerebrale è paragonabile ai cambiamenti che avvengono durante lo sviluppo tipico. Dunque, suggerisce che arricchire l'ambiente linguistico durante la terapia intensiva neonatale può aiutare a compensare gli effetti negativi della nascita prematura sullo sviluppo del cervello.

Il futuro a seguito della scoperta

Si tratta di uni intervento che è economicamente accessibile e di facile integrazione, ma non tutti sono pronti a cantare vittoria.

David Edwards dell'Evelina London Children's Hospital invita alla cautela: "Si tratta di un campione molto piccolo e ritengo che siano necessari più gruppi di controllo, altre fonti di linguaggio, altre forme di stimolazione uditiva, altre forme di stimolazione aumentata," avverte.

Travis e i suoi colleghi sono d'accordo e sperano di confermare questi entusiasmanti risultati in studi futuri su campioni più ampi e neonati più fragili.

Il vero banco di prova, tuttavia, sarà il follow-up a lungo termine: gli scienziati monitoreranno i partecipanti attuali per vedere se le differenze cerebrali osservate in TIN si tradurranno in reali, duraturi benefici nelle loro capacità comunicative e linguistiche man mano che crescono.

Fonti:

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

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