Microplastiche: un pericolo per la salute dei bambini e non solo

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 30 Settembre, 2025

Primo piano laterale di microplastiche depositate sulla mano di una persona. Concetto di inquinamento idrico e riscaldamento globale. Idea del cambiamento climatico

L'esposizione precoce alle sostanze chimiche dei prodotti plastici domestici non è un problema transitorio: rappresenta una minaccia crescente per la salute dei bambini, con ripercussioni che si estendono fino all'età adulta.

Scopriamo di più grazie ai risultati di un recente studio a riguardo.

Le ultime dalla ricerca scientifica

Una revisione cruciale di 62 studi internazionali, pubblicata su Osteoporosis International, lancia un allarme sulla salute scheletrica: le micro e nanoplastiche sono in grado di oltrepassare le barriere biologiche e penetrare nel tessuto osseo, raggiungendo persino il midollo.

All'interno dell'osso, i ricercatori ipotizzano che queste particelle interferiscano con il metabolismo cellulare e compromettano la corretta crescita ossea e studi condotti su animali hanno già evidenziato che la loro presenza ostacola lo sviluppo scheletrico e danneggia gli osteoclasti, le cellule fondamentali per la riparazione e il rinnovamento costante dell'osso.

I rischi non finiscono qui: le analisi in vitro confermano che le microplastiche non solo riducono la vitalità cellulare e accelerano l'invecchiamento, ma sono potenti catalizzatori di infiammazione.

L'insieme di questi effetti suggerisce un potenziale scenario in cui le ossa diventano più fragili, deformabili e predisposte alle fratture; un dato che si sovrappone pericolosamente all'aumento globale dei casi di osteoporosi.


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Inoltre, come anticipato, un rapporto redatto dagli autori sintetizza un'analisi approfondita di evidenze scientifiche pluridecennali che dimostrano quanto le sostanze chimiche comunemente incorporate in prodotti industriali e di consumo possono fungere da fattori contribuenti all'eziologia di diverse patologie e disabilità, con una particolare enfasi sulla vulnerabilità derivante dall'esposizione in età precoce.

La review si è concentrata specificamente su tre classi di composti chimici largamente impiegati nella produzione di materie plastiche e rivestimenti:

  1. ftalati: agenti plastificanti essenziali per conferire flessibilità al materiale;
  2. bisfenoli: composti utilizzati per incrementare la rigidità del prodotto;
  3. sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): sostanze chimiche note per le proprietà di termoresistenza e idrorepellenza.

L'aggregazione dei risultati provenienti da studi epidemiologici, che hanno coinvolto un vasto campione di migliaia di madri gestanti, feti e soggetti pediatrici, ha stabilito una correlazione significativa tra l'esposizione a queste tossine e un ampio spettro di esiti sanitari avversi a lungo termine.

Tali esiti includono, ma non si limitano a: malattie cardiovascolari, obesità, infertilità (maschile e femminile) e asma.

Il contesto di questa ricerca è l'attuale negoziazione del Trattato Globale sulle Materie Plastiche delle Nazioni Unite. Secondo il Dottor Trasande, l'articolo è una conferma lampante dell'urgente necessità di un accordo forte che tuteli non solo l'ambiente, ma soprattutto la salute umana.

Nonostante il valore economico dell'industria sia spesso sbandierato come ostacolo alle regolamentazioni, i costi sanitari derivanti dall'esposizione sono sbalorditivi: le stime parlano di circa 250 miliardi di dollari all'anno solo negli Stati Uniti.

Il quotidiano contatto con la plastica

Secondo Leonardo Trasande, pediatra, docente e autore principale dello studio di The Lancet Child & Adolescent Health, la posta in gioco è altissima: "I nostri risultati puntano il dito contro il ruolo cruciale della plastica nell'insorgenza precoce di innumerevoli malattie croniche che si manifestano poi nell'adolescenza e nell'età adulta."

La sua conclusione è netta: "Se vogliamo garantire una vita più lunga e sana ai bambini, l'utilizzo di questi materiali deve subire una drastica limitazione."

Le sostanze chimiche incriminate non sono confinate in prodotti di nicchia, ma sono onnipresenti: si annidano in oggetti d'uso quotidiano come imballaggi alimentari, cosmetici e persino nelle comuni ricevute cartacee.

La ricerca è chiara: quando la plastica viene sottoposta a uso, riscaldamento o trattamento chimico, rilascia nell'ambiente e nel nostro organismo microplastiche e nanoparticelle che vengono inevitabilmente ingerite.

Si tratta di composti che sono potenti interferenti endocrini e immunomodulatori:

  • infiammazione sistemica: è stato dimostrato che inducono una risposta immunitaria iperattiva in tutti i tessuti corporei, scatenando infiammazione;
  • disfunzione ormonale e neurosviluppo: interrompono la delicata funzione ormonale e si ritiene che compromettano lo sviluppo cerebrale. Numerosi studi collegano l'esposizione precoce a perdita di QI e a disturbi del neurosviluppo come autismo e ADHD.

Strategie di risoluzione: quali opzioni?

Lo studio non si limita a denunciare il problema, ma propone strategie attuabili per mitigare i rischi.

Trasande rassicura i genitori, non servono grandi spese per proteggere i propri figli: "Esistono misure semplici e sicure che i genitori possono adottare... senza spendere una fortuna."

I consigli chiave includono:

  • sostituire i contenitori di plastica con alternative in vetro o acciaio inossidabile;
  • evitare l'uso del microonde o del lavaggio in lavastoviglie per i contenitori in plastica, in quanto il calore ne favorisce il rilascio di sostanze chimiche.

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Il medico sottolinea che gli operatori sanitari devono assumere un ruolo proattivo, fornendo indicazioni chiare per orientare i genitori verso scelte più sicure.

A livello macro, i ricercatori chiedono con urgenza normative più severe per la drastica riduzione degli articoli in plastica non essenziali, con particolare attenzione alle comunità a basso reddito, dove le disparità sanitarie sono già profonde.

Hanno anche chiarito, però, che il loro lavoro non intende mettere in discussione il ruolo insostituibile della plastica in specifici ambiti medici salvavita (come ventilatori per neonati prematuri o mascherine), ma evidenzia la necessità di eliminare il suo utilizzo non essenziale in tutti gli altri contesti.

Fonti:

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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