L’estate 2024 è stata la più calda mai registrata in Europa e i dati dimostrano che le conseguenze sulla salute pubblica sono state gravi.
Uno studio internazionale pubblicato su Nature Medicine ha stimato che, tra il 1° giugno e il 30 settembre 2024, il caldo estremo ha provocato 62.775 decessi in 32 Paesi europei.
La ricerca ha analizzato i dati di mortalità giornaliera di 539 milioni di persone attraverso il database Early-Adapt, concentrandosi sull’impatto delle ondate di calore in tre estati consecutive: 2022, 2023 e 2024.
Italia in testa per mortalità da caldo
Il nostro Paese risulta il più colpito del continente, e ciò avviene per tre anni consecutivi:
- nel 2022 i decessi correlati al caldo sono stati 18.801;
- nel 2023 se ne sono registrati 13.790;
- nel 2024 il numero è salito a 19.038.
Dietro all’Italia si collocano Spagna (6.743 vittime), Germania (6.282), Grecia (5.980), Romania e Bulgaria.
Questi dati riflettono la particolare vulnerabilità dell’area mediterranea, dove le temperature estive risultano in aumento più marcato rispetto alla media europea.
L’Europa si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto alla media globale. Le temperature medie estive, calcolate su oltre 650 regioni, hanno superato i valori climatologici del periodo 1991-2020 di:
- +1,27 °C nel 2022;
- +1,48 °C nel 2023;
- +1,06 °C nel 2024.
Il 2024, pur segnando un numero di morti inferiore all’estate 2022 (oltre 67.000 decessi), ha registrato un incremento del 24% rispetto al 2023. Il quadro generale mostra dunque una tendenza che alterna picchi e riduzioni, ma con un impatto complessivo crescente sulla salute della popolazione.
Emergenze sanitarie: un nuovo sistema di allerta precoce
I ricercatori hanno testato un nuovo sistema di allerta precoce per prevedere le emergenze sanitarie legate al caldo.
I risultati indicano che:
- gli eventi più gravi possono essere previsti con almeno 7 giorni di anticipo;
- l’affidabilità del sistema è elevata, soprattutto durante le estati eccezionalmente calde;
- le previsioni oltre la settimana risultano più variabili, con prestazioni migliori nell’Europa meridionale.
Uno strumento di questo tipo può diventare essenziale per i sistemi sanitari, consentendo di preparare ospedali, strutture di emergenza e campagne di prevenzione per le fasce di popolazione più a rischio, come gli anziani e le persone con patologie croniche.
Ma quali sono le prospettive future?
Gli scenari potenziali per i prossimi decenni non sono da considerarsi rassicuranti. Secondo stime pubblicate sempre su Nature Medicine, nello scenario climatico peggiore, con un aumento di circa 3 °C entro la fine del secolo, in Europa si potrebbero registrare oltre 2,3 milioni di morti legate al caldo dal 2015 al 2100.
Gli esperti sottolineano tuttavia che interventi tempestivi possono ridurre drasticamente questo bilancio:
- strategie di adattamento ambiziose permetterebbero di diminuire le vittime fino a due terzi;
- le aree più vulnerabili sono quelle del sud Europa e dei Balcani, con città come Roma, Milano, Napoli, Genova, Atene, Barcellona, Valencia, Marsiglia, Bucarest e Madrid considerate particolarmente esposte;
- gli sforzi di adattamento dovrebbero concentrarsi soprattutto nelle aree urbane, dove l’effetto “isola di calore” amplifica i rischi.
Caldo estremo e salute pubblica
Le temperature elevate mettono sotto pressione l’organismo e possono provocare disidratazione, collassi circolatori e aggravamento di patologie cardiovascolari e respiratorie.
I gruppi di persone più a rischio sono:
- persone oltre gli 85 anni;
- individui con malattie croniche;
- bambini piccoli;
- lavoratori esposti al sole
- chi vive in abitazioni senza adeguata ventilazione.
Secondo lo studio le ondate di calore sono una delle principali minacce sanitarie del nostro tempo.
L’Italia, in particolare, registra tassi di mortalità più elevati della media europea e dovrà investire in piani di prevenzione, assistenza e informazione alla popolazione.
L’adozione di strategie di adattamento, unitamente alla riduzione delle emissioni climalteranti, incarna la chiave per contenere le vittime nei prossimi decenni.
L’urgenza si mostra massima: i dati della scorsa estate dimostrano che il cambiamento climatico non è un fenomeno attribuibile al futuro, ma una realtà già in corso che incide direttamente sulla salute e sulla vita di milioni di persone.
Fonti: