Le donne vivono più degli uomini: i risultati dello studio più recente

Arianna Bordi | Autrice e divulgatruce specializzata in psicologia, attualità e salute mentale per P. by pazienti.it

Ultimo aggiornamento – 15 Ottobre, 2025

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La superiore longevità femminile non è una causalità, ma un dato che si riscontra già nelle strategie riproduttive di molte specie.

Scopriamo di più in questo approfondimento.

Il contesto di partenza

Nonostante una recente, seppur lieve, flessione imputabile soprattutto alla pandemia di Covid-19, l'aspettativa di vita umana ha compiuto un balzo storico, sfiorando oggi gli 80 anni in molti Paesi.

I progressi della scienza, l'introduzione di nuovi farmaci e la diagnosi precoce hanno senza dubbio esteso la possibilità di vivere più a lungo e in salute.


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Un dato statistico, però, resiste da oltre due secoli: le donne vivono sistematicamente più a lungo degli uomini, con una differenza media che supera i cinque anni.

Una discrepanza, nota sin dal 1740 (attualmente la media globale è 73,8 anni per le donne contro i 68,4 anni per gli uomini), che non è mai stata completamente spiegata, ma un nuovo, ampio studio getta luce sulle sue radici.

I dati di una ricerca recente e vasta

Un team internazionale, guidato dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, ha condotto la più vasta analisi mai realizzata sulle differenze di longevità sessuale, esaminando ben 1176 specie di uccelli e mammiferi.

La conclusione è netta: il divario non è casuale né recente, ma è il risultato di fattori evolutivi profondi e diffusi nel regno animale.

I risultati dello studio evidenziano una polarizzazione netta:

  • mammiferi: nel 72% delle specie analizzate (comprese quelle vicine all'uomo come babbuini e gorilla) le femmine superano i maschi in longevità, con una media del 13% in più;
  • uccelli: l'andamento è opposto, quindi nel 68% delle specie aviarie i maschi vivono in media circa il 5% in più rispetto alle femmine.

Inoltre, in un gran numero di specie la discendenza è garantita da una feroce competizione tra i maschi per l'accesso alle femmine.

Lo studio rafforza questa teoria, legandola al sistema riproduttivo:

  • nei mammiferi poligami, dove la competizione sessuale è intensa, i maschi sono i meno longevi;
  • negli uccelli monogami, dove l'impegno riproduttivo si concentra in un periodo limitato, l'andamento si inverte: sono le femmine ad avere un'aspettativa di vita inferiore.

Va notato che nelle specie monogame il divario di longevità tra i sessi è nettamente meno marcato rispetto a quello osservato nelle specie poligame, specialmente in quelle di grossa taglia.

In più, l'indagine ha rivelato una correlazione significativa tra l'investimento nelle cure parentali e una maggiore longevità, specialmente nelle specie caratterizzate da uno sviluppo lento e una vita lunga.

Di conseguenza se l'allevamento della prole richiede un dispendio elevato di tempo ed energie, la selezione naturale favorirà l'individuo capace di sopravvivere abbastanza a lungo da portare a termine l'investimento.

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Si tratta di un meccanismo che offre una spiegazione robusta per la longevità superiore delle donne: lungi dall'essere un'anomalia, la maggiore sopravvivenza femminile rappresenta una naturale estensione della tendenza osservata nei mammiferi; essendo il corpo femminile intrinsecamente predisposto a sostenere i costi di gestazione e accudimento, la sua biologia è evolutivamente "programmata" per garantire una protezione e una durata maggiore.

Le teorie più recenti, supportate anche da questa ricerca, indicano una combinazione di cause:

  1. i cromosomi sessuali: il fatto che le femmine umane siano omogametiche (XX) e i maschi eterogametiche (XY) sembra fornire alle prime una difesa aggiuntiva. Disporre di due cromosomi X potrebbe offrire una sorta di "doppia protezione" contro l'espressione di eventuali mutazioni genetiche nocive;
  2. le strategie riproduttive: la selezione sessuale spinge i maschi a sviluppare tratti che massimizzano il successo riproduttivo, spesso a discapito della sopravvivenza. Lo studio ha confermato che nei mammiferi poligini, dove la competizione tra maschi è più intensa, questi ultimi tendono a morire prematuramente rispetto alle femmine.

L'ipotesi genetica, da sola, però non è sufficiente a spiegare le differenze di longevità tra i sessi: le eccezioni, infatti, sono numerose e suggeriscono che la biologia dei generi sia un gioco complesso che si svolge su più livelli.

La prima autrice dello studio, Johanna Stärk, conferma questa complessità: “Alcune specie hanno mostrato l’opposto di quanto previsto”, aggiungendo un esempio calzante: “In molti rapaci le femmine sono sia più grandi che più longeve. Quindi i cromosomi sessuali possono essere solo una parte della storia.”

Dunque, i ricercatori concludono che la differenza di longevità tra i sessi, nell'uomo come nelle altre specie, è determinata da un insieme complesso e interconnesso di fattori: genetica, strategie di selezione sessuale, coinvolgimento nelle cure parentali e fattori ambientali.

Come in parte anticipato, quindi, sebbene il modello basato sui cromosomi sessuali offra una spiegazione significativa e la selezione sessuale fornisca un quadro coerente, entrambi i fattori non sono sufficienti a coprire tutte le eccezioni riscontrate.

Fonti:

Science Advances - Sexual selection drives sex difference in adult life expectancy across mammals and birds

Arianna Bordi | Autrice e divulgatruce specializzata in psicologia, attualità e salute mentale per P. by pazienti.it
Scritto da Arianna Bordi | Autrice e divulgatruce specializzata in psicologia, attualità e salute mentale per P. by pazienti.it

Arianna Bordi è una professionista dell'informazione con un forte impegno nella divulgazione di tematiche legate alla salute psico-fisica, al benessere cognitivo e sociale, agli strumenti di prevenzione. Racconta le nuove evidenze che emergono dalla ricerca scientifica, con un focus in particolare su salute femminile, igiene del sonno, salute del cervello, psicologia, relazioni, dispositivi medici innovativi e nutrizione. In un contesto editoriale saturo e dispersivo, il suo lavoro si distingue per l’autorevolezza e l’attenzione alle fonti di riferimento: offre risposte aggiornate e rilevanti, strumenti indispensabili per orientarsi con cognizione di causa nel complesso universo di salute e benessere. La sua abilità di spaziare su tematiche afferenti all’ambito scientifico con autorevolezza, tra salute mentale, medicina di genere e neurologia, le conferisce una credibilità trasversale, conquistando un pubblico eterogeneo: da chi intraprende percorsi personali a professionisti del settore sanitario e preventivo. Arianna Bordi, dunque, utilizza la divulgazione per ancorare la salute nella vita di tutti i giorni, rendendola una decisione informata e a portata di mano.

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