Potrebbe bastare una sola iniezione per proteggersi dall’influenza per un’intera stagione? la risposta é sì: un nuovo farmaco antivirale sviluppato da Cidara Therapeutics ha dimostrato un’efficacia superiore al 76% nella prevenzione dell'influenza.
A differenza dei vaccini tradizionali, gli studi condotti hanno mostrato che potrebbe funzionare contro tutte le varianti influenzali.
Si tratterebbe di una svolta in grado di offrire una copertura più efficace, oltre che una soluzione preventiva per i soggetti fragili impossibilitati a ricevere vaccini.
lo studio: come si è svolto e i risultati
Lo studio clinico è stato condotto tra il 2024 e il 2025 negli Stati Uniti e nel Regno Unito, coinvolgendo 5.000 adulti sani che non avevano ricevuto il vaccino antinfluenzale.
I partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi: tre hanno ricevuto una singola iniezione sottocutanea di CD388 a dosaggi differenti (basso, medio e alto), mentre il quarto gruppo ha ricevuto un placebo. L’arruolamento è avvenuto tra settembre e dicembre 2024, poco prima dell’inizio della stagione influenzale.
Nei sei mesi successivi, i ricercatori hanno monitorato l’insorgenza di sintomi respiratori compatibili con l’influenza (come febbre e tosse) e hanno effettuato test diagnostici per confermare l’infezione da virus influenzale.
L’intento di questa operazione risiede nell’esigenza di valutare l’efficacia del farmaco nella prevenzione dell’influenza sintomatica.
I risultati hanno mostrato una protezione statisticamente significativa in tutti e tre i dosaggi, con un’efficacia massima del 76,1% nella prevenzione dell’influenza sintomatica nella dose più alta, mentre le dosi medie e basse hanno ottenuto rispettivamente il 61,3% e il 57,7%.
Nello studio non è stato rilevato alcun evento avverso grave in nessuno dei gruppi trattati
CD388: la molecola che resiste
I vaccini tradizionali devono essere aggiornati ogni anno in quanto mirano a stimolare una risposta immunitaria specifica per i ceppi virali previsti in circolazione. Se il virus muta (come spesso accade), l’efficacia cala drasticamente.
Il CD388, invece, non dipende dal sistema immunitario del paziente: agisce direttamente sul virus.
Vediamo come.
CD388 è una molecola sviluppata da Cidara Therapeutics, basata su una versione modificata del noto farmaco antinfluenzale Zanamivir (commercializzato da GSK come Relenza). Zanamivir è un inibitore della neuraminidasi, un enzima che il virus influenzale utilizza per liberarsi dalla cellula ospite e diffondersi nell’organismo.
La particolarità di CD388 sta nella sua formulazione innovativa: più copie del principio attivo sono legate a una porzione di anticorpo chiamata frammento Fc, progettato per resistere alla degradazione e garantire un rilascio prolungato nel tempo. Il risultato è una protezione fino a sei mesi con una sola iniezione sottocutanea.
Un’importante innovazione
Il carattere innovativo del CD388 non risiede tanto nella durata della protezione, che rimante in linea con quella dei vaccini stagionali, quanto nella sua capacità di funzionare indipendentemente dalle varianti influenzali circolanti.
Cosa vuol dire?
Mentre per i vaccini occorre un aggiornamento annuale delle sue caratteristiche chimice per adattarsi ai ceppi virali più probabili, il CD388 agisce direttamente sul virus, bloccando una porzione della neuraminidasi che è altamente conservata, cioè poco soggetta a mutazioni. Questo rende il farmaco potenzialmente efficace anche contro varianti emergenti e ceppi pandemici.
In uno scenario ipotetico in cui emergano nuove varianti dell’influenza (Influenza X, Y, Z) durante la stagione, CD388 potrebbe continuare a offrire protezione, a differenza di un vaccino formulato mesi prima per ceppi ormai superati.
Ogni anno l’influenza stagionale colpisce milioni di persone nel mondo, causando un numero significativo di ricoveri e decessi, soprattutto tra le persone anziane o con patologie croniche. Sebbene la vaccinazione antinfluenzale rappresenti la principale strategia di prevenzione, la sua efficacia è spesso limitata, oscillando intorno al 40% e dipendendo strettamente dalla corrispondenza tra i ceppi virali circolanti e quelli inseriti nel vaccino. Su questo profilo, l'introduzione del nuovo farmaco antivirale, CD388, potrebbe rappresentare una svolta.