L’ipervolemia consiste nell’aumento anomalo del volume di sangue circolante o di liquidi extracellulari: quando questo equilibrio si altera, le conseguenze possono essere diverse e, in certi casi, potenzialmente pericolose.
Ma che cos'è esattamente? Come si manifesta e cosa comporta per la salute? Scopriamolo di seguito.
Che cos'è l’ipervolemia?
L'ipervolemia è una condizione clinica caratterizzata da un eccessivo accumulo di liquidi nel compartimento vascolare, cioè nel sangue: nel sistema circolatorio, in questa condizione, è presente più fluido del necessario.
Questo può dipendere sia da un aumento dell’acqua che da un incremento dei soluti (come sodio o proteine), con un impatto diretto sulla pressione sanguigna, sul cuore e su altri organi vitali.
A differenza della disidratazione o dell’ipovolemia (volume di sangue ridotto), che sono più facilmente percepibili come pericolose, l’ipervolemia tende a essere sottovalutata, almeno fino a quando non insorgono sintomi evidenti come edema o difficoltà respiratorie.
Si possono distinguere due forme principali di ipervolemia:
- a evoluzione cronica: si manifesta in concomitanza con alcuni disturbi, come il mieloma multiplo ad esempio. In questi casi, nel sangue è presente un'elevata quantità di una proteina anomala, che determina un aumento del volume ematico;
- a evoluzione acuta: dovuta ad un’eccessiva perfusione di liquido nelle vene e si verifica, talvolta, durante il trattamento dell’ipovolemia.
L’eccessivo livello ematico va ad aggravare il cuore che deve, dunque, far lavorare una quantità supplementare di liquido – portando a insufficienza cardiaca.
Cause principali dell’ipervolemia
Le cause dell’ipervolemia possono essere numerose e spesso multifattoriali.
Tra le più comuni troviamo:
- insufficienza renale: quando i reni non riescono a eliminare l’eccesso di sodio e acqua, questi si accumulano nel corpo;
- scompenso cardiaco: il cuore fatica a pompare sangue in modo efficiente, portando a una congestione dei liquidi;
- malattie epatiche: patologie come la cirrosi possono alterare la sintesi di proteine plasmatiche e la pressione oncotica, favorendo la ritenzione di fluidi;
- somministrazione eccessiva di fluidi per via endovenosa: soprattutto in ambito ospedaliero, una terapia troppo aggressiva con soluzioni saline può causare ipervolemia;
- sindrome nefrosica: una condizione che comporta una perdita massiva di proteine con le urine, alterando l’equilibrio dei liquidi.
Va sottolineato che in molti casi l’ipervolemia è una conseguenza secondaria di altre patologie croniche, ed è quindi un campanello d’allarme, più che un disturbo isolato.
Sintomi e segnali da non ignorare dell’ipervolemia
I sintomi dell’ipervolemia possono variare in intensità e modalità di presentazione.
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Esistono, però, alcuni segnali ricorrenti:
- edema: gonfiore, soprattutto agli arti inferiori, caviglie e piedi. talvolta anche al volto;
- aumento di peso improvviso: non legato a variazioni dietetiche, ma alla ritenzione idrica;
- distensione venosa giugulare: visibile al collo, segnala un aumento della pressione venosa centrale;
- difficoltà respiratorie: in particolare se i liquidi si accumulano nei polmoni (edema polmonare), con sintomi come tosse o fiato corto;
- ipertensione: in alcuni casi, la pressione arteriosa può aumentare in risposta all’espansione del volume ematico.
Un paziente con scompenso cardiaco, ad esempio, pur assumendo regolarmente i farmaci, manifesta gonfiore e affanno notturno: sono sintomi che, se trascurati, possono anticipare un peggioramento della condizione cardiaca.
Diagnosi: come viene accertata l’ipervolemia?
La diagnosi si basa su una combinazione di osservazione clinica e test strumentali.
I medici valutano:
- esame obiettivo: ricerca di edemi, auscultazione del torace per escludere o confermare la presenza di liquidi a livello polmonare, controllo della pressione venosa;
- analisi del sangue: per verificare gli elettroliti, la funzione renale, il dosaggio di BNP (peptide natriuretico cerebrale, utile nelle patologie cardiache);
- radiografia del torace: utile per evidenziare congestione polmonare o cardiomegalia;
- ecocardiogramma: se si sospetta un’insufficienza cardiaca sottostante;
- bilancio idrico: confronto tra i liquidi in ingresso (bevande, infusioni) e quelli in uscita (urine, sudorazione, ecc.).
È fondamentale riconoscere precocemente l’ipervolemia: un trattamento tempestivo può prevenire complicazioni gravi, specialmente nei pazienti fragili o già affetti da patologie croniche.
Trattamento dell’ipervolemia
Il trattamento dell’ipervolemia dipende dalla causa scatenante, ma in linea generale include:
- diuretici: farmaci che aumentano l’eliminazione dei liquidi attraverso i reni. i più utilizzati sono i diuretici dell’ansa (come la furosemide);
- restrizione dei liquidi e del sodio: la dieta deve essere adattata per evitare ulteriore ritenzione;
- dialisi: nei pazienti con insufficienza renale grave, la dialisi può essere necessaria per rimuovere l’eccesso di liquidi;
- trattamento della condizione sottostante: migliorare la funzionalità cardiaca o epatica, quando possibile.
In molti casi, è necessario un monitoraggio costante del paziente, soprattutto se in terapia intensiva o con altre comorbidità.
La gestione dell’ipervolemia non è mai isolata, ma si inserisce in un quadro clinico più ampio, che richiede un approccio multidisciplinare (nefrologo, cardiologo, nutrizionista, infermiere specializzato).
Complicanze dell’ipervolemia
Se non trattata, l’ipervolemia può evolvere in:
- edema polmonare acuto: situazione d’emergenza, con grave difficoltà respiratoria;
- ipertensione incontrollata: che a sua volta può provocare danni a organi bersaglio come cuore, reni e cervello;
- compromissione del ritorno venoso: con aumento del rischio di trombosi venosa profonda;
- sindrome compartimentale addominale: nei casi più estremi, la pressione esercitata dai liquidi può compromettere la perfusione degli organi addominali.
Ipervolemia: prevenzione e attenzione ai fattori di rischio
Prevenire l’ipervolemia significa intervenire sui fattori di rischio modificabili.
Per esempio:
- controllare l’assunzione di sale nella dieta, soprattutto nei soggetti con pressione alta o scompenso cardiaco;
- seguire attentamente le prescrizioni mediche in caso di patologie croniche;
- monitorare regolarmente il peso corporeo: aumenti improvvisi possono essere un segnale precoce;
- fare attenzione all’assunzione di farmaci che alterano l’equilibrio dei liquidi (ad esempio, cortisonici o fans).
Educare il paziente a riconoscere i primi segni di sovraccarico di liquidi è spesso più efficace di qualsiasi intervento farmacologico tardivo.
L’ipervolemia non è un disturbo di per sé, ma un campanello d’allarme che il corpo ha qualcosa non va, segnalando la presenza di una patologia più importante sottostante. Ignorarla equivale a ignorare una perdita d’acqua sotto il pavimento: all’inizio sembra trascurabile, ma col tempo può minare la stabilità dell’intero edificio.
Riconoscere i sintomi, comprendere le cause e intervenire tempestivamente può fare la differenza tra un semplice squilibrio transitorio e una condizione cronica difficile da gestire.