Ipervolemia: cause, sintomi e trattamento

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 03 Luglio, 2025

Un medico misura la pressione a un paziente

L’ipervolemia consiste nell’aumento anomalo del volume di sangue circolante o di liquidi extracellulari: quando questo equilibrio si altera, le conseguenze possono essere diverse e, in certi casi, potenzialmente pericolose.

Ma che cos'è esattamente? Come si manifesta e cosa comporta per la salute? Scopriamolo di seguito.

Che cos'è l’ipervolemia?

L'ipervolemia è una condizione clinica caratterizzata da un eccessivo accumulo di liquidi nel compartimento vascolare, cioè nel sangue: nel sistema circolatorio, in questa condizione, è presente più fluido del necessario.

Questo può dipendere sia da un aumento dell’acqua che da un incremento dei soluti (come sodio o proteine), con un impatto diretto sulla pressione sanguigna, sul cuore e su altri organi vitali.

A differenza della disidratazione o dell’ipovolemia (volume di sangue ridotto), che sono più facilmente percepibili come pericolose, l’ipervolemia tende a essere sottovalutata, almeno fino a quando non insorgono sintomi evidenti come edema o difficoltà respiratorie.

Si possono distinguere due forme principali di ipervolemia:

  • a evoluzione cronica: si manifesta in concomitanza con alcuni disturbi, come il mieloma multiplo ad esempio. In questi casi, nel sangue è presente un'elevata quantità di una proteina anomala, che determina un aumento del volume ematico;
  • a evoluzione acuta: dovuta ad un’eccessiva perfusione di liquido nelle vene e si verifica, talvolta, durante il trattamento dell’ipovolemia.

L’eccessivo livello ematico va ad aggravare il cuore che deve, dunque, far lavorare una quantità supplementare di liquido – portando a insufficienza cardiaca.

Cause principali dell’ipervolemia

Le cause dell’ipervolemia possono essere numerose e spesso multifattoriali.

Tra le più comuni troviamo:

  • insufficienza renale: quando i reni non riescono a eliminare l’eccesso di sodio e acqua, questi si accumulano nel corpo;
  • scompenso cardiaco: il cuore fatica a pompare sangue in modo efficiente, portando a una congestione dei liquidi;
  • malattie epatiche: patologie come la cirrosi possono alterare la sintesi di proteine plasmatiche e la pressione oncotica, favorendo la ritenzione di fluidi;
  • somministrazione eccessiva di fluidi per via endovenosa: soprattutto in ambito ospedaliero, una terapia troppo aggressiva con soluzioni saline può causare ipervolemia;
  • sindrome nefrosica: una condizione che comporta una perdita massiva di proteine con le urine, alterando l’equilibrio dei liquidi.

Va sottolineato che in molti casi l’ipervolemia è una conseguenza secondaria di altre patologie croniche, ed è quindi un campanello d’allarme, più che un disturbo isolato.

Sintomi e segnali da non ignorare dell’ipervolemia

I sintomi dell’ipervolemia possono variare in intensità e modalità di presentazione.


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Esistono, però, alcuni segnali ricorrenti:

  • edema: gonfiore, soprattutto agli arti inferiori, caviglie e piedi. talvolta anche al volto;
  • aumento di peso improvviso: non legato a variazioni dietetiche, ma alla ritenzione idrica;
  • distensione venosa giugulare: visibile al collo, segnala un aumento della pressione venosa centrale;
  • difficoltà respiratorie: in particolare se i liquidi si accumulano nei polmoni (edema polmonare), con sintomi come tosse o fiato corto;
  • ipertensione: in alcuni casi, la pressione arteriosa può aumentare in risposta all’espansione del volume ematico.

Un paziente con scompenso cardiaco, ad esempio, pur assumendo regolarmente i farmaci, manifesta gonfiore e affanno notturno: sono sintomi che, se trascurati, possono anticipare un peggioramento della condizione cardiaca.

Diagnosi: come viene accertata l’ipervolemia?

La diagnosi si basa su una combinazione di osservazione clinica e test strumentali.

I medici valutano:

  • esame obiettivo: ricerca di edemi, auscultazione del torace per escludere o confermare la presenza di liquidi a livello polmonare, controllo della pressione venosa;
  • analisi del sangue: per verificare gli elettroliti, la funzione renale, il dosaggio di BNP (peptide natriuretico cerebrale, utile nelle patologie cardiache);
  • radiografia del torace: utile per evidenziare congestione polmonare o cardiomegalia;
  • ecocardiogramma: se si sospetta un’insufficienza cardiaca sottostante;
  • bilancio idrico: confronto tra i liquidi in ingresso (bevande, infusioni) e quelli in uscita (urine, sudorazione, ecc.).

È fondamentale riconoscere precocemente l’ipervolemia: un trattamento tempestivo può prevenire complicazioni gravi, specialmente nei pazienti fragili o già affetti da patologie croniche.

Trattamento dell’ipervolemia

Il trattamento dell’ipervolemia dipende dalla causa scatenante, ma in linea generale include:

  • diuretici: farmaci che aumentano l’eliminazione dei liquidi attraverso i reni. i più utilizzati sono i diuretici dell’ansa (come la furosemide);
  • restrizione dei liquidi e del sodio: la dieta deve essere adattata per evitare ulteriore ritenzione;
  • dialisi: nei pazienti con insufficienza renale grave, la dialisi può essere necessaria per rimuovere l’eccesso di liquidi;
  • trattamento della condizione sottostante: migliorare la funzionalità cardiaca o epatica, quando possibile.

Una dottoressa visita una paziente.

In molti casi, è necessario un monitoraggio costante del paziente, soprattutto se in terapia intensiva o con altre comorbidità.

La gestione dell’ipervolemia non è mai isolata, ma si inserisce in un quadro clinico più ampio, che richiede un approccio multidisciplinare (nefrologo, cardiologo, nutrizionista, infermiere specializzato).

Complicanze dell’ipervolemia

Se non trattata, l’ipervolemia può evolvere in:

  • edema polmonare acuto: situazione d’emergenza, con grave difficoltà respiratoria;
  • ipertensione incontrollata: che a sua volta può provocare danni a organi bersaglio come cuore, reni e cervello;
  • compromissione del ritorno venoso: con aumento del rischio di trombosi venosa profonda;
  • sindrome compartimentale addominale: nei casi più estremi, la pressione esercitata dai liquidi può compromettere la perfusione degli organi addominali.

Ipervolemia: prevenzione e attenzione ai fattori di rischio

Prevenire l’ipervolemia significa intervenire sui fattori di rischio modificabili.

Per esempio:

  • controllare l’assunzione di sale nella dieta, soprattutto nei soggetti con pressione alta o scompenso cardiaco;
  • seguire attentamente le prescrizioni mediche in caso di patologie croniche;
  • monitorare regolarmente il peso corporeo: aumenti improvvisi possono essere un segnale precoce;
  • fare attenzione all’assunzione di farmaci che alterano l’equilibrio dei liquidi (ad esempio, cortisonici o fans).

Educare il paziente a riconoscere i primi segni di sovraccarico di liquidi è spesso più efficace di qualsiasi intervento farmacologico tardivo.

L’ipervolemia non è un disturbo di per sé, ma un campanello d’allarme che il corpo ha qualcosa non va, segnalando la presenza di una patologia più importante sottostante. Ignorarla equivale a ignorare una perdita d’acqua sotto il pavimento: all’inizio sembra trascurabile, ma col tempo può minare la stabilità dell’intero edificio.

Riconoscere i sintomi, comprendere le cause e intervenire tempestivamente può fare la differenza tra un semplice squilibrio transitorio e una condizione cronica difficile da gestire.

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

a cura di Dr. Christian Raddato
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