Il consumo abituale di sucralosio e acesulfame K può ridurre l’efficacia delle terapie immunitarie contro il cancro.
Alcuni dolcificanti artificiali comunemente utilizzati potrebbero dunque compromettere la risposta all’immunoterapia nei pazienti oncologici.
A mostrarlo è uno studio condotto dall’Università di Pittsburgh e pubblicato il 31 luglio 2025, secondo cui il consumo regolare di sucralosio e acesulfame K sarebbe associato a esiti clinici peggiori in persone trattate con immunoterapia per diversi tipi di tumore.
Il meccanismo ipotizzato coinvolge il microbiota intestinale, che potrebbe venire alterato dai dolcificanti, influenzando negativamente l’attività delle cellule T , nonché gli agenti principali dell’immunoterapia.
Il microbiota come mediatore della risposta terapeutica
L’immunoterapia rappresenta una delle principali innovazioni terapeutiche degli ultimi anni in oncologia.
Stimola il sistema immunitario a riconoscere e distruggere le cellule tumorali, offrendo in molti casi prospettive di remissione duratura.
Tuttavia, la risposta a questi trattamenti può spesso rivelarsi estremamente variabile, e solo una componente dei pazienti ne riesce a trarre un reale e concreto beneficio.
Sono numerose le ricerche che hanno evidenziato il ruolo chiave del microbiota intestinale nella modulazione della risposta immunitaria. Parallelamente, altri studi hanno mostrato che i dolcificanti artificiali possono modificare la composizione del microbiota.
Il nuovo studio ha fatto un'operazione ulteriore e quantomai necessaria: ha cercato di comprendere se queste due evidenze potessero essere collegate.
Lo studio: dolcificanti e ridotta efficacia dell’immunoterapia
Il team ha seguito 157 pazienti sottoposti a immunoterapia per almeno tre mesi. Di questi, 91 avevano un melanoma avanzato, 41 un carcinoma polmonare non a piccole cellule e 25 un melanoma rimosso chirurgicamente ma ad alto rischio di recidiva.
Prima di iniziare il trattamento, tutti i partecipanti hanno compilato un questionario alimentare riferito al mese precedente. Sulla base delle risposte, i ricercatori hanno stimato l’assunzione giornaliera di dolcificanti artificiali, in particolare sucralosio e acesulfame K.
È emerso che il consumo di oltre 0,16 milligrammi di sucralosio per chilogrammo di peso corporeo al giorno era associato a peggiori esiti clinici.
Nei pazienti con melanoma avanzato, chi consumava meno sucralosio ha vissuto in media 5 mesi in più senza progressione della malattia rispetto ai consumatori più assidui.
Nel tumore al polmone, la differenza è salita a 11 mesi, mentre tra i pazienti a rischio di recidiva, il tempo libero da malattia è stato 6 mesi più lungo.
Risultati simili sono stati osservati anche con l’acesulfame K, per un consumo superiore a 0,1 milligrammi per chilogrammo al giorno.
Per indagare i meccanismi biologici alla base dell’associazione, i ricercatori hanno condotto esperimenti su modelli murini affetti da adenocarcinoma o melanoma. I topi trattati con immunoterapia e sucralosio mostravano una crescita tumorale più rapida e una sopravvivenza inferiore rispetto ai controlli.
L’analisi genetica ha rivelato che le cellule T erano meno attive nei topi che assumevano sucralosio.
Inoltre, i campioni fecali mostravano alterazioni del microbiota e un’aumentata attività dei percorsi metabolici che degradano l’arginina, un amminoacido fondamentale per la funzione delle cellule immunitarie.
L'assunzione dei dolcificanti interferisce a qualsiasi dose?
Un dato da considerare molto rilevante è la quantità minima necessaria per osservare effetti negativi.
La FDA statunitense fissa il limite di sicurezza per il sucralosio a 5 mg/kg al giorno, ma in questo studio gli effetti avversi si sono manifestati già a 0,16 mg/kg, ovvero circa il 5% della dose massima consentita.
“Non è necessario superare i limiti raccomandati per osservare un impatto clinico", sottolinea Diwakar Davar, coautore dello studio. Poichè "i livelli che sembrano compromettere l’immunoterapia sono sorprendentemente bassi.”
Ma quali sono le implicazioni future?
Pur non dimostrando un nesso causale definitivo, lo studio apre nuove prospettive nel campo dell’oncologia nutrizionale e rafforza l’ipotesi di un ruolo centrale del microbiota nella risposta terapeutica. I dolcificanti, da tempo al centro di dibattiti per altri possibili effetti metabolici, potrebbero ora essere oggetto di particolare attenzione anche nei protocolli alimentari dedicati ai pazienti oncologici.
Fonti:
Università di Pittsburgh - Sucralose consumption ablates cancer immunotherapy response through microbiome disruption -