A indurre l’infiammazione cronica che sembra accompagnare l'invecchiamento, non è l’età, ma piuttosto lo stile di vita delle società industrializzate. È questo ciò che emerge dal recente studio pubblicato su Nature Aging.
La ricerca, guidata dall’Università di Sherbrooke in Canada, con la partecipazione dell’Azienda USL Toscana Centro, ha condotto un’analisi comparativa dei profili infiammatori di anziani appartenenti a quattro contesti socio-culturali profondamente diversi. Quali sono stati i risultati di questa messa a confronto e le implicazioni che se ne possono trarre?
Inflamaging: focus sullo studio
Lo studio ha analizzato in parallelo gruppi di anziani provenienti da due Paesi industrializzati (Italia e Singapore) e due popolazioni indigene non industrializzate (i Tsimanè dell’Amazzonia boliviana e gli Orang Asli della Malesia peninsulare).
Sono oltre 2.800 gli individui coinvolti, dei quali sono stati analizzati i livelli di 19 citochine infiammatorie nel sangue. Perché le citochine? Le citochine sono proteine secrete dal sistema immunitario per modulare la risposta infiammatoria. Svolgono un ruolo cruciale nella difesa contro le infezioni e nei processi di riparazione dei tessuti; tuttavia, quando prodotte in eccesso, possono contribuire all’instaurarsi di uno stato infiammatorio cronico
L’obiettivo dello studio era indagare la presenza e la struttura dell’“asse infiammatorio”, nonché l’aumento graduale dell’infiammazione associata all’età, noto come inflammaging, e, assieme ad esso, il suo legame con patologie croniche legate all’invecchiamento.
Rottura del legame tra infiammazione e invecchiamento? i risultati dello studio
I risultati, emersi in tutta chiarezza, hanno mostrato che in Italia e a Singapore l’invecchiamento si accosta a un aumento sistemico dei livelli infiammatori. Si tratta, inoltre, di un incremento che risulta associato a un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari, renali e metaboliche, confermando il quadro del progressivo deterioramento infiammatorio nel contesto delle società industrializzate.
Nelle popolazioni indigene Tsimanè e Orang Asli, invece, l’inflammaging si manifesta in modo nettamente diverso. Pur presentando talvolta livelli elevati di infiammazione acuta, legati a una maggiore esposizione a infezioni ambientali, questi gruppi mostrano una bassa incidenza di malattie croniche tipiche dell’invecchiamento, come diabete, patologie cardiache e demenza.
In queste popolazioni, inoltre, non si osserva un chiaro aumento dell’infiammazione con l’età, né una relazione strutturata tra asse infiammatorio e declino della salute.
Lo studio pubblicato su Nature Aging, dunque, non nega che nelle popolazioni industrializzate vi sia un aumento delle citochine infiammatorie con l’età. Al contrario, lo conferma: nei dati provenienti da Italia e Singapore, si osserva che l’infiammazione cronica (mediata dalle citochine) cresce con l’età ed è associata a malattie croniche. Lo snodo cruciale, infatti, si evidenzia nel momento in cui lo sguardo cade sulle popolazioni non industrializzate (Tsimanè e Orang Asli), dove questo legame tra età e infiammazione non è presente, oppure è minore o profondamente diverso nella struttura. Inooltre non c’è correlazione tra infiammazione e malattie croniche.
Da questa analisi emerge una divergenza di rilevante importanza, che ha condotto i ricercatori verso una riflessione di stampo critico: l’infiammazione associata all’età potrebbe non essere un tratto biologico universale dell’invecchiamento umano, bensì un’espressione patologica specifica dei contesti industrializzati.
Tra le ipotesi avanzate, emerge con forza quella secondo cui lo stile di vita moderno, caratterizzato da diete ipercaloriche, sedentarietà, stress cronico e limitata esposizione a infezioni naturali, rappresenti il principale motore dell’infiammazione cronica nell’età avanzata.
Un'altra possibilità, invece, risiede nell’idea che l’infiammazione esista in tutte le popolazioni ma non venga adeguatamente rilevata con gli strumenti attuali, che si concentrano sulla misurazione delle molecole infiammatorie nel sangue. In tal senso, gli autori suggeriscono l’urgenza di sviluppare nuovi metodi diagnostici capaci di cogliere l’infiammazione “nascosta” a livello cellulare o tissutale.
Tuttavia, i risultati dello studio sono evidenti e suggeriscono un cambio di paradigma: non è l’invecchiamento a infiammarci, ma lo stile di vita in cui invecchiamo.
Dunque, il fenomeno dell’inflammaging, spesso considerato una tappa inevitabile dell’età avanzata, potrebbe rivelarsi, in verità, un effetto collaterale della società industrializzata. E con esso, molte delle malattie croniche che oggi sono attribuite all’età potrebbero essere mitigate o prevenute attraverso un intervento sulle abitudini e sullo stile di vita.