Indigestione: quanto dura, cosa la provoca e quando preoccuparsi

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 02 Luglio, 2025

Un uomo si tiene la pancia

L'indigestione, anche nota come dispepsia, è un disturbo che si manifesta con sintomi come bruciore, dolore nella parte alta dell'addome, senso di pienezza precoce o gonfiore dopo i pasti.

Ma quali sono le possibili cause di indigestione? Il problema della dispepsia può sopraggiungere per diversi motivi: abitudini alimentari scorrette, infezioni da Helicobacter pylori, l'uso di determinati farmaci. I sintomi che bisogna osservare per distinguerla da altre problematiche digestive. 

Quanto dura un'indigestione?

L'indigestione è una condizione transitoria in cui la digestione rallenta o viene alterata da alcuni fattori e che si manifesta attraverso dolore o disagio dopo aver mangiato, durante il processo di digestione nello stomaco.

La durata dell'indigestione può variare da pochi minuti a diverse ore, a seconda della causa scatenante e delle condizioni di salute della persona. In alcuni casi passa da sola, ma in altri può durare più a lungo o ripresentarsi ciclicamente.

La durata media varia da 30 minuti a qualche ora, ma in alcuni casi i sintomi possono protrarsi oltre le 24-48 ore, soprattutto se associati a pasti abbondanti, grassi o consumati troppo rapidamente.

La gravità dell'indigestione, nonché la sua durata, dipendono anche da fattori come il tipo di alimento che l'ha causata, lo stato della mucosa gastrica ed eventuali condizioni gastrointestinali preesistenti.
 
Quando i sintomi si prolungano oltre le 48 ore, si intensificano o lasciano presagire altre condizioni, è necessario fare degli accertamenti per escludere patologie come gastrite, reflusso gastroesofageo, dispepsia funzionale o disturbi sistemici.

Sintomi dell'indigestione

L'indigestione si manifesta con una serie di sintomi a carico dell'apparato gastrointestinale superiore, in particolare nella regione epigastrica, ovvero l'area centrale e superiore dell'addome dove si trova lo stomaco.

Il sintomo più importante è la sensazione di disagio o dolore che compare dopo i pasti, nel cosiddetto periodo postprandiale.

I sintomi clinici sono:

  • dolore epigastrico: localizzato nella parte alta dell'addome, può variare da lieve fastidio a dolore più intenso;
  • dolore e bruciore gastrico: legato alla presenza di acidi e enzimi digestivi che irritano la mucosa dello stomaco;
  • sazietà precoce o prolungata: una sensazione di pienezza che compare subito dopo l'inizio del pasto, oppure che perdura anche a distanza di ore.

Cosa si intende per dolore epigastrico

ll dolore epigastrico si concentra nella zona dell'epigastrio, ovvero la regione addominale centrale superiore, dove si trova lo stomaco.


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A questi si possono associare alcuni sintomi secondari:

È importante distinguere l'indigestione da disturbi con sintomi simili, come il reflusso gastroesofageo, dove il bruciore di stomaco si presenta come un dolore retrosternale, cioè dietro lo sterno, e può non essere necessariamente collegato al cibo, pur condividendo alcune caratteristiche con la dispepsia.

Quali sono le cause dell'indigestione

L'indigestione può avere origine da molteplici fattori, più o meno temporanei. Nelle forme più lievi e occasionali, la causa è da ricondurre a un pasto abbondante, ricco di grassi o consumato troppo rapidamente.

Quando succede questo, in pratica, il sistema digestivo viene sottoposto a uno sforzo che lo mette a dura prova:

  • lo stomaco si dilata;
  • pancreas e cistifellea aumentano la secrezione di succhi digestivi;
  • il contenuto gastrico può irritare le mucose sensibili, facendo avvertire disagio.

Altri comportamenti che possono provocare indigestione sono:

  • mangiare in fretta;
  • consumare cibi piccanti o molto grassi;
  • ingoiare aria durante il pasto (aerofagia), per esempio masticando con la bocca aperta.

Indigestione ricorrente o cronica: cause più complesse

Quando l'indigestione non è limitata a un singolo episodio ma si presenta con frequenza o dura più a lungo nel tempo, le cause possono essere più articolate.

Gli specialisti le suddividono in tre grandi categorie:

  • abitudini alimentari;
  • funzionamento del tratto digestivo;
  • il modo in cui ciascuna persona sente e interpreta il dolore e il fastidio.

In alcuni casi esiste una causa organica evidente, come una eccessiva produzione di acido gastrico, un'infiammazione dello stomaco (gastrite) o la presenza di ulcere peptiche, ovvero lesioni della mucosa gastrica o duodenale causate dall'acidità.

Non sempre è possibile, però, individuare una lesione o alterazione strutturale. In questi casi si parla di dispepsia funzionale, ovvero una condizione in cui il tratto gastrointestinale è sano ma più sensibile agli stimoli digestivi.

Altri fattori 

Tra le cause o i fattori aggravanti associati all'indigestione cronica o intermittente, rientrano:

  • dieta e stile di vita: alimentazione troppo ricca di grassi, intolleranze alimentari non diagnosticate, fumo di sigaretta, consumo regolare di alcolici;
  • farmaci: l'uso prolungato o scorretto di alcuni medicinali, in particolare FANS come aspirina, ibuprofene e naprossene, può danneggiare il rivestimento gastrico. Anche altri farmaci, tra cui alcuni antibiotici (come l'eritromicina), steroidi, bisfosfonati, compresse di ferro e digossina, possono provocare disturbi digestivi;
  • infezione da Helicobacter pylori: un batterio in grado di colonizzare la mucosa gastrica e causare lo sviluppo di ulcere, gastrite e sintomi dispeptici.

Condizioni cliniche associate

L'indigestione può essere associata ad alcune condizioni mediche:

Fattori psicologici: l'asse intestino-cervello

Tra i fattori psicologici, stress e ansia possono influenzare la motilità e la sensibilità del tratto gastrointestinale, alterando la percezione dei segnali digestivi.

Una dottoressa visita un uomo

L'asse intestino-cervello svolge un ruolo centrale nella regolazione della dispepsia funzionale, come emerge anche da questo studio "The microbiota-gut-brain axis in functional gastrointestinal disorders".

Come si cura l'indigestione?

Come premesso, nella maggior parte dei casi l'indigestione si risolve da sola nel giro di alcune ore. Se i sintomi si ripresentano o durano oltre le due settimane, è consigliabile rivolgersi al medico per andare a fondo e scoprire eventuali altre cause.

Il trattamento viene modulato in base alla frequenza, alla gravità dei sintomi e alla presenza di condizioni associate. Possono essere considerati sia rimedi casalinghi sia terapie farmacologiche specifiche.

Rimedi casalinghi e trattamenti da banco

Alcuni semplici interventi possono offrire sollievo nei casi di indigestione occasionale:

  • antiacidi da banco: neutralizzano l'acidità gastrica e sono efficaci nel breve periodo. Utili per il bruciore postprandiale, vanno assunti con cautela, evitando l'uso abituale senza supervisione medica;
  • bere piccoli sorsi d'acqua: può aiutare ad agevolare la digestione e diluire l'acido gastrico, ma è importante evitare grandi quantità che potrebbero peggiorare il disturbo;
  • rimedi naturali: alcuni infusi come camomilla, menta piperita, zenzero o finocchio possono dare sollievo temporaneo. In presenza di disturbi persistenti o patologie concomitanti, è opportuno consultare un medico prima di utilizzarli.

È bene farsi consigliare anche nella scelta degli infusi perché alcuni non sono adatti a tutti (es. la menta è controindicata in caso di reflusso).

Cambiamenti nello stile di vita

Piccole modifiche nelle abitudini quotidiane possono aiutare a prevenire l'indigestione:

  • evitare pasti troppo abbondanti o ravvicinati all'orario del sonno;
  • identificare e ridurre il consumo di alimenti che scatenano i sintomi;
  • non sdraiarsi subito dopo aver mangiato;
  • dormire con il busto leggermente sollevato se i sintomi peggiorano di notte;
  • limitare il consumo di alcol, caffè e sigarette, nonché di tutti quegli alimenti che possono peggiorare l’acidità gastrica (ad esempio agrumi, pomodoro, bibite gasate, menta e cioccolato);
  • ridurre lo stress attraverso tecniche di rilassamento ed esercizio fisico;
  • rivalutare l'assunzione di farmaci potenzialmente irritanti per lo stomaco.

Trattamenti medici

In presenza di indigestione cronica o sintomi severi, lo specialista può prescrivere farmaci specifici e, se necessario, richiedere esami diagnostici.

Farmaci per il controllo dell'acidità gastrica

Tra i farmaci che potrebbero essere prescritti:

  • antagonisti dei recettori H2: riducono la produzione di acido, ma possono perdere efficacia nel tempo;
  • inibitori della pompa protonica (PPI): più potenti, agiscono per la guarigione della mucosa e sono indicati in caso di ulcere o reflusso severo.

Altri farmaci specifici sono:

  • antibiotici: indicati per trattare l'Helicobacter pylori, se diagnosticato;
  • procinetici: migliorano la motilità gastrica in caso di digestione rallentata;
  • farmaci neuromodulatori: in caso di dispepsia funzionale, possono agire sulla sensibilità dei nervi gastrointestinali, spesso in associazione a terapie mente-corpo.

Nota Bene: Procinetici e neuromodulatori sono farmaci da prescrizione specialistica, non da banco.

Esami diagnostici

Se i sintomi persistono o non rispondono al trattamento iniziale, possono essere prescritti:

  • esami del sangue o delle feci per ricerca di H. pylori;
  • gastroscopia, per visualizzare l'interno dello stomaco e dell'esofago

Quando consultare un medico

È opportuno rivolgersi a un medico se l'indigestione:

  • si presenta con maggiore frequenza o se dura oltre due settimane;
  • non migliora con i rimedi da banco;
  • è associata all'assunzione di farmaci potenzialmente irritanti;
  • compromette la qualità della vita o l'alimentazione.

Sintomi da tenere sotto controllo:

  • difficoltà o dolore alla deglutizione;
  • sensazione di peso o costrizione toracica;
  • sangue nelle feci (specialmente scuro o mescolato);
  • vomito ricorrente;
  • perdita di peso non intenzionale;
  • gonfiore addominale prolungato (oltre tre settimane);
  • astenia o sensazione generale di malessere.

FAQ – Domande frequenti sull'indigestione

Vediamo quali sono i dubbi più ricorrenti riguardo l'indigestione.

Cos'è l'indigestione?

L'indigestione, nota anche come dispepsia, è un dolore o disagio che compare dopo aver mangiato, mentre lo stomaco è impegnato nella digestione. A volte può semplicemente indicare di aver mangiato l'alimento sbagliato o di aver mangiato troppo velocemente.

Quanto tempo dura l'indigestione da cibo?  

Se non ci sono malattie, l'indigestione da un pasto pesante passa in 1-3 ore. A volte può durare fino a 24 ore, soprattutto se lo stomaco è irritato o la digestione è lenta. I sintomi possono durare da pochi minuti a diverse ore dopo aver mangiato. Lo stomaco impiega 3-5 ore per digerire il cibo prima di passarlo all'intestino. Durante la digestione, pancreas e cistifellea rilasciano sostanze che aiutano a digerire. È in questo momento che si sentono i sintomi dell'indigestione.

Come capire se è indigestione o gastrite? 

L'indigestione è episodica, legata ai pasti e tende a regredire con la digestione. La gastrite è una condizione infiammatoria persistente che può dare sintomi anche a digiuno. La diagnosi differenziale richiede visita clinica ed eventuale endoscopia.

L'indigestione può provocare dolore al petto? 

Sì. Alcune forme di dispepsia, soprattutto se associate a gonfiore gastrico o spasmo, possono causare dolore epigastrico irradiato al torace, che è importante distinguere da cause cardiache.

Cosa prendere per far passare l'indigestione? 

Antiacidi, procinetici o inibitori di pompa protonica possono ridurre i sintomi, ma devono essere usati sotto controllo medico. La modifica delle abitudini alimentari è lo strumento di prevenzione più utile nel lungo termine.

Come sistemare lo stomaco dopo l'indigestione?

Dopo un'indigestione, ciò che può aiutare lo stomaco a riprendersi sono cibi leggeri e facilmente digeribili. Meglio evitare latticini, grassi animali e carne rossa. Darà sollievo bere piccoli sorsi d'acqua o tisane calde come camomilla, melissa o finocchio, per rilassare lo stomaco.
 Altri accorgimenti utili: fare pasti piccoli e frequenti, masticare lentamente ed evitare bibite gassate, caffè e alcol. In caso di acidità, possono essere utili antiacidi o prodotti a base di bicarbonato. In presenza di indigestione e vomito, è bene reintrodurre il cibo gradualmente solo dopo la fase acuta. Possono aiutare contro nausea e gonfiore rimedi naturali come zenzero, alloro o finocchio. Se i sintomi persistono o peggiorano, è necessario consultare il medico.

Perché viene un'indigestione con febbre?

In condizioni normali, l'indigestione non è associata alla febbre. Quando la dispepsia si accompagna a un innalzamento della temperatura corporea, come nel caso di indigestione con febbre a 38°C o superiore – è importante valutare altre cause.

Una febbre da indigestione non è una diagnosi in sé, ma può indicare un'infezione gastrointestinale (come una gastroenterite batterica), una contaminazione alimentare, o un'infiammazione acuta di organi coinvolti nella digestione, come la cistifellea (colecistite), il pancreas (pancreatite) o l'intestino tenue.

In presenza di indigestione e febbre persistente, soprattutto se associata a nausea, diarrea, dolore addominale intenso o peggioramento rapido del quadro, è consigliabile rivolgersi a un medico per una valutazione clinica.

Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Christian Raddato
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