Un cervello che cambia nel tempo, ma non allo stesso ritmo per tutti. Una recente ricerca internazionale mette in luce come l’invecchiamento cerebrale segua percorsi differenti nei due sessi, aprendo nuove riflessioni sulla biologia del cervello e sulle malattie neurodegenerative.
Un processo naturale ma diverso per ritmo e intensità
L’atrofia cerebrale, cioè la perdita graduale di volume del cervello, è un fenomeno fisiologico che tende a comparire dopo i 60 anni. Secondo uno studio condotto dalle Università di Sydney e di Oslo e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), il declino strutturale non procede con la stessa velocità negli uomini e nelle donne.
L’analisi, che ha coinvolto quasi 5.000 adulti sani sottoposti a risonanze magnetiche ripetute nel tempo, ha evidenziato che il cervello maschile si riduce più velocemente di quello femminile.
Le differenze più marcate riguardano alcune aree della corteccia responsabili della percezione sensoriale: qui il volume diminuisce del 2% l’anno negli uomini contro l’1,2% nelle donne.
Pur partendo da dimensioni mediamente più grandi di circa il 10%, il cervello maschile mostra quindi un declino più rapido con l’età.
Perché le donne sono più esposte all’Alzheimer
Le differenze nella struttura del cervello tra uomini e donne non bastano, da sole, a spiegare perché l’Alzheimer colpisca soprattutto il sesso femminile.
I ricercatori, infatti, non hanno trovato alcun legame diretto tra la perdita di volume cerebrale e il rischio di sviluppare la malattia.
Se la correlazione esistesse, si dovrebbe osservare una maggiore atrofia nelle donne, che rappresentano circa due terzi dei pazienti, ma i dati mostrano l’opposto.
Come sottolinea Anne Ravndal, neuroscienziata dell’Università di Oslo, le differenze strutturali non bastano a spiegare la maggiore vulnerabilità femminile. Le cause, aggiunge, potrebbero essere legate a meccanismi immunitari o genetici ancora poco esplorati.
Una nuova pista arriva proprio dal DNA, infatti, uno studio condotto dall’Università della California, Los Angeles e pubblicato su Science Translational Medicine ha identificato un gene pro-infiammatorio sul cromosoma X che risulta più attivo nelle cellule cerebrali femminili, in particolare nella microglia, le cellule che proteggono il cervello dalle aggressioni esterne.
Poiché le donne possiedono due copie del cromosoma X, questa maggiore attività genetica potrebbe generare un eccesso di infiammazione, con effetti negativi nel lungo periodo.
L’infiammazione cronica è già nota come uno dei principali meccanismi che contribuiscono al declino cognitivo e alle malattie neurodegenerative, tra cui Alzheimer e sclerosi multipla, quest’ultima diagnosticata nelle donne tre volte più spesso che negli uomini.
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Oltre le dimensioni: il cervello come mosaico complesso
La ricerca conferma che le dimensioni del cervello non sono sinonimo di intelligenza né di efficienza cognitiva.
Ogni individuo presenta caratteristiche strutturali uniche, e le differenze legate al sesso risultano minime rispetto a quelle personali.
Nemmeno un esperto, osservando una risonanza magnetica, saprebbe dire con certezza se si tratta di un cervello maschile o femminile. Ci è riuscita solo un’intelligenza artificiale dell’Università di New York, descritta su Scientific Reports, capace di individuare microscopiche variazioni invisibili anche agli occhi dei neuroscienziati.
Le nuove evidenze indicano che l’invecchiamento cerebrale non dipende solo dalla morfologia, ma da un intreccio di fattori biologici, ormonali e genetici.
Capire queste differenze significa non solo migliorare la conoscenza del cervello, ma anche avvicinarsi a strategie di prevenzione e cura sempre più personalizzate, capaci di considerare le specificità di ogni individuo.
Fonti:
- Pnas - Sex differences in healthy brain aging are unlikely to explain higher Alzheimer’s disease prevalence in women
- Science Transaltional Medicine - Deletion of the X-chromosomal gene Kdm6a in microglia of female mice ameliorates neuroinflammation and restores translatome profiles