Nel mondo della tecnologia indossabile, dove tutto viene monitorato, dal battito cardiaco al sonno, la prossima frontiera sembra trovarsi nel luogo più impensabile: il bagno.
Negli Stati Uniti stanno nascendo dispositivi in grado di analizzare le feci per valutare lo stato dell’intestino, promettendo di trasformare la toilette in un laboratorio di autoanalisi domestica.
A spingere questa tendenza è l’idea che anche ciò che si elimina possa raccontare molto sulla salute generale: l’aspetto, la consistenza e la frequenza delle evacuazioni possono infatti riflettere squilibri del microbiota intestinale, segnalare disturbi digestivi o fornire indizi su malattie croniche.
La tecnologia entra in bagno
Alcune aziende statunitensi hanno lanciato sistemi di “toilette intelligente” dotati di telecamera interna e software di analisi automatica.
I dispositivi, dal costo di diverse centinaia di dollari, fotografano il contenuto del water e inviano le immagini a un’app che elabora i dati in pochi minuti. Il risultato: un punteggio di salute intestinale basato su algoritmi proprietari.
Questa nuova generazione di gadget si inserisce in un mercato in forte crescita, dove si moltiplicano i sensori per monitorare parametri corporei in tempo reale. Dopo smartwatch, anelli e app per il sonno, ora anche il tratto gastrointestinale entra nel radar del “quantified self”, il movimento che punta a misurare ogni aspetto della vita quotidiana.
Dai social al laboratorio
Sui social network, in particolare su TikTok, il tema del benessere intestinale è diventato virale. Molti utenti condividono veri e propri “poop log”, registrando la frequenza dei propri movimenti intestinali o confrontando le proprie osservazioni con la Bristol Stool Scale, la scala medica che classifica le feci in sette categorie.
Il fenomeno riflette una crescente attenzione verso la salute digestiva, soprattutto tra i più giovani, in un’epoca in cui i disturbi gastrointestinali, come la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), sono sempre più diagnosticati e discussi apertamente.
Tra curiosità e preoccupazioni
Gli esperti, tuttavia, sollevano dubbi sulla reale utilità di questi dispositivi. Alcuni nutrizionisti sottolineano che la composizione del microbiota intestinale può cambiare nell’arco di due giorni, riducendo il valore clinico di un monitoraggio quotidiano.
Altri temono che l’ossessione per la “perfezione intestinale” possa generare ansia o comportamenti disfunzionali, spostando l’attenzione dal benessere complessivo all’aspetto estetico o alla “prestazione” del proprio corpo.
Non mancano poi le perplessità sul fronte della privacy. Le immagini e i dati raccolti da queste toilette vengono caricati su piattaforme digitali e analizzati tramite cloud. Anche se le aziende assicurano sistemi di crittografia e autenticazione biometrica, resta aperta la questione di chi possieda davvero quei dati e come potrebbero essere utilizzati.
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Uno specchio della società del controllo
Secondo alcuni studi di scienze sociali, l’arrivo dei “toilet tracker” rappresenta una nuova declinazione della cultura del monitoraggio continuo, dove ogni funzione del corpo diventa un dato da misurare, confrontare e ottimizzare.
Da un lato, la possibilità di individuare precocemente anomalie intestinali o disturbi metabolici offre un potenziale beneficio clinico, dall’altro, l’eccesso di informazioni rischia di spostare la percezione della salute verso un ideale irraggiungibile, alimentando una forma di “bio-ansia” tecnologica.
In un’epoca in cui l’incidenza del cancro del colon-retto nei soggetti sotto i 50 anni è in aumento, l’interesse per il monitoraggio intestinale è comprensibile.
Tuttavia, molti esperti ricordano che una dieta equilibrata, ricca di fibre, e uno stile di vita attivo restano i veri strumenti per preservare la salute del microbiota, ben più efficaci di qualsiasi dispositivo connesso.
Fonti:
- The Guardian - ‘Chasing the ideal gut’: poop-tracking cameras claim to give health insights. Are they necessary?
- Springer Nature - Quantifying the Body: Monitoring, Performing and Measuring