Esiste un test del sangue per diagnosticare la fibromialgia? No, attualmente non esiste un test del sangue specifico in grado di diagnosticare con certezza la fibromialgia.
La diagnosi di questa sindrome complessa si basa perlopiù sull'esclusione di altre malattie e sull'osservazione e valutazione clinica del medico dei sintomi, come il dolore diffuso, la stanchezza cronica e i disturbi del sonno.
Gli esami del sangue, però – emocromo, VES, PCR, TSH, ANA, vitamina D e ferritina – possono escludere o identificare altre condizioni con sintomi simili: ipotiroidismo, artrite reumatoide, lupus o carenze nutrizionali.
Se gli esami non rivelano patologie sottostanti, e i sintomi del paziente coincidono con i criteri clinici riconosciuti, il medico può formulare una diagnosi di fibromialgia.
Quali sono gli esami del sangue per la fibromialgia?
Gli esami del sangue prescritti nei casi sospetti di fibromialgia sono i seguenti:
Emocromo completo
Serve per valutare i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Può rivelare segni di anemia, infezioni o disturbi ematologici. Non indica la fibromialgia, ma è utile per escludere altre cause di stanchezza e malessere generale.
Esami della funzione tiroidea (TSH, T3, T4)
Questi test valutano l'attività della tiroide. L'ipotiroidismo presenta sintomi simili alla fibromialgia (stanchezza, dolori muscolari, nebbia mentale) e va escluso attraverso questi approfondimenti.
Test ANA (anticorpi antinucleo)
Il test ANA è un test orientativo, non specifico, che serve per individuare malattie autoimmuni come lupus o artrite reumatoide. Può indicare la necessità di approfondimenti specialistici.
VES (Velocità di eritrosedimentazione) e PCR (Proteina C-reattiva)
Questi test sono indici infiammatori. In genere, nella fibromialgia questi valori sono nella norma. Ma risultano elevati in molte patologie infiammatorie sistemiche come la polimialgia reumatica.
Livelli di vitamina D e ferritina
Una carenza di vitamina D o ferritina può peggiorare i sintomi della fibromialgia, come la fatica e i dolori muscolari. Sono test utili per personalizzare l'approccio terapeutico e distinguere tra dolore da carenza e dolore fibromialgico.
Cosa significa se tutti gli esami del sangue risultano nella norma?
Molte patologie (come l'artrite reumatoide, il lupus, problemi alla tiroide o altre malattie autoimmuni) causano sintomi simili al dolore e alla stanchezza della fibromialgia, ma a differenza di quest'ultima, lasciano delle tracce precise negli esami del sangue.
Quando gli esami risultano "nella norma", il medico può escludere queste altre condizioni. Quindi, un risultato normale non è una notizia che sminuisce i sintomi, ma è un passo diagnostico fondamentale e necessario in caso di sospetto di fibromialgia.
Una volta che il medico ha escluso altre cause, può concentrarsi sulla diagnosi di fibromialgia. Siccome non esiste un esame specifico per la fibromialgia, la diagnosi si basa sull'ascolto e sulla valutazione clinica dei sintomi riferiti.
I criteri che il medico applica sono standardizzati e comprendono:
- la distribuzione del dolore, che deve essere diffuso in tutto il corpo;
- la durata dei sintomi: il dolore deve essere presente da almeno tre mesi;
- la presenza di altri sintomi come affaticamento intenso, disturbi del sonno, problemi di memoria e concentrazione (la cosiddetta "fibro-nebbia");
- L’esclusione di altre patologie con esami ematici mirati.
Patologie da escludere con la diagnosi differenziale
Le patologie da escludere con la diagnosi differenziali sono:
- ipotiroidismo: simile per stanchezza, dolori muscolari, rallentamento mentale;
- lupus eritematoso sistemico: dolore articolare, stanchezza, manifestazioni sistemiche;
- artrite reumatoide: rigidità mattutina, infiammazione articolare;
- sindrome da stanchezza cronica: affaticamento profondo post-sforzo;
- depressione maggiore: stanchezza e dolore fisico come somatizzazioni.
I sintomi della fibromialgia possono sovrapporsi a quelli di queste condizioni. Un'attenta anamnesi, insieme a questi test, aiuta il medico a orientare la diagnosi.
FAQ – Domande frequenti
Ecco alcune delle domande più frequenti relative alla fibromialgia
Cos'è la fibromialgia e come viene diagnosticata?
La fibromialgia (o sindrome fibromialgica) è una patologia cronica complessa caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso e una serie di altri sintomi somatici, tra cui affaticamento, disturbi del sonno (sonno non ristoratore) e problemi cognitivi come difficoltà di concentrazione e memoria.
Nonostante sia stata riconosciuta come malattia autonoma dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1992, la sua diagnosi è tutt'altro che semplice e non esistono test specifici di laboratorio o strumentali in grado di confermarla. La diagnosi si basa sull'esclusione di altre condizioni e sulla valutazione dei sintomi del paziente.
Quali sono i sintomi della fibromialgia?
I sintomi della fibromialgia si manifestano attraverso:
- dolore muscolare generalizzato, percepito come bruciante o profondo;
- rigidità mattutina e senso di muscoli "legati";
- affaticamento che non migliora con il riposo;
- disturbi del sonno, con frequenti risvegli notturni e sonno non ristoratore;
- nebbia mentale (fibro-fog): difficoltà di concentrazione, memoria e attenzione;;
- ansia, depressione o umore altalenante;
- intolleranza agli stimoli sensoriali (luci, rumori, odori);
- colon irritabile, cefalee, dolori pelvici o mestruali.
I "tender points" sono ancora un criterio diagnostico per la fibromialgia?
No, i "tender points" (punti dolenti) non sono più un criterio diagnostico esclusivo per la fibromialgia secondo i criteri più recenti dell'American College of Rheumatology (ACR) del 2010 e successivi. I criteri del 1990 si basavano sul dolore da almeno 3 mesi e sulla dolorabilità di almeno 11 su 18 "tender points" alla palpazione. Questa pratica si è rivelata complessa e non teneva conto di altri sintomi importanti della patologia.
Pur non avendo più un valore diagnostico primario, i tender points possono ancora essere clinicamente utili. Possono supportare la diagnosi differenziale, riflettere un aumento della sensibilità al dolore (tipico della fibromialgia) e, in alcuni casi, essere utilizzati nel tempo per monitorare l'evoluzione dei sintomi o la risposta al trattamento.
I nuovi criteri ACR del 2010 e le successive modifiche (2011, 2013) permettono la diagnosi anche in assenza di valutazione dei tender points, ponendo maggiore enfasi su un indice di dolore diffuso e una scala di severità dei sintomi, che comprendono astenia, sonno non ristoratore, disturbi cognitivi e altri sintomi somatici. Sebbene la fibromialgia possa coesistere con altre patologie, si devono escludere altre cause di dolore cronico.
Dalla fibromialgia si può guarire?
Attualmente, la fibromialgia è considerata una condizione cronica. Quindi non esiste una cura definitiva che la faccia scomparire per sempre. "Cronico", però, non significa che non si possa stare meglio. L'obiettivo della terapia non è la "guarigione" intesa come eliminazione totale della malattia, bensì il controllo dei sintomi per migliorare la qualità della vita.
Il percorso terapeutico è personalizzato e quasi sempre multidisciplinare, composto da diversi approcci:
- terapia farmacologica per gestire il dolore, migliorare il sonno e l'umore;
- fisioterapia ed esercizio fisico graduale per ridurre la rigidità e mantenere la funzionalità muscolare;
- supporto psicologico per imparare a gestire l'impatto del dolore cronico sulla vita quotidiana (ad esempio con la terapia cognitivo-comportamentale);
- correzione dello stile di vita: tecniche di gestione dello stress, igiene del sonno e una corretta alimentazione. Tutti aspetti che possono fare una grande differenza nella convivenza con la fibromialgia.